di Piero Brunello
Piero Brunello commenta le dichiarazioni dell’assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia Massimiliano De Martin riportate dalla stampa il 2-3 luglio 2021, all’indomani dell’approvazione in Consiglio comunale della variante urbanistica che apre la strada alla costruzione di un grattacielo in viale San Marco. Riprendendo le parole dell’architetto Gianfranco Vecchiato di due mesi fa, che si chiedeva se mai IUAV, tra le altre cose depositario “del testamento culturale dei progettisti della pianificazione del Villaggio”, e Soprintendenza interverranno sulla questione, Brunello indica alcuni temi su cui auspica la nascita di un movimento di opinione pubblica sostenuto anche da chi si occupa professionalmente di urbanistica.
L’assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia Massimiliano De Martin ha invitato a “festeggiare” dopo l’approvazione della variante urbanistica che apre la strada alla costruzione di una torre di oltre 70 metri e di un ennesimo centro commerciale in un’area prevista a verde attrezzato – in sostanza al tempo libero e allo sport – a metà viale San Marco a Mestre. Secondo De Martin la torre completerebbe il progetto dell’architetto Samonà (M. Chi., «Era l’idea di Samonà. Così rilanciamo il centro e portiamo investimenti», “La Nuova Venezia”, 3 luglio 2021, p. 19, e p. gui., L’asso nella manica di De Martin. «Anche il progettista delle Corti voleva delle torri», “Il Gazzettino”, 2 luglio 2021).
De Martin è stato eletto al Consiglio comunale con 358 voti di preferenza ed è stato legittimamente nominato assessore dal sindaco Luigi Brugnaro. Perciò ha tutti i titoli per parlare a nome della Giunta comunale, e in primo luogo del Sindaco, ma non può inventarsi maestri e padri e madri (nel gruppo dei progettisti c’era Egle Renata Trincanato) ispiratori che non ha.
Che il progetto del Villaggio San Marco prevedesse un’ulteriore espansione è cosa nota: perciò limitiamoci alla formulazione del piano, che fissa i caratteri urbanistici dell’intervento. Il progetto firmato dai “capigruppo” Samonà e Piccinato (a nome di un “gruppo Architetti e Ingegneri Veneziani” formato da Bruscagnin, Cavinato, Cristofoli, Doria, Magrini, Piccinato, Scattolin, Samonà, Trincanato, Vallot, Vianello) parla di “insediamenti autonomi, che dovrebbero essere svincolati dalle grandi maglie di traffico commerciale e turistico”; a proposito dell’area dove si vuole costruire parla di un luogo “dove s’incontrerebbero soprattutto i ragazzi”, per favorire le relazioni sociali e dare “impulso ad una maggiore fusione degli spiriti, creando amicizie che distruggono molte discontinuità psicologiche fra gli uomini operanti in settori diversi di lavoro”; e infine, quando parla di “torre” (in una unica occasione) si riferisce a edifici di sette piani (si veda Nuova unità residenziale a Marghera-Mestre, “Urbanistica”, 1951, n. 7, pp. 31-34). E da allora chi ha analizzato il progetto ha messo in evidenza soprattutto il fatto che le soluzioni urbanistiche avevano “lo scopo di favorire i rapporti sociali tra gli abitanti”, creando relazioni tra casa e spazio destinato alla vita di quartiere (un esempio recente Laura Pujia, La didattica dei laboratori di progettazione e l’impegno per la città. Dall’indagine sugli abitanti del quartiere INA-Casa San Giuliano a Mestre, in Rileggere Samonà / Re-reading Samonà, a cura di Laura Pujia, Roma-Tre Press, Roma 2020, p. 27, disponibile online). Niente a che vedere perciò con il progetto presentato dalla ditta Genuine s.r.l., e fatto proprio dalla Giunta e dalla maggioranza del Consiglio comunale, che, al contrario, porterebbe le “grandi maglie del traffico commerciale e turistico” dentro il quartiere, impedendo quella socialità che avvicina gli abitanti, oltre a oscurare quartiere e abitanti con l’ombra di un grattacielo.
Agli inizi di questa vicenda, circa due mesi fa, l’architetto Gianfranco Vecchiato, ex assessore all’Urbanistica del Comune di Venezia dal 2005 al 2010, si dichiarò sorpreso del silenzio dello IUAV, depositario “del testamento culturale dei progettisti della pianificazione del Villaggio”, auspicando da “alcuni docenti […] una forte presa di posizione”. Nello stesso tempo Vecchiato auspicava una parola dalla Soprintendenza intervenuta per far adottare il vincolo paesaggistico per la Città Giardino di Marghera (la Regione sosteneva che a proteggere il paesaggio bastasse il Pat, che tutelava sia la Città Giardino che il Villaggio san Marco) (Mo.Zi., “Viale San Marco modello che funziona. Tutelarlo è l’unico interesse pubblico”. Vecchiato: sorpreso dal silenzio dello Iuav, “Il Corriere della sera”, Venezia-Mestre, 9 maggio 2021, p. 15).
Faccio mie le richieste dell’architetto Vecchiato, auspicando che si formi un forte movimento di opinione pubblica che chieda conto, per chiarirli, dei motivi di “rilevante interesse pubblico” con cui è stata giustificata l’adozione di una variante urbanistica nata da interessi privati. In particolare sarebbe importante che prendesse la parola anche chi si occupa professionalmente di analisi e di progettazione urbanistica, intervenendo sul futuro della città metropolitana: se a Mestre e in terraferma si debbano o no rispettare i segni storici; se la vita urbana debba continuare a basarsi sulla monocultura turistica e sulla gentrificazione, coniugata a svuotamento, di Venezia, isole e aree di terraferma prossime a Venezia (il progetto di Torre si inserisce in un processo già in atto a Mestre nella zona di via Ca’ Marcello e lungo l’asse da piazza Barche a Forte Marghera); se si voglia pensare a una socialità di quartiere oppure alla mobilità automobilistica richiesta dal proliferare di centri commerciali, in altre parole a una città fondata su relazioni sociali o esclusivamente su consumi individuali; infine se si vorrà continuare nel consumo di suolo, assecondando il record negativo che da anni Venezia e il Veneto vantano in Italia.