di Fabio Brusò
Questa è una foto del marzo 1961. Ritrae la mia famiglia, con mio padre Mario alla guida della nuova Lambretta e mia mamma Emma con me di pochi mesi in braccio.
Siamo stati fotografati nel cortile della nostra casa di allora in via Wolf Ferrari a Mestre, un appartamento in affitto vicino ai Quattro Cantoni. Eravamo in coabitazione con mia nonna paterna. Emma aveva accettato di venire a vivere a Mestre da Treviso, adattandosi a quella situazione, pur di accontentare Mario, ma di lì a poco avremmo traslocato in un appartamento tutto nostro appena costruito nella vicina Cipressina, un quartiere sorto proprio tra il ’59 e il ’61.
Emma a Treviso lavorava come segretaria e contabile presso una ditta di commercio. Nei primi anni di matrimonio aveva continuato l’impiego facendo la pendolare, servendosi dell’autobus che aveva fermata proprio ai Quattro Cantoni.
Nato io, primogenito, aveva deciso di smettere di lavorare per dedicarsi alla famiglia, pur avendo un lavoro importante e ben retribuito.
Mario faceva l’edicolante in un chiosco a Marghera, zona Ca’ Emiliani.
Mi piace molto questa foto perché coglie molti dettagli e ricordi personali. La Lambretta era stata appena acquistata. D’ora in avanti mio padre si sarebbe recato alle cinque della mattina a prendere i giornali non più in bicicletta, ma con la moto e ciò costituiva un gran vantaggio. D’inverno si bardava tutto e si metteva dei fogli di giornale sul petto sotto il giaccone, per parare il freddo.
Con la Lambretta si facevano le gite fuoriporta, in particolare le frequenti spedizioni a Treviso, quartiere Fiera, dove abitavano i fratelli di Emma, che amava ritornare nella sua casa.
Mio padre naturalmente guidava la moto, mia mamma, seduta con le gambe a lato come nella foto, teneva me in braccio, e così si percorrevano i venti chilometri verso Treviso.
L’anno successivo sarebbe nato mio fratello Andrea e così la gita si faceva in quattro. Mario alla guida, io in piedi sul predellino davanti a lui, Emma seduta dietro con Andrea in braccio.
Molto anni dopo, la foto l’ho proposta a Chiara Puppini quando abbiamo curato insieme il libro Un museo a Mestre? Per un museo del Novecento proposte di storiAmestre e dibattito (uscito nel 1997): è stata usata per la copertina, con la didascalia (datata erroneamente) Mestre 1960: maschile e femminile.
Ci era piaciuta perché segnava la neo società dei consumi di quegli anni, la Mestre in costruzione con le strade ancora da asfaltare, i cambiamenti socioeconomici in atto, le differenze di genere.
Quella Mestre città simbolo del Novecento italiano che la nostra associazione ama studiare e raccontare – allora lo faceva da una decina d’anni –, con intelligenza storica e originalità narrativa.
Chiara Puppini dice
Me la ricordo certo: respirava storia personale e storia del Novecento. Stavamo costruendo un sogno: il museo del Novecento pensando Mestre come la città paradigmatica del secolo scorso.
Alessandro dice
Che bel racconto…. Io ho le storie di mio padre e di quando andavano a messa a ZELARINO scendendo in 9/10 dalla 600 multipla…
Teniamo viva la memoria…. Bella foto… Hai ancora quella lambretta?
marta baiardi dice
Foto bellissima. Aria contenta dei protagonisti… Mio padre aveva pochi anni prima una moto Parilla, e anche noi viaggiavamo in tre. Ma a nord ovest, nel Piemonte alessandrino. Grazie. Marta Baiardi