di Carlo Cappellari
Una puntata speciale delle escursioni del nostro Carlo Cappellari. Piccolo censimento dei cartelli esposti sulle vetrine dei commerci sotto casa.
Andare a vedere (sotto casa) ai tempi della quarantena
Carissima Compagnia Gongolante,
andare a vedere ai tempi del coronavirus è diventato difficile, ma per chi vuol vedere c’è sempre qualcosa da osservare e documentare. Lo spazio consentito è quello che va da casa a un negozio di alimentari all’altro e nella mia esplorazione ho rispettato questo limite, prendendo in considerazione gli avvisi che si sono succeduti dall’ultima settimana di febbraio alla fine della seconda settimana di marzo 2020 nel tratto di strada – circa 400 metri – che va dal mio pescivendolo alla mia rivenditrice di prosecco.
1. È stato proprio il mio pescivendolo a esporre, per primo un cartello in cui si diceva “CHIUSO PER SICUREZZA & PRECAUZIONE SI RIPRENDE AL PIU' PRESTO POSSIBILE”.
Io l’ho visto il 25 febbraio, quando solo Vò Euganeo (Padova) era già zona rossa nel Veneto, e le scuole chiuse per il decreto del 23 febbraio, ma ci si faceva ancora caso relativamente perché sarebbero state chiuse comunque fino a mercoledì 26 febbraio per il carnevale.
Il pesciaio dopo qualche giorno ha riaperto e si è saputo che la chiusura era dipesa in realtà più da motivi gestionali che da preoccupazioni sanitarie.
Nell’ultima settimana di febbraio hanno chiuso tre attività tutte gestite e/o condotte da orientali ovvero il ristorante cinese Sushi Long – annunciando la chiusura fino al 6 marzo –, il ferramenta – fino al 15 marzo – e la parrucchiera – addirittura fino al 31. Sia il ristoratore che la parrucchiera ci hanno tenuto a dire che loro stavano bene “NOI SIAMO TUTTI IN BUONA SALUTE!”.
Durante la prima settimana di marzo anche altre attività hanno cominciato ad adottare misure di contrasto alla diffusione del virus. In tabaccheria, oltre a invitare a visite brevi, si avverte che “PER IL RISPETTO DI TUTTI I QUESTO ESERCIZIO DAL PERSONALE,VERRANNO USATE LE MASCHERINE”.
La Banca, invece, comunica che “i clienti che desiderano utilizzare una mascherina di protezione possono farlo”.
Il negozio di abbigliamento, italianissimo e radicatissimo nel quartiere, ha preferito annunciare la chiusura fino al 9 marzo.
La sanitaria, invece, resta aperta e ha un momento di gloria visto che “SONO ARRIVATE LE MASCHERINE FFP3”.
2. A partire dal 5 marzo e ancora di più tra l’8 e il 9 marzo, quando Venezia, con Padova e Treviso, è diventata prima “zona rossa” e quindi “zona arancione” insieme a tutto il resto d’Italia, le cose sono cominciate a precipitare. La pasticceria è stata costretta a avvisare che “non sono consentiti assembramenti di persone”, mentre la tabaccheria ha adottato un percorso obbligato “ATTENZIONE POSIZIONARSI TASSATIVAMENTE SULLE X SEGNATE A TERRA ENTRATA CONTINGENTATA”.
Il ristorante cinese, invece, ha dato definitivamente forfait con un “…RESTEREMO CHIUSI FINO A DATA DA DEFINIRE….”.
Il 10 marzo è stata la Caporetto del commercio locale con la chiusura del bar gestito da cinesi che aveva resistito stoicamente fino ad allora.
Poi la tabaccheria “CON GRANDE SACRIFICIO” nell’intento “DI PORTARE UN PICCOLO CONTRIBUTO IN QUESTA BATTAGLIA” ha chiuso “FINO A DATA DA DESTINARSI”, così come il negozio di abbigliamento, altrettanto chiuso “fino a data da definirsi” dichiarandosi convinto che “sia a scelta migliore per il bene comune”.
Più ottimisticamente la pasticceria chiude ma solo fino al 25 marzo chiedendo ai clienti “…di rimanere a casa il più possibile e di uscire solo in caso di necessità…”.
La sanitaria, invece, rimane aperta anche se il suo momento di gloria è finito dato che il cartello avverte “MASCHERINE TERMINATE”.
Mi direte che sono partigiano – e avrete sicuramente ragione –, ma in questo momento mi sento di dare la palma della migliore commerciante dei miei 400 metri di aria alla signora che gestisce la rivendita di vino che fa da confine est al mio andare a vedere. La signora non ha chiuso, ma ha frapposto fra lei e il contagio una botte di vino che mi sembra assurgere a simbolo di una resistenza decisa ma gioiosa.
Basi grandi e stavolta virtuali in tutti i sensi.
Carletto da Camisan diventato venexian metropolitan