di Claudio Pasqual
Un altro anno è andato. Natale: più tempo e più occasioni per girare a piedi per Mestre. Un panevín in città. Il museo del Novecento anticipa l’apertura con fiabe e leggende dal Messico. Raffigurazioni di Mestre e della città metropolitana: su foto, cartoline, bar, pubblicità. Parchi e vestiti appesi. Lapidi e monumenti. Cartelli scritti a mano, recinzioni e locandine per la “sicurezza urbana”. I gruppi di “Controllo del vicinato” e il Comune consigliano di “Osservare ascoltare comunicare”. Mestre è una città che cambia?
7 dicembre 2016
In via Carducci, nel palazzo ristrutturato dove aveva sede la vecchia Standa e ora ospita il supermercato Simply, ha aperto un centro fitness che si chiama John Reed: come l’autore de I dieci giorni che sconvolsero il mondo, cioè quelli delle Rivoluzione russa dell’ottobre 1917. Pareti vetrate mostrano ambienti allestiti e arredati con ricercatezza; le palestre sono perfettamente attrezzate e per il piacere dei clienti c’è persino il disk jockey – la ragione sociale per esteso fa John Reed Fitness Music Club. Me l’ha svelato l’infermiera del mio dentista, che ha lo studio proprio di fronte. Mi sono informato: la proprietaria è una società tedesca, la McFit, che gestisce 240 centri fitness in tutto il mondo; però non sono riuscito a scoprire perché porti lo stesso nome del giornalista e rivoluzionario americano.
14 dicembre 2016
L’M9, Mestre Novecento, il museo che deve aprire in città e la cui sede è in costruzione in via Brenta Vecchia, anticipa con una mostra, I sogni del serpente piumato. Fiabe e leggende dal Messico. L’esposizione è ospitata nella sala polifunzionale che si trova nel sotterraneo del palazzo dell’architetto Handjieff in via Poerio, in quello che si chiama Spazio M9. In piazzale Candiani c’è un totem che la pubblicizza.
15 dicembre 2016
Rappresentazioni iconografiche della città metropolitana. Sopra la tettoia al primo piano sulla facciata del palazzo che fiancheggia a sinistra galleria Matteotti e guarda largo Divisione Julia, giusto sopra la pasticceria aperta da poco, sono comparse sei grandi sculture policrome in un materiale che, visto dal basso, sembra polistirolo. In forme stilizzate, dalle linee oblique, si riconoscono: la Torre dell’Orologio, la galleria Matteotti, la chiesa di San Lorenzo, il ponte di Rialto e una schiera di palazzi veneziani. Noto che rispetto alla coreografia preparata dai tifosi dell’Unione nel giugno 1998 per festeggiare la promozione in serie A, poi rimasta famosa, mancano simboli di Marghera.
17 dicembre 2016
La facciata dell’ex convento di Santa Maria delle Grazie in via Poerio, futura sede di M9, è stata liberata dall’impalcatura dopo il restauro; il rosso veneziano del vecchio intonaco cadente, che il tempo aveva sbiadito e scrostato, è tornato a brillare. È ancora da terminare la sistemazione del portico a pianoterra; sui tavolati che chiudono il cantiere sono affissi alcuni manifesti della campagna fotografica della Fondazione di Venezia “Mestre, una città che cambia”, che ritraggono in maxi formato alcuni luoghi del centro dove sono in corso trasformazioni urbanistiche e funzionali.
21 dicembre 2016
Anche a Mestre abbiamo un Central Park. Così si chiama un piccolo parcheggio privato scoperto, un quadrato d’asfalto tra le vie Pepe e Forte Marghera, in piazza Barche. Ho scoperto che si tratta del parcheggio privato che stava allo sbocco di via Colombo e che è stato spostato per costruire il tronco di strada che attraversa piazza Barche e mette in comunicazione via Forte Marghera con il corso del Popolo. Ha quel nome dal 1991, ma me ne sono accorto solo ora.
23 dicembre 2016
Le foto di “Mestre, una città che cambia” sono incollate anche sul muro della palestra della scuola Vecellio in piazzale di Porta Altinate – il quadrato di asfalto dove si svolge il mercato e che i mestrini conoscono tutti come parco Ponci, perché qui una volta c’erano la villa e il giardino di una famiglia con questo nome.
24 dicembre 2016
È stato riaperto il passaggio pedonale a fianco del teatro Toniolo tra piazzale Candiani e piazzetta Battisti.
Lo stretto percorso tra il Marzenego e la Scoletta dei Battuti è stato battezzato riviera Diritti dei Bambini.
Scene d’altri tempi: un tale per strada ascolta la cronaca delle partite di calcio dalla radiolina all’orecchio.
25 dicembre 2016
Impressioni di Natale.
Il più bell’albero mai visto in piazza, un abete rosso davvero alto, imponente, addobbato con tante luci multicolori.
Le luci in forma di arbustelli che spuntano dall’acqua dentro la fontana con il “Nudo di donna” di Viani.
Scampoli d’Abruzzo, un gruppo di zampognari, tutti giovani, tra loro due ragazze, e un solo anziano, che suonano al ponte della Campana.
Più luminarie in certe zone periferiche – alla Cipressina, per esempio – che in centro, dove vie importanti sono illuminate solo all’inizio e poi più niente.
Tantissima gente nei centri commerciali ma molta anche nelle vie del centro, però pochi acquisti.
Bancarelle decentrate, e anche in piazza le casette di legno che fanno tanto atmosfera montana e non i gazebo di tela bianca degli scorsi anni.
Attrazioni del luna park in piazzale Donatori di Sangue – anche un calcinculo –, e una giostrina dei cavalli in piazzetta Coin.
Candele autentiche accese – dopo l’Abruzzo, un assaggio di Scandinavia – in via Battisti e anche in corte Legrenzi, tante, appoggiate sul pozzo al centro dell’aiuola.
27 dicembre 2016
L’uomo che vive in camper e che dai giornali so che stava con il suo mezzo nell’area dell’ospedale, adesso sosta nel parcheggio del cimitero che dà su via Fradeletto. È quello che espone un grande cartone con scritto “sono veneziano” e altri cartoni con richieste di soccorso e frasi di denuncia. La gente lo aiuta donandogli cibo, vestiti e coperte. Passo stamattina e davanti al camper c’è una sfilza di panettoni e pandori. La beneficenza spontanea e non organizzata è cieca. Quando ripasso la sera ed è buio i panettoni sono stati ritirati.
28 dicembre 2016
Il parco (secondo la toponomastica “area verde Sabbioni”) che costeggia la ferrovia dietro via Miranese, tra via Perosi e la via VIII Alpini, è stato recintato con una robusta ringhiera in ferro battuto e alti cancelli.
1 gennaio 2017
Via Bazzera è la stradina sterrata che corre sull’argine destro dell’Osellino, che inizia presso l’omonimo ex forte militare vicino all’aeroporto Marco Polo a Tessera. È una strada chiusa, che finisce dove il canale fa una curva e vira verso la laguna, e isolata. È usata per le passeggiate domenicali, ma è anche carreggiabile. Sugli alberi che la fiancheggiano qualcuno ha affisso una sfilza di piccoli cartelli di latta con scritte in vernice rossa e bianca: “I sporcaccioni resteranno sporcaccioni e sono tanti”; “I sporchi ineducabili rimangono sporchi”; “I sporchi lasciano sporco”; “Vi manca la civilta sporcaccioni”; “Se vuoi ordine lascia ordine, se vuoi pulito lascia pulito”. L’autore ha adottato per la opera la modalità seriale, alcuni cartelli si ripetono uguali.
3 gennaio 2017
Qualche giorno fa avevo notato che il bar Stendardo in Piazza Ferretto aveva esposto in vetrina alcune foto a doppio riflesso con scorci di Mestre; è quella tecnica di riproduzione per cui sulla stessa superficie sono impresse due immagini sovrapposte, e cambiando il punto di osservazione si passa dalla visione di una all’altra figura – quand’ero ragazzino se ne vendevano in formato talloncino rigido in bustine, oppure erano regalate come gadget di merendine e dolcetti. Ci sono ripassato oggi e le opere sono già state ritirate.
5 gennaio 2017
Ieri l’altro l’aggressione di gruppo a un diciottenne in piazzale Candiani, oggi alle sei e un quarto di sera in mezzo al piazzale esercito, polizia urbana e mi pare anche polizia di Stato, assieme alle loro auto (due) e una camionetta. Mentre passo loro vicino sento uno domandare “dove ci porti adesso?”, e sono rilassati e sorridenti. Quando dieci minuti dopo esco dal supermercato Alì, non trovo più nessuno.
Sono stato a un “panevin”. Anni fa anche il sito di storiAmestre ha pubblicato in proposito un paio di articoli di Enrico Zanette e di Marco Toscano: si tratta di un tradizionale rito agrario, reminiscenza di antichi culti pagani della fertilità. Qui da noi si chiama anche “pirola parola” e “brusar ‘a vecia”. La vigilia dell’Epifania, si brucia un’alta catasta di fascine, in cima al quale viene spesso fissato un fantoccio in forma di vecchia signora. A seconda della direzione in cui il vento spinge le faville, l’annata e sarà buona o cattiva, il raccolto scarso o abbondante. Questo falò si fa alla Gazzera, dietro l’omonimo ex forte militare, organizzato dai De Toni, una famiglia di coltivatori originaria di Caorle e qui dal 1961. Lo organizza ogni anno e io, che pure sono nato e ho vissuto a lungo da queste parti, non lo sapevo – o lo avevo dimenticato.
Noto che sulla pira è stato tracciato con frasche verdi il numero 56; e che sulle spalle la vecchia porta una gerla piena di fascine. Fa freddissimo, la serata è molto limpida e asciutta, non piove da tanto: presupposti ottimi per un falò. Dal fondo della strada arriva in processione dalla vicina casa dei De Toni il corteo con le torce, accompagnato da zampognari – che intonano Tu scendi dalle stelle.
Il fuoco prende benissimo, le faville volano nella direzione giusta, verso sud-ovest, sono tantissime e disegnano nel buio del cielo notturno disegni figure e traiettorie che sembrano fuochi artificiali; meglio non starci sotto perché cadendo possono bruciacchiare i vestiti. Come da tradizione, alcuni banchetti servono vin brulè e pinza – un dolce fatto con pane raffermo e uva passa – per tutti, e c’è davvero tanta gente, centinaia di persone.
6 gennaio 2017
Mattina presto, termometro sotto zero, sottili lamine di ghiaccio velano qua e là il pelo dell’acqua del Marzenego.
12 gennaio 2017
Alla recinzione del parco Piraghetto, presso l’ingresso sulla via omonima, trovo appesi degli abiti e un cartello che dice (cito a memoria) “per te se hai freddo”. Ci sono passato ieri sera; stamattina ha piovuto forte, si saranno bagnati.
14 gennaio 2017
Su un pannello della recinzione dell’ex Umberto I, allo sbocco di via Antonio da Mestre su via Circonvallazione, scopro la riproduzione di un celebre dipinto: è Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte, o semplicemente La Grande Jatte, opera del pittore francese Georges-Pierre Seurat, eseguita nel 1884-85. L’originale si trova all’Art Institute di Chicago. Il quadro misura due metri per tre, la riproduzione a occhio e croce è ancora più grande; solo che qui risulta inserita in una finta architettura dipinta, un bianco loggiato di marmo alla base del quale una bimba fa il gesto di scavalcare la balconata, accompagnata da un cane, entrambi disegnati in silhouette nera.
Il murale lo ha voluto il Comitato Second Life, l’associazione che si batte per il recupero dell’area del vecchio compendio ospedaliero; l’opera però non è firmata. Nella finzione una finestra si apre sul paesaggio della Senna, sulle sue rive popolate di gitanti; nella realtà, dietro il tavolato ruderi, rovi e sterpaglie e un parcheggio sterrato.
26 gennaio 2017
Ringhiere. Cancelli. Lo spazio angusto, addossato all’edificio del centro culturale, su due lati del lucernario del garage sotterraneo di piazzale Candiani, adesso è stato chiuso con grate metalliche. Vi sostavano gruppi di ragazzi, esuberanti, rumorosi, forse non sempre e non tutti rispettosi della pulizia del luogo, ma niente di più.
29 gennaio 2017
Gli argini del Marzenego che guardano sul parcheggio del palazzetto dello sport di via Olimpia, all’altezza del ponticello ciclopedonale che porta in via Murri, sono da tempo una specie di piccola oasi faunistica. Vi soggiorna stabilmente una numerosa colonia di germani, ma oggi c’era anche una grossa oca – almeno così mi sembra, ma forse è di una qualche altra specie di pennuti palmipedi –, tranquilla in posa a farsi ammirare dai passanti, e, quel che più mi ha sorpreso, tre nutrie. Di insolito non era la loro presenza, che sui nostri corsi è ormai da tempo d’acqua un fatto abituale, ma la circostanza che i tre roditori ne stessero tranquillamente a rosicchiare l’erba in mezzo ai germani, indifferenti al gran starnazzare che quelli facevano, probabilmente nel tentativo di allontanarli.
Il Comune è molto attivo nella sponsorizzazione del Controllo di vicinato. Una locandina annuncia per il 30 gennaio alla Gazzera un “incontro informativo tecnico” patrocinato dell’amministrazione locale dal titolo “Sicurezza urbana consapevole e partecipata”. Lo slogan per questo appuntamento è “Osservare ascoltare comunicare”.
3 febbraio 2017
Al Toniolo, organizzata dall’editore Laterza, si terrà dal 5 febbraio un ciclo di tre lezioni di storia, tenute da altrettanti studiosi di grande notorietà: Alessandro Barbero, Franco Cardini e Alberto Mario Banti. Quel che mi sorprende è l’ingresso è a pagamento: il biglietto intero costa nove euro, i ridotti sette e cinque euro.
8 febbraio 2017
Davanti alla Coop Campo Grande, che si trova nella grande area di centri commerciali compresa tra il Terraglio e l’ospedale dell’Angelo, dei ragazzi nigeriani aspettano che escano i clienti, in cambio di una moneta si offrono di caricare in macchina la spesa, accettano anche l’elemosina. Qualche volta ce n’è uno ma spesso sono in due. Credevo che agissero in coppia, dividendosi il ricavato; invece una volta si sono precipitati contemporaneamente su di me quasi a strapparmi di mano la moneta che tendevo, così ho capito che sono in concorrenza fra loro.
12 febbraio 2017
Nel presidio sanitario di via Cappuccina, gli atri ai piani ospitano esposizioni di fotografie. Le opere sono di amatori locali – fra loro ho riconosciuto anche lo scatto di un mio amico. La mostra di adesso è a tema e riguarda il fumo. Contrariamente alle aspettative, considerando il luogo, non ha però un taglio medico o, peggio, terroristico; cerca di gettare uno sguardo estetico sul tema.
14 febbraio 2017
Il Controllo di Vicinato si diffonde a macchia d’olio. Da un volantino trovato in una pasticceria di Piazza Pastrello vengo a sapere che è convocato per il 21 febbraio un “Incontro informativo” nella sede della municipalità, presenti il suo presidente, il “Consigliere Delegato alla Sicurezza Partecipata” e la Coordinatrice Regionale del Controllo di Vicinato. Titolo dell’incontro e motto sono gli stessi della riunione della Gazzera.
Per chi ha voluto il monumento ai caduti di Favaro, quella del 1915-1918 è stata “Guerra per l’unità d’Italia”; così recita la dedica sul retro del basamento dell’obelisco in piazza del municipio.
