di Federico Boldini
Il nostro corrispondente dal maggio parigino del 2018 è rientrato in Svizzera. Da Losanna ci propone la lettura di alcuni scritti di Louise Michel sui temi dell’internamento, della follia e della criminalità. È anche un modo per ricordare il secondo anniversario della Comune di Parigi, appena trascorso: è quello tragico della repressione della “settimana di sangue” (21-28 maggio 1871).
Nel 2001, Véronique Fau-Vincenti ha curato una raccolta di testi editi e inediti di Louise Michel (1830-1905), l’istitutrice e scrittrice diventata famosa militante della Comune e del movimento operaio francese, sotto il titolo di Le Livre du bagne, précédé de Lueurs dans l’ombre, plus d’idiots, plus de fous, et du Livre d’Hermann1. Si tratta di scritti di natura diversa – racconti, saggi e poesie –, che Michel scrisse in fasi diverse della sua vita, tra il 1861 e il 1884, per comprendere, discutere e migliorare il trattamento di alienati e criminali, contribuendo a sensibilizzare la società del tempo sulla questione. Essi rivelano diverse sfumature caratteriali e ideologiche dell’autrice.
Occasione della raccolta, il rinvenimento di alcuni manoscritti da parte di Fau-Vincenti, studiosa della storia della follia e della criminalità tra XIX e XX secolo, nelle collezioni del Musée de l’Histoire Vivante di Montreuil, di cui è responsabile2.
Lueurs dans l’ombre, plus d’idiots, plus de fous Louise Michel lo pubblicò nel 1861, a sue spese; gli altri due testi che compongono il volume sono inediti. Fau-Vincenti ne ha riprodotto la messa in pagina e l’ortografia, lasciando in vista le correzioni e le parti non leggibili dei documenti originali.
Pur muovendo da nette posizioni politiche, i contenuti della raccolta sono lontani dalla propaganda e si concentrano sul lato umano dei detenuti. Seguendo il fil rouge dell’internamento forzato, affrontano temi diversi tra i quali figurano le origini della follia, le soluzioni per curarla, l’influenza di questa condizione sulle diverse categorie di criminali e il ruolo della detenzione.
Come fa notare Fau-Vincenti, questi scritti appartengono a un contesto in cui i dibattiti sulla gestione di malati mentali e criminali erano d’attualità. Nel corso della vita di Louise Michel la percezione di queste categorie cambiò tanto sul piano sociale quanto su quello politico. In Francia, i primi anni del XIX secolo sono, in effetti, caratterizzati dalla nascita dei manicomi: quello che prima era “maledizione” diventò ufficialmente “malattia”3. I metodi di cura e le responsabilità degli individui furono rivalutati, mentre i medici si trovarono in prima linea nelle riforme penitenziarie e legislative. Quest’ultime alimentarono a loro volta dibattiti sui criteri di classificazione degli alienati e sui trattamenti da riservare loro negli asili4.
La nuova scienza psichiatrica si rivelava allo stesso tempo uno strumento di controllo sociale. A questo proposito, Fau Vincenti evoca il caso di Hersilie Rouy, internata abusivamente a più riprese tra il 1854 e il 1868 usando come giustificazione il suo stile di vita “marginale”. Rouy denunciò il fatto che la “cura” dei malati mentali si limitava in molti casi alla detenzione forzata e ingiustificata5.
Nella sua presentazione dei testi, Fau-Vincenti ricorda che la Louise Michel rivoluzionaria visse in effetti da vicino le condizioni di criminale e di alienata. Dopo la Comune, la detenzione fu una condizione ricorrente nella sua vita. La sua retorica, le sue idee e le sue azioni politiche spinsero autorità e giornalisti a considerarla mentalmente problematica. Un’annotazione in un rapporto di polizia del 1883 dice per esempio che “Sarebbe più semplice […] farla esaminare da due o tre medici alienisti”. Nel giugno dello stesso anno, in un articolo uscito sul quotidiano Le Figaro, la si giudicava “folle più che colpevole”, mentre sulle pagine di un altro quotidiano, Le Siècle, ci si chiedeva se riconoscerle “l’interezza della ragione”. Nel 1890, dopo aver distrutto una cella del carcere di Vienne, dove era stata detenuta per aver partecipato a delle manifestazioni pubbliche e pronunciato dei discorsi, alcuni rapporti medici la definiscono affetta da “deliri di persecuzione”, “allucinazioni che provocano atti di violenza”, “demenza senile precoce” e consigliano un internamento in manicomio6.
