di Direttivo di storiAmestre
Dopo oltre un mese, la lettera pubblica indirizzata all’assessore Renato Boraso da soci di storiAmestre e de I Sette Nani, a proposito dei progetti di viabilità intorno ai meandri del Rio Cimetto, non ha ricevuto nessuna replica né privata né pubblica. In compenso il “Gazzettino” del 1 luglio riporta altre dichiarazioni in merito dell’assessore. Il direttivo di sAm scrive perciò a sua volta per invitare Renato Boraso e la Giunta comunale a discutere le proposte dei Comitati, ribadendo che la partecipazione dei cittadini non può essere considerata una perdita di tempo e un intralcio per scelte già prese.
La lettera pubblica indirizzata all’assessore Renato Boraso il 27 maggio scorso, sottoscritta da soci di storiAmestre e de I Sette Nani, non ha mai ricevuto una risposta, né pubblica né privata. All’assessore Renato Boraso, dopo la sua intervista rilasciata al “Gazzettino”, chiedevamo di entrare nel merito delle proposte concrete che oltre venti comitati cittadini (da lui definiti spregiativamente “pseudo-comitati”) hanno elaborato perché la viabilità prevista tra la tangenziale e il centro di Mestre salvaguardi i meandri del Rio Cimetto.
Dal “Gazzettino” di ieri 1 luglio (di nuovo dalla stampa), abbiamo saputo perché Boraso non ha ritenuto rispondere. L’assessore, e con lui la Giunta comunale, “ha deciso di evitare discussioni” che possano non tanto impedire il progetto, ma anche solo rallentarlo. Un “progetto blindato”, sostiene Boraso, imposto da Regione Veneto e Ferrovie nell’ambito della realizzazione del Sfmr (Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale): senza strada, niente stazioni; niente stazioni, niente Sfmr. Boraso aggiunge che il progetto è “ereditato”, giusto per scaricare ogni responsabilità secondo una prassi che vediamo in opera in ogni settore. Perciò “non si può perdere altro tempo”: se finora la Giunta pensava di votare una variante urbanistica, d’ora in poi ne farà meno e procederà con l’appalto dei lavori. