di Claudio Pasqual
Ultimo appuntamento dell’anno con le cose viste e sentite a Mestre e dintorni dal nostro amico e socio Claudio Pasqual: incontri pubblici, politici e sindacalisti contestati, cantieri in centro e in periferia; il cantiere dell’ex ospedale, bloccato dalla crisi, di notte si popola; nuovi giochi e nuovi luoghi di ritrovo, ovunque con skype, l’Europa un nuovo continente; epigrafi funebri; scuole occupate e studenti che affiggono striscioni…
28 settembre 2012
Di questi tempi, la gente non è per niente tenera con i politici, neanche con quelli della propria parte. Oggi a Mestre doveva parlare Antonio Di Pietro, intervistato da Edoardo Pittalis. L’appuntamento era per le cinque e mezza del pomeriggio ma il segretario dell’Italia dei Valori è arrivato con un’ora di ritardo. Il pubblico in attesa a un certo punto ha cominciato a rumoreggiare; quando finalmente si è visto l’ex magistrato arrivare, ma subito fermarsi con i giornalisti, si sono alzate voci di protesta contro costoro ma anche di sollecito spazientito, senza troppi riguardi. Sono andato via prima della fine, ma la serata è stata più movimentata ancora: dai giornali ho saputo che durante l’incontro una borsaiola è stata fermata dalla polizia dopo un inseguimento e al termine un giovane somalo ha tentato, al grido di “human rights”, di darsi fuoco sotto il palco.
4 ottobre 2012
L’atteggiamento dei cittadini verso la politica si estende al sindacato: è il ceto dirigente politico-sindacale nel suo complesso a essere messo sotto esame. Per questa mattina, all’istituto tecnico Pacinotti era stata convocata dalla Flc-Cgil – la federazione dei lavoratori della scuola – un’assemblea sindacale in orario di servizio alla presenza del segretario generale Mimmo Pantaleo. Al termine del suo lungo discorso, Pantaleo si è allontanato dall’aula magna, per parlare al telefono, penso perché chiamato da qualcuno. Quando è ritornato in sala, dopo che c’era stato in sua assenza qualche intervento di colleghi, è stato apertamente e duramente criticato per il suo comportamento. Pantaleo non ha fatto una piega. Comunque tira una brutta aria. Per il 12 è stato convocato uno sciopero generale nazionale della scuola, ma più d’uno degli intervenuti ha dichiarato di essere incerto o contrario a parteciparvi: gli obiettivi sono vaghi, non si capisce per che cosa si lotta, si perde una giornata di stipendio, si fa risparmiare il ministero, dopo resta tutto come prima. In effetti i precedenti non sono incoraggianti. Altri hanno respinto con decisione questi argomenti e dichiarato la loro adesione. La sala non si è scaldata. Il grado di combattività della categoria a Mestre, mai stato molto alto, mi è sembrato, ricordando anche i discorsi disillusi e scettici sentiti nella mia sala insegnanti, decisamente depresso.
5 ottobre 2012
Pomeriggio. Si tiene in centro un’altra manifestazione dell’autunno mestrino, l’“Europa dei sapori”, con bancarelle di prodotti e stand gastronomici da vari paesi d’Europa. Ambulanti e ristoratori stanno allestendo le loro bancarelle, cucine e tavolini. C’è però un gazebo già preso letteralmente d’assalto, ed è quello che distribuisce depliant, opuscoli e altro materiale informativo sull’Unione Europea. C’è ressa soprattutto attorno a una pila di carte geografiche, che vanno letteralmente a ruba. Bengalesi si allontanano con il disegno del loro nuovo continente arrotolato sotto il braccio.
10 ottobre 2012
Esiste, dalle parti del centro commerciale Auchan, un campo di “paint ball”. Confesso di essere rimasto a lungo nella più completa ignoranza riguardo a tale attività, vedevo soltanto quella grande scritta, “paint ball”, dipinta sul muro oltre la strada. Finché l’altro giorno mia figlia, da me interpellata se per caso fosse al corrente, mi ha rivelato che il gioco del paint ball consiste nello scagliarsi contro palloncini riempiti di colore; altro però non mi ha saputo dire.