Anche le scelte che Louise Michel fece al di là della militanza politica contribuirono a farla associare al mondo degli alienati: a metà Ottocento, rifiutare il matrimonio, scegliere l’attivismo politico e voler vivere di scrittura non erano scelte considerate “appropriate” per una donna. Del resto, pochi anni dopo, nel 1894, Michel fu presa come esempio da uno dei più famosi studiosi dell’epoca, Cesare Lombroso, per sostenere l’esistenza di una patologia propria agli anarchici, di cui sarebbero stati affetti dodici comunardi su cento7.
Il risveglio delle coscienze attraverso scienza ed empatia
Il breve saggio intitolato Lueurs dans l’ombre, plus d’idiots, plus de fous, del 1861, è il primo testo pubblicato da Michel, all’età di 31 anni. È uno scritto di pedagogia in cui l’allora istitutrice esprimeva la speranza di migliorare la gestione dei malati mentali e di restituire loro un posto nella società. Di seguito Fau-Vincenti ha posto anche una poesia dallo stesso titolo, dedicata anch’essa al tema della detenzione.
In entrambi gli scritti, l’empatia e l’educazione del malato sono i mezzi principali per ottenere il “risveglio delle coscienze”, e si contrappongono all’internamento forzato. La scienza educativa del terapeuta è accostata alla buona volontà e alla fede religiosa, la quale, favorendo la conoscenza interiore del folle, rappresentano un complemento importante alle cure: “Più un’anima è illuminata, amabile […] e più quest’anima è atta a compiere la santa opera di guarigione ed educazione dell’idiota, della guarigione del folle”8.
L’influenza del sentimento religioso si vede anche in diversi passaggi della poesia: “Aprite un po’ meno le prigioni e un po’ più il Vangelo”, scrive la futura Vierge Rouge9.
Il secondo testo della raccolta, Le livre d’Hermann, fu scritto da Louise Michel intorno al 1870 e tratta temi simili pur avendo un approccio narrativo. È la storia (d’invenzione) del poeta Hermann, rinchiuso tra i folli senza validi motivi, divisa in tre parti: gli incontri con i detenuti (“Hermann”); un testo riflessivo sulla condizione nella quale si trova (“Sagesse d’un fou”); una storiella ironica (“Claire de lanterne”, che porta la notazione “livre d’Hermann -3e partie- fragments de nouvelles”).
La sua sensibilità permette a Hermann di conoscere diversi internati nel manicomio in cui si trova. Il poeta ha il dono di saper ascoltare e capire gli alienati, mettere a nudo le loro sofferenze e guarirli con la parola. Tra i diversi personaggi descritti figurano una madre inconsolabile dopo aver perso la figlia, una giovane donna tradita dalle promesse del compagno e un orfano, collerico e violento chiamato Nerone. Pur essendo testi di narrativa, questi scritti permettono di incontrare diverse categorie di detenuti, i loro pensieri e le cause della loro reclusione. Hermann sembra inoltre dar voce alle idee di Louise Michel, ponendo la società in primo piano tra le cause della detenzione. Nel caso di Nerone, i comportamenti violenti che hanno portato alla sua detenzione sono, per esempio, identificati come conseguenza della sua condizione di orfano: “Come quasi tutti i criminali, come quasi tutti gli stupidi, Nerone era orfano”10.
