di Carlo Cappellari
Quinto appuntamento con le escursioni del nostro amico e socio Carlo Cappellari nella città metropolitana. Per leggere la presentazione della serie (insieme alla prima puntata), cliccare qui.
Luoghi di culto a Porto Marghera
Carissima Compagnia Gongolante,
dopo aver parlato del Capannone , della Casa (del Popolo), del Campo (di calcio della SAVA) è d’obbligo parlare anche della Chiesa di Porto Marghera. Tutte C maiuscole, e specifico Porto per escludere la chiesa di San Michele Arcangelo e la chiesa di Gesù Lavoratore entrambe al di là di via Fratelli Bandiera e, quindi, appartenenti più propriamente a Marghera e ai suoi abitanti. Non parleremo nemmeno della chiesetta dedicata alla Beata Vergine delle Grazie detta “della Rana” che sta al di qua di via Fratelli Bandiera, ma gira le spalle al Petrolchimico con cui non ha proprio nulla a che fare.
La chiesa di Santa Maria del Rosario detta “la chiesetta dell’Agip” ha invece tantissimo a che fare con il petrolio in quanto è stata costruita negli anni Cinquanta dagli operai della Raffineria Agip.
Dovevano essere spiritosi gli operai perché l’hanno edificata con le spalle rivolte alla Raffineria. La chiesa ha l’ingresso su via Pacinotti su cui arriva, seguendo i binari, via dell’Elettronica che proviene dalla Raffineria, mentre sul lato sud della chiesa inizia il percorso ciclopedonale che vi può portare fino a Venezia percorrendo via dei Petroli, proseguendo su via dell’Idraulica e passando per l’area dei “Pili” (il cui nome deriva dai due pilastri in pietra d’Istria, su cui sono scolpiti due leoni marciani che marcano l’inizio del ponte translagunare).
Dall’altro lato di via Pacinotti il passaggio prosegue, forse solo pedonale, e comunque poco rispettato dalle auto in sosta fino al sottopasso della stazione ferroviaria di Porto Marghera.
Il dubbio che gli operai della Raffineria Agip dubitassero della compatibilità della chiesa con la fabbrica mi sembra confermato dalla infissione sul retro della chiesa di una croce frapposta fra tempio e fabbrica.
Ho sentito una leggenda sull’edificazione della chiesa, che sarebbe avvenuta in conseguenza all’annegamento di alcuni operai della Raffineria durante un disgraziato attraversamento del canale Brentelle, ma neanche chi me l’ha detto ne era molto convinto e tra l’altro non è un gran frequentatore di luoghi di culto.
Gianni invece ricordava che un dipendente dell’Alutekna raccoglieva ogni mese offerte per la San Vincenzo ed era un assiduo frequentatore della chiesa, tanto da fargli ritenere (a Gianni) che il tempio fosse dedicato a San Vincenzo de’ Paoli.
Evidentemente il rapporto fra operai e chiesetta dell’Agip si è nel tempo dissolto, dato che a curarne il restauro e la riapertura il 15 maggio 2015 sono state le imprese e gli imprenditori del complesso Vega, tanto da far dire al suo presidente che “la chiesetta entra a far parte del panorama del Vega”. Potremo dire che tutto è bene quel che finisce bene dato che almeno così sta girata dalla parte giusta.
Non possiamo però non ricordare che a Porto Marghera c’è anche un altro tempio anzi un sacrario. Si trova in fondo a via del Commercio ed è dedicato ai caduti del mare e dei porti.
Quando vi trovate davanti il casello della finanza – che non si può fotografare altrimenti gli agenti della guardiola si innervosiscono – invertite la marcia e accostate a destra. Siete davanti a un vialetto alberato che porta al sacrario nazionale caduti del mare, costruito nel 1956 per dare degna sepoltura ai lavoratori che hanno perso la vita durante il lavoro (portuale) e in guerra sia a Venezia che oltremare.
Papa Giovanni XXIII concesse al sacrario il “privilegio” di fregiarsi dello “Stemma Pontificio” e fin qui venne anche papa Giovanni Paolo II, nel 1985, come ricorda la targa.
A noi però interessa di più la Fondazione Opera Santa Maria del Porto (Mariport) nata per l’assistenza morale e materiale dei portuali e concretizzatasi, prima ancora che nella costruzione della chiesa, nella realizzazione di opere di ristoro e svago quali il bar e il campo da calcio sul retro.
Se fate attenzione alla facciata del centro di ristoro noterete che l’insegna più vecchia e molto sbiadita dice che si tratta del RISTORO CENTRO MARIPORT, il neon superiore del locale STELLA MARIS e l’insegna inferiore della Pizzeria da Viola (anche da asporto). Purtroppo adesso non è più niente perché qualsiasi cosa sia è chiusa da tempo anche se quando ho fatto la mia escursione (febbraio 2019) erano in corso lavori di ristrutturazione all’interno del locale che fanno ben sperare per il futuro.
Da notare infine che dal Centro Mariport, guardando a sud, si vede la torre ex Azotati.
Basi grandi
Carletto da Camisan diventato venexian anzi mestrin