12 ottobre 2012
Dalla finestra del mio soggiorno al quinto piano si abbraccia con lo sguardo l’intera area dell’ex ospedale Umberto I di Mestre. Sono circa quattro ettari di terreno in pieno centro città, in parte liberi e in parte edificati. Del vecchio nosocomio, infatti, sono stati mantenuti i padiglioni costruiti negli anni 1910 e 1920 e sottoposti a vincolo architettonico; invece le costruzioni più recenti sono stati abbattute: il monoblocco, il padiglione Venezia degli anni Sessanta, ma anche il nuovissimo “monoblocchino”, costato molto denaro e rimasto in funzione per una decina d’anni appena. Nei seminterrati portati allo scoperto si sono formati, per infiltrazione dal sottosuolo, in un punto di terreno depresso, due laghetti, poi uno si è prosciugato, l’altro è diventato uno stagno ricoperto di alghe, un tappeto verde che dall’alto sembra quasi un prato. Le zanzare ci vanno a nozze. Sull’orlo della pozza, dal lato di via Circonvallazione, una collinetta di sabbia che pare una duna desertica è rimasta lì dalla demolizione, chissà cosa intendevano farne. Quando tira vento, da quella montagnola e da tutta l’area si leva una polvere che poi si deposita ovunque, terrazzo e davanzali si ricoprono di uno spesso velo nerastro.
Questo è il panorama dall’inizio del 2010, quando è terminata la demolizione. La società che ha comprato dall’unità sanitaria veneziana aveva un progetto molto ambizioso e innovativo: tre torri alte 100 metri, uno spicchio di Manhattan a Mestre ma con in mezzo il verde. Aveva ottenuto tutte le autorizzazioni dal Comune, ma poi la crisi ha bloccato tutto. I fabbricati rimasti sono parecchio male in arnese, sbrecciati, scrostati, le demolizioni e poi l’abbandono hanno inferto loro ampie ferite. Finestre e porte, che erano state murate, sono state riaperte. Da quando la sorveglianza privata è stata revocata dalla proprietà, in quei padiglioni ci vivono delle persone. Ne ho visto qualcuno aggirarsi tra erbacce e detriti, tirandosi dietro una grossa valigia a rotelle, ma sono incontri rari, perché gli abitanti dell’ex ospedale sono fantasmi, che per andare e venire prediligono il buio. Un segno della loro presenza sono i fuochi che in questo inizio di stagione fredda si vedono di sera brillare dalle finestre senza imposte. È pericoloso, e infatti ho letto sul giornale che una volta i pompieri sono intervenuti a spegnere un principio d’incendio.
21 ottobre 2012
Oggi, passando per il parchetto di via Einaudi, uno dei luoghi di ritrovo delle donne dell’est che a Mestre fanno le domestiche o accudiscono anziani. Tra le signore sedute, impegnate nelle consuete, serrate conversazioni, ce n’era una, forse più giovane delle altre, la quale, computer sulle ginocchia, parlava in skype con un suo ignoto interlocutore – per deludere i curiosi, fra i quali il sottoscritto, la persona sullo schermo era inquadrata senza la testa.
29 ottobre 2012
Sono stato alla presentazione del progetto di riqualificazione urbana di via Poerio, in municipio a Mestre. Si tratta dell’intervento conseguente alla decisione di riaprire parte del tratto del fiume Marzenego in centro città. Più che fare la cronaca dell’incontro, mi interessa soffermarmi sul clima. Sala tutt’altro che strapiena, atmosfera tranquilla, nessuna tensione nell’aria. Alla fine della presentazione informatica del progetto, interventi praticamente tutti a favore (un sospetto: sono tanto suggestive e affascinanti, queste presentazioni multimediali, da convertire scettici e contrari o lasciarli, almeno sul momento, senza argomenti: davvero “il mezzo è il messaggio”). C’è chi elogia il metodo seguito del comune, di coinvolgere i cittadini nella discussione, e quindi nelle decisioni sul progetto, ma un intervenuto osserva che solo un referendum cittadino rappresenterebbe una soluzione autenticamente democratica. Due le principali preoccupazioni espresse: che i cantieri durino in eterno; che vengano a mancare i soldi, e che si debba magari pagare una tassa “di scopo” per la realizzazione del progetto. L’unico momento in cui la platea si scalda si verifica durante l’intervento di Pino Sartori, dell’associazione La Salsola: quando afferma che la presenza delle pantegane dipende dall’inciviltà dei frontisti nel trattare i loro rifiuti, gli fa da controcanto un coro di “buuu” da parte di alcune “signore” presenti.
30 ottobre 2012
Specchi della crisi. Mentre tanti negozi chiudono, i soli esercizi aumentati di numero in città negli ultimi tempi sono i compro e vendo oro e le sale giochi, bingo e slot machine; anni fa erano proliferate le banche, suggestivo antecedente.
4 novembre 2012
Sotto casa mi ferma una coppia, italiani, accento del Sud. Mi chiedono dov’è il “centro storico”. Proprio così, il “centro storico”. Altri avrebbero pensato a Venezia, ma a me non viene in mente. Senza esitazioni dico di tirare diritto e, arrivati a una torre medievale con l’orologio, di girare a destra e ci sono. Soddisfatti ringraziano e si allontanano. Cercavano proprio il centro di Mestre. Anch’io, rispondendo, ho detto “centro storico”.