Visto l’interesse di Michel per l’anima degli alienati e il risveglio dei loro sentimenti nascosti, Fau-Vincenti azzarda un parallelo tra la “cura della parola” con la quale Hermann allevia i dolori dei suoi compagni e la futura psicanalisi. Benché i testi della raccolta non offrano molti elementi per approfondire questa questione, va d’altra parte rilevato che Hermann fa esplicitamente riferimento alla rievocazione dei ricordi dei pazienti per arrivare a guarirli : “Una volta risvegliato il ricordo, lo renderemo meno amaro”11.
Per ottenere questo risultato, i testi del Livre d’Hermann e Lueurs dans l’ombre fanno riferimento a diverse pratiche del tempo. Tra queste figurano la frenologia di Joseph Gall (lo studio della forma del cranio per avere indizi sulla personalità del paziente) e il magnetismo di Franz Anton Mesmer (pratica antenata dell’ipnosi): “Che si ricorra alla frenologia, al magnetismo, o a qualunque altro sistema, […] poco importa. Non si chiede al vincitore di che arma si è servito”12.
Senza perdere il senso critico (“se c’è molto ciarlatanismo tra certi frenologi, c’è anche molto di vero nelle osservazioni fatte”) Louise Michel è aperta a svariate soluzioni e non esclude nemmeno la chiromanzia: “Niente è trascurabile; nemmeno la folle chiromanzia che crede leggere il destino degli uomini nelle loro mani”13.
Le pratiche citate avevano una valenza variabile per la comunità scientifica dell’epoca, che le ha poi rigettate tutte. Parteggiando in favore di esse, ma legittimandole solo se portano risultati, l’autrice vuole assicurarsi di fare tutto il possibile per raggiungere la guarigione. In questa maniera, oltre a partecipare ai dibattiti del periodo, mette in luce anche diversi elementi di discussione legati alla cura degli alienati.
Pedagogia ed esilio per la riabilitazione dei criminali
Il Livre du bagne è una raccolta incompiuta di racconti e saggi sulle carceri. Essa è divisa in due parti, di cui sono state trovate tracce di una seconda versione14. Louise Michel ci lavorò durante i suoi spostamenti tra il 1872 e il 1884, trasponendo impressioni dai luoghi nei quali era stata detenuta e appunti dall’esilio in Nuova Caledonia a cui era stata condannata dopo la repressione della Comune15.
La prima parte raggruppa dodici brevi racconti, basati in parte sulle osservazioni fatte durante i periodi di prigionia, nei quali l’autrice illustra, evocandone origine e avvenire, diverse categorie di criminali. La percezione della società e le questioni legate alla riabilitazione fanno, ancora una volta, da sfondo alle esperienze dei detenuti.
Tra le storie figurano discussioni tra donne costrette a rimpiangere di dover uscire di prigione perché non hanno niente, o peggio rivedranno la causa della loro prigionia, ovvero il loro compagno. Tornare in cella si rivela quindi essere la soluzione auspicata da alcune di loro.
La storia di Pierre Raymond tratta invece i meccanismi della giustizia e le ripercussioni di un omicidio involontario sulla reputazione e sulle dinamiche di una famiglia.
Questi racconti offrono un interessante colpo d’occhio sulla società dell’epoca, permettendo all’autrice di sollevare diversi dubbi sulle norme del tempo e di trattare la riabilitazione dei criminali.
Nei due brevi saggi che compongo la seconda parte del Livre du bagne Michel riprende in maniera diretta quanto traspare dai primi testi della raccolta: l’organizzazione della società è la causa di numerosi casi di detenzione. I criminali sono solo in parte responsabili delle proprie azioni e, per molti di loro, vale la massima che la società rende folli, e la follia porta alla criminalità.
Riallacciandosi ai dibattiti sul rapporto tra criminalità e malattie mentali, l’autrice mette anche in conto la possibilità di “epidemie di criminalità” e cerca soluzioni per diverse categorie di criminali: gli innocenti, i malati, i disonesti. Riprendendo il principio di Cesare Beccaria, secondo il quale “la società deve difendersi senza volersi vendicare”, l’autrice identifica ancora una volta nell’educazione e nella scienza la miglior maniera di reintegrare i criminali in società16. A suo avviso, i direttori delle prigioni devono avere l’obiettivo comune di “guarire” i propri detenuti e di voler approfondire le cause dei loro crimini.