15 febbraio 2017
I mendicanti in genere si sistemano alle porte dei supermercati o in certi punti di forte passaggio. Ma recentemente ho osservato un comportamento nuovo da parte di alcuni, africani: scelgono un bar, una pasticceria, un panificio. Oppure degli uffici: in via Einaudi un ragazzo sta davanti al portone dell’Avis e delle Assicurazioni Generali, anche di sabato mattina, quando il bar sotto il portico è chiuso.
18 febbraio 2017
Era un vivaista molto conosciuto a Mestre, titolare di una floricoltura vicino al cimitero e ultimo di una dinastia di giardinieri venuta a Mestre dalla Toscana. Poi l’attività ha chiuso, il vivaio abbandonato adesso è completamente in rovina, un triste spettacolo. Stamattina, sabato, lo vedo smuovere la terra con una paletta dentro alcuni vasi vuoti allineati davanti a un bar, che so essere sempre stati vuoti, privi di piante. Dopo che se n’è andato vado a vedere, è terra vecchia piena di sassi.
20 febbraio 2017
La torre dell’Orologio si conferma inflazionato landmark simbolico di Mestre. L’ultimo esempio in ordine di tempo è la pubblicità che Auchan ha sparso per la città, con un disegno stilizzato del monumento nel quale l’orologio sulla facciata è stato sostituto da un altro da polso con un quadrante sproporzionato, molto più grande di quello reale. L’immagine è un richiamo allo slogan in dialetto italianizzato (qualcuno avrebbe potuto non capire il verbo sparagnàr): “Xè rivada l’ora de risparmiar”. Avevo già osservato quest’impostazione del messaggio pubblicitario che ammicca al “locale”.
22 febbraio 2017
Una nuova lapide si è aggiunta alle altre in piazza Ferretto. Sta sopra il portico davanti al negozio Zancanaro. Porta la data del 21 maggio 2016. È dedicata “Ai carabinieri d’Italia”, da parte della sezione di Mestre dell’Associazione Nazionale dell’Arma. Sul marmo si legge il noto motto “Nei secoli fedele”, accanto a tre cappelli in bronzo scolpiti ad altorilievo, da alta uniforme, uno con il pennacchio.
24 febbraio 2017
Siamo ancora lontani dai campionati mondiali di calcio; e allora, come spiegarsi le bandiere tricolori in giro per la città? Oggi ne ho contate tre, dalla Cipressina a Carpenedo, appese a balconi e terrazzi o su pennoni più o meno improvvisati.
Massimo Semenzato dice
Una precisazione riguardante il giorno 25 dicembre, la quale potrà sembrare pedante, e anche fuori tempo massimo per la comprensione di certi mutamenti, forse non sempre così evidenti, ma che va almeno tentata: gli zampognari questuanti con cornamusa e ciaramella, a Mestre arrivavano dal Molise (i quali, per non deludere le aspettative, si dichiaravano abruzzesi…); l’Abruzzo, per quanto possa sembrare sorprendente – è diventato più che un luogo comune, anzi, è una certezza, come, curiosamente, anche l’origine dei lupi dell’Appennino che provengono, non si sa perché, tutti da quella regione: il “cuore selvaggio” d’Italia? – ha visto la cornamusa (a doppia canna della melodia) uscire dall’uso più precocemente – probabilmente già negli anni Sessanta del secolo scorso, dove, tra l’altro, il suo repertorio principale era legato al canto e al ballo e non alle novene – che in altre regioni d’Italia dov’è invece ancora attiva (Molise, per l’appunto, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia). L’attuale amministrazione comunale ha ingaggiato musicisti – evocativi di una stereotipata ma consolidata associazione “natale-zampogne” – i quali, infatti, utilizzavano strumenti provenienti da diverse tradizioni, come testimoniava l’uso anche di cornamuse di tipo centro-europeo, a singola canna della melodia, simili a quelle in uso per tutta l’Età Moderna pure nel Nord Italia.