di Matteo Melchiorre
Come ci ha scritto qualche giorno fa, Marco Toscano naviga in rete per sagre palii e giostre. Matteo Melchiorre, un altro amico di storiAmestre, invece è un testimone diretto. Vive a Tomo di Feltre (Belluno) e dopo aver letto la lettera di Marco Toscano ha pensato bene di mandarci alcune precisazioni sul Palio di Feltre. In due righe di accompagnamento, Melchiorre ci ha detto: “il testo viene da un romanzo ancora inedito che ho scritto dal 2004 al 2009, a partire dal fatto che nel 2004 hanno cominciato a costruire una superstrada proprio sotto i miei occhi, sotto casa mia. Il manoscritto, giudicato ‘bizzarro’, è ancora in giro per case editrici. Il titolo non si sa”.
E dov’è Dimitri? Qua non c’è. È preso, mi dicono. Sappiamo tutti com’è Dimitri, in agosto. Quando c’è il Palio è preso. Il palio? Il Palio di Feltre? Noi siamo qua a rovesciare la retorica e l’abuso identitario, e Dimitri fa l’artefice del Palio? Non è possibile…
Il Palio si celebra per ricordare l’annessione alla repubblica di Venezia, avvenuta nel 1404 per spontanea decisione dei Feltrini. Di solito si festeggiano le date della libertà ma qui, in genere, si è molto fieri di essere stati per secoli sotto la Dominante.
Nel meraviglioso anno della nostra sottomissione fu ordinato dai Veneziani che, in memoria della dominazione, si corresse con i cavalli, ogni 15 giugno, giorno di san Vito, un palio. E così, ogni prima domenica di agosto, a Feltre si fa il Palio. Passi per il fatto che è agosto anziché giugno. Amen. In città, nell’occasione, fioriscono banchi di birra e mercatini medievali, banchi di vino e di rosolio; polenta e schiz, fuochi artificiali, musica, bandiere, tamburi, fanfare, spettacoli, cavalieri, arcieri. Tutto un baradàn, o un aldilà promiscuo: uomini in abiti duecenteschi che cingono spade del seicento, zimarre barocche e gilde trecentesche, dame e contadine in abiti primo novecenteschi e qualche gruppo barbarico attardatosi nel Quattrocento. Passi, perché la scenografia è una scienza difficile e perché le tradizioni, si sa, non si discutono.
Ma il Palio, checché dicano i pieghevoli e i numeri speciali delle riviste, non è affatto una cosiddetta tradizione. Non si è corso alcun Palio di Feltre, infatti, prima del 1980. Questa è la realtà. Il Palio non è affatto la rievocazione di niente. Passi anche questo, perché i documenti su cui si regge l’intero ordito sono pur sempre molto ballerini, anche se gli specifici esperti locali dichiarano che essi documenti sono assolutamente indubitabili. Ma l’originale festeggiamento cittadino si avvia adesso a diventare un must borghese, una presenza nel circo di attori comparse e figuranti per il quale spasimiamo ogni giorno, senza poterne mai diventare parte.
Ed ecco, ad agosto, per le nostre epifanie, il corteo del Palio, nel quale ci sono i nobili e i popolani. La domenica mattina vanno tutti a messa nella cattedrale e vengono qui disposti, nell’ordine opportuno, da un ufficiale insignito. I nobili in gran pompa e nei posti d’onore, com’è giusto che sia: conti, prelati, cavalieri, nobildonne dorate, il rettore, il capitano e il cancelliere. I popolani, miserrimi, in fondo alla chiesa com’è giusto che sia: contadini, contadine, bambinetti, artigiani, plebe. Celebrano in cattedrale, insomma, una sentita commemorazione dei tempi in cui c’erano i nobili e i contadini. Passi anche questo, perché il passato è passato. Ma nel pomeriggio si corrono poi la gare dei cavalli, benedetti la mattina dal vescovo di Belluno sul sagrato della cattedrale. Intorno alla pista in cui si corre il Palio ci sono centinaia di persone, migliaia, a guardare duelli di cavalieri, altre schermaglie e lo scontro tra i quartieri, iniziato già dalla sera prima, in notturna. Si segnalano proteste, corruzioni, contratti e annunci.
Alcuni malpensanti dicono che in tutta questa commedia girino anche molti denari, ma alcuni contradaioli mi dicono sempre che il palio si regge sulle loro personali fatiche di volontari, votati alla causa, e non su altro. Lo spettacolo riscalda i cuori di quasi tutta la vallata, ma in realtà, in questa settimana del Palio, sembra ci siano due categorie di persone, tipo nobili e popolani: quelli che sono al Palio, e allora quelli sono i nobili; e quelli che non ci sono andati, i popolani. In questo periodo non so mai che fare, se andare al Palio oppure no. Passi anche questo, è pur sempre un malanno individuale.