Louise Michel propone però anche l’esilio forzato per i criminali come soluzione per preservare la società e curare le conseguenze dei suoi squilibri. Deportati, come lo è stata lei, essi non sarebbero detenuti, bensì coloni che contribuiscono a una nuova società accompagnati dalle loro famiglie. Questa condizione permetterebbe l’evoluzione della società attraverso un cambio di mentalità nei condannati e l’eventuale redenzione delle loro colpe, oltre che essere un palliativo per chi è stato accusato ingiustamente17.
Alcuni dettagli dei racconti della prima parte del Livre du bagne rivelano inoltre che non c’è scusante per i criminali considerati in malafede. Il racconto Une petite abandonnée espone, in effetti, un giudizio particolarmente duro su violenti e pedofili: “Certi criminali devono sparire come sono spariti i mostri delle faune antiche. L’adescatore di bambini è uno di questi”18.
Educare la società nel suo insieme
In questi testi, Michel presenta l’alienato e il criminale, nella maggior parte dei casi, come vittime, e l’internamento come negativo, legato a circostanze sfortunate. I luoghi sono descritti come “pieni di oscurità”, ostili e lontani dal favorire la guarigione19. Guardiani e secondini sono visti come bruti, mentre i medici incarnano piuttosto delle figure positive e benevolenti. Essi rappresentano la speranza nella scienza, sempre presente negli scritti di Louise Michel, benché in misura diversa con il passare del tempo.
Un’altra questione che traspare dalla raccolta è che il “risveglio delle coscienze” di malati mentali e criminali può essere ottenuto con metodi diversi. L’esilio (Livre du bagne), la fede religiosa (Lueurs dans l’ombre) e il magnetismo (Livre d’Hermann) sono, come abbiamo visto, alcuni di questi. Louise Michel legittima, senza pregiudizi e in maniera quasi opportunista, tanto la scienza e la pedagogia, quanto la religione e la chiromanzia. Il risultato è per lei prioritario e anche l’importanza data a metodi complementari varia secondo il periodo nel quale sono stati scritti i testi. Al centro della questione vi è però sempre la volontà di capire gli internati.
Fau-Vincenti rileva anche come i testi di Michel da un lato si integrino ai dibattiti scientifici dell’epoca e dall’altro abbiano un ruolo educativo per i lettori. Spirito rivoluzionario, passione per la scrittura ed esperienza nel campo della pedagogia, spingono Michel a voler istruire un largo pubblico su queste questioni attraverso la narrativa. Introducendo le diverse esperienze di alienati e criminali con delle storie, Louise Michel avrebbe voluto rendere il dibattito scientifico accessibile a molti.
La duplice volontà di sensibilizzare i lettori e migliorare le condizioni di alienati e criminali può dunque essere letta come un contributo a cambiare la società nel suo insieme, e avvicina i testi della raccolta alla militanza della Louise Michel rivoluzionaria. Essi sono insomma in stretto legame con la vita di Louise Michel e permettono di approfondirne le idee e la personalità partendo da un punto di vista diverso dal dibattito politico strettamente inteso.
Infine, le pagine di Michel, dove convivono soluzioni poco ortodosse come le colonie criminali, i legami con psicologia e religione o l’interesse per un approccio pluridisciplinare nella cura degli alienati, offrono molti spunti interessanti per il lettore contemporaneo.