6 novembre 2012
Risparmio energetico (per far quadrare i conti?). Ho notato che i lampioni dell’illuminazione pubblica di alcune strade del centro di Mestre sono ancora spenti quando è già buio da un po’. Si sono scordati di aggiornare l’accensione al ripristino dell’ora solare? Intanto hanno spento l’illuminazione del “Nudo di donna” di Viani nella fontana di piazza Ferretto.
7 novembre 2012
Galleria Barcella, tra piazzale Candiani e piazza Ferretto, è in realtà uno stretto passaggio a cielo aperto, chiuso su entrambi i lati da due lunghi e bassi fabbricati a pianterreno. Ospitano una doppia teoria di negozi ora abbandonati, occhi cavi e spenti su una straduzza che di sera, senza le loro luci, diventa così scura che si fatica a distinguere il selciato. I negozianti hanno tutti traslocato, sfrattati dal proprietario, che vuole trasformare la via in una nuovissima, elegante scintillante galleria commerciale. I lavori del piano di recupero dovevano cominciare a settembre, invece non sono ancora partiti. Ma un cambiamento, piccolo, c’è. Un preannuncio. Per il momento, appesi alla vetrina di uno dei negozi, sono comparsi due manifesti che fanno pubblicità ai nuovi immobili della futura galleria commerciale.
8 novembre 2012
Le epigrafi di Ester Zille, partigiana e insegnante mestrina, morta quasi centenaria, sono comparse su un muro del supermercato Alì, su una colonna della farmacia Zannini, immagino anche in altri luoghi. Era una donna molto conosciuta in città. Ma questa disseminazione mi sembra rientri in una tendenza in atto da un po’, degli annunci mortuari a fuoriuscire dai luoghi deputati, che in questa città, oltre che le vetrine delle imprese di onoranze funebri e le bacheche parrocchiali, sono sempre state le colonne di palazzo Vivit all’ingresso di via Gino Allegri – la lettura di questo ufficio di stato civile en plein air della terraferma è un appuntamento rituale irrinunciabile per tanti mestrini, specialmente raggiunta una certa età. Chissà cosa significa questa spinta centrifuga. Non riesco a pensare ad altro che alla concretizzazione postuma di un desiderio, o come tale avvertito dai congiunti sopravvissuti, di affermare una individualità irriducibile, o magari di sfuggire per tre giorni almeno all’anonimato, di ottenere anche se soltanto per un brevissimo tempo un’attenzione pubblica mai prima sperimentata.
10 novembre 2012
In città sono aperti due cantieri per la costruzione di altrettanti parcheggi coperti. Il primo, un garage seminterrato che sorgerà sull’area del precedente parcheggio a raso di via Costa, ha come committente l’AVM, l’Azienda Veneziana di Mobilità, di proprietà del Comune; è dunque un progetto pubblico. Il secondo invece, in piazzale Leonardo da Vinci, è iniziativa di privati, e precisamente della famiglia Coin, dell’omonima catena di grandi magazzini; una volta finito, Mestre avrà un “parcheggio pubblico di due piani seminterrati con posteggi privati con arredo a piano terra”; dunque una struttura per così dire “mista”, con posti auto per la sosta temporanea a rotazione e garage chiusi di proprietà privata. In via Costa hanno sbancato il terreno, si vede lo scavo al di là della barriera di recinzione, sui pannelli della quale sono riprodotte in sequenza seriale tre diverse immagini del sito a opera finita. Una rappresenta il piano sovra terra, la copertura del parcheggio, sistemata a roof garden: un prato all’inglese diviso in ampi riquadri erbosi da vialetti pavimentati, sui quali già passeggiano, nella simulazione al computer, solitarie figure di pedoni. La sola iconografia sulla recinzione in Leonardo da Vinci è invece il logo dell’opera, un maggiolino Volkswagen che da destra corre verso due alberi a sinistra, e in mezzo il claim “Leonardo da Vinci il tuo parcheggio”. Per il resto una successione di scritte che reclamizzano le caratteristiche e magnificano le qualità di un manufatto ultramoderno, all’avanguardia: “156 posti auto, 70 box auto, 300 cantinole, 100% sicurezza”; “rampe spaziose, sistemi di sorveglianza, predisposizione per colonnine carica-batterie auto elettriche, spazi verdi”. Per i residenti fino a duecento metri dal parcheggio è previsto il diritto di prelazione su 55 posti, a prezzo bloccato per sei mesi.
12 novembre 2012
Noi esseri umani siamo tendenzialmente abitudinari. Abbiamo messo le nostre esistenze su binari nostri personali e non amiamo né sperimentiamo con facilità deviazioni; la via solita ci rassicura e conforta, ci asteniamo dall’imboccare strade nuove e sconosciute, di cui non sappiamo il corso e la fine. La metafora mi sembra calzi alla perfezione per la viabilità nel centro di Mestre. Tra la via Manin, che va da piazza Ferretto a via Torre Belfredo, e la via Einaudi, alle spalle del Centro Candiani, è aperto da quattro anni come minimo un passaggio pubblico in mezzo a un gruppo di nuove palazzine in stile vagamente veneziano. Ci sono negozi, un parrucchiere, un centro estetico; passando di là, si abbrevia di parecchio il tragitto tra la piazza e i Quattro Cantoni. Eppure lo usano in pochissimi: io che lo percorro regolarmente lo trovo quasi sempre deserto. Quest’estate in una piazzetta interna al complesso hanno fatto il cinema all’aperto ma non mi pare che le cose siano cambiate.
13 novembre 2012
Gli operai dei cantieri aperti in centro portano (quasi sempre) il caschetto di sicurezza, sono (spesso) senza in quelli di periferia.
14 novembre 2012
È ritornato in città, dopo una prima apparizione qualche mese fa, un insolito musicante. È un giovane asiatico, che suona seduto per terra uno strumento a corde, una specie di violino, sfregandolo con un archetto. Esegue una musica fortemente ritmata, ripetitiva, un tessuto continuo di frasi che si susseguono senza sosta con minime variazioni sul tema, una sorta di nenia ma senza effetti ipnotici, che anzi eccita, per l’intensità del suono; musica tradizionale certamente, che non so di dove.
15 novembre 2012
Operai hanno cominciato a sbancare le rive del Marzenego dietro il Candiani. Devono gettare il ponte provvisorio che servirà ai camion dell’impresa che deve costruire per conto di Furlan, il padrone dei cinema di Mestre, un multisala dove ora c’è l’arena all’aperto del centro culturale. I camion passeranno per il piccolo parco sul retro, dribblando gli alberi, come hanno assicurato in Comune, senza danneggiarli. Hanno anche chiuso con una rete di plastica verde la parte di piazzale Candiani che sta sotto l’edificio del Centro: per “demolizioni e rimozioni”, come recita un cartello.
17 novembre 2012
Sulla cancellata del liceo classico Franchetti, in agitazione come le altre scuole superiori della città contro le politiche scolastiche del governo “tecnico”, gli studenti hanno appeso due lenzuola: “cogito ergo pugno”; “Save schools, not banks”.
18 novembre 2012
Il fotografo di via Querini ha avuto un’idea. Ha raccolto in due volumetti, che ha esposto in vetrina, centinaia di fotografie della vecchia Mestre, cartoline e altro. Sono entrato nel negozio intenzionato ad acquistarli. Soltanto che, mi ha spiegato lui, non sono propriamente dei libri, ma raccolte rilegate di riproduzioni fotografiche, del prezzo di un euro ciascuna. Sicché i due volumetti vengono a costare nell’ordine dei cento-duecento euro. Con grande rammarico, li ho lasciati riposare nella vetrina.
21 novembre 2012
Questa sera in piazzetta Pellicani un giovanotto suonava un pianoforte a coda!
23 novembre 2012
Una volta i ragazzi facevano le “vasche” in piazza Ferretto, cioè andavano su e giù, da un capo all’altro; ma da tempo l’usanza è scomparsa. Da poco è stata sostituita, come forma di aggregazione giovanile spontanea, dai raduni davanti a certi bar per lo spritz. Adesso però ho notato che gruppetti di adolescenti sostano nel nuovo spazio di piazzetta Pellicani, sotto la Torre, a chiacchierare tra loro, senza bisogno di aperitivi.
24 novembre 2012
Mi sbagliavo, sul suonatore di “violino” e la sua musica. Viene dalla Bulgaria, oggi mi sono fermato e gliel’ho chiesto, e la musica, mi ha risposto, è orientale, greca, balcanica. Un misto. Mah, forse è di sua creazione. Lo strumento se l’è costruito da solo, a mano.
Massimo Semenzato dice
Egregio Claudio,
anch’io ho chiesto al ragazzo, bulgaro, di dove era; attirato dall’insolita presenza di un suonatore di Gadulka (così si chiama la fidula di uso popolare nell’Europa balcanica e meridionale, fino alla Dalmazia ma anche, con strumenti della stessa famiglia, nella Grecìa calabra) a Mestre (ricordo un passante che salutando il ragazzo, annotò la bellezza di quella musica marocchina …). Forse questo piccolo particolare riassume quanto poco sappiamo dei nostri concittadini (ad esempio dell’esistenza di due comunità cinesi che celebrano i capodanni separati, le minoranze induiste presenti all’interno di quella bengalese, la comunità di macedoni slavi e quella “turcofona”,ecc.
Massimo Semenzato