- Louise Michel, Le Livre du bagne, précédé de Lueurs dans l’ombre, plus d’idiots, plus de fous, et du Livre d’Hermann, textes établis et présentés par Véronique Fau-Vincenti, Presses Universitaires de Lyon, Lyon 2001, 200 p. [↩]
- Il più recente lavoro di Véronique Fau-Vicenti è Le bagne des fous, le premier service de sûreté psychiatrique, 1910-1960 (préface de Marc Renneville, La manufacture des livres, Paris 2019) che ricostruisce la storia del primo manicomio criminale francese. [↩]
- Per ricordare solo alcune tappe essenziali: nel 1792, Pinel «libera» i folli e inaugura l’idea che i malati di mente possano essere curati; nel 1806 a Parigi gli ospedali la Salpêtrière e Bicêtre vengono rinnovati prevedendo zone adibite per il trattamento specifico dei malati mentali; nel 1838 una legge impone a ogni dipartimento di dotarsi di un manicomio. Rimando alla presentazione di Fau-Vincenti, in Michel, Le Livre du bagne cit., pp. 11-12. [↩]
- In Francia, medici e giuristi si affrontano per esempio sul senso da dare al termine «demenza», presente nell’articolo 64 del codice penale del 1810, il quale esenta da responsabilità i soggetti che ne sono afflitti al momento del crimine (cfr. ivi, la presentazione di Fau-Vincenti, in Michel, Le Livre du bagne cit., p. 95). [↩]
- Si veda Hersilie Rouy, Mémoires d’une aliénée, Ollendorf, Paris 1883 (cfr. ivi, la presentazione di Fau-Vincenti, in Michel, Le Livre du bagne cit., pp. 12-13). [↩]
- “Il serait plus simple […] de la faire examiner par deux ou trois médecins aliénistes ”; “plus folle que coupable”; “la plénitude de sa raison” (cfr. la presentazione di Fau-Vincenti, in Michel, Le Livre du bagne cit., pp. 23-25). [↩]
- Cesare Lombroso, Gli anarchici, Fratelli Bocca, Milano 1895; cfr. la presentazione di Fau-Vincenti, in Michel, Le Livre du bagne cit., pp. 28-29). [↩]
- “Plus une âme est éclairée, aimante, lumineuse, ardente […]. Et plus cette âme est apte à accomplir l’œuvre sainte de l’éducation de l’idiot, de la guérison du fou” (ivi, p. 14). [↩]
- “Ouvrez un peu moins les prisons et un peu plus l’Évangile” (ivi, p. 34). [↩]
- “Comme presque tous les criminels, comme presque tous les abrutis, Néron était un orphelin” (ivi, p. 53). [↩]
- “Une fois le souvenir éveillé, on le rendrait moins amer” (ivi, p. 59). [↩]
- “Qu’on s’aide de la phrénologie, ou du magnétisme, ou de quelque système que ce soit […] qu’importe. On ne demande pas au vainqueur de quelle arme il s’est servi” (ivi, p. 39). [↩]
- “[…] car s’il y a beaucoup de charlatanisme chez certains phrénologues, il y a aussi beaucoup de vrai dans les observations faites”; “Rien n’est à négliger; pas même cette folle chiromancie qui croit lire la destinée des hommes dans leurs mains […]” (ivi, p. 61). [↩]
- La seconda versione è citata in un articolo de L’Humanité (12 luglio 1951) e sembra essere conservata negli archivi municipali di Mosca (cfr. ivi, la presentazione di Fau-Vincenti, in Michel, Le Livre du bagne cit., p. 87). [↩]
- Iniziato nella prigione di Auberive, corretto e rielaborato durante l’esilio in Nuova Caledonia, e quindi, al suo ritorno, a Saint-Lazare e a Clermont (cfr. ivi, la presentazione di Fau-Vincenti, in Michel, Le Livre du bagne cit., p. 88). [↩]
- Stando a Fau-Vincenti, le idee espresse in Dei delitti e delle pene (1764) hanno avuto un forte impatto sui filosofi francesi, influendo in diversi dibattiti sul diritto penale. Louise Michel rende tributo all’illuminista italiano mettendo questa citazione sul frontespizio del Livre du bagne (cfr. ivi, la presentazione di Fau-Vincenti, in Michel, Le Livre du bagne cit., p. 98). [↩]
- Ivi, p. 190. [↩]
- “certains criminels doivent disparaître comme ont disparu les monstres des faunes antiques. Le corrupteur d’enfants est un de ces types” (ivi, p. 91). [↩]
- “des endroits plein de nuit” (ivi, p. 15). [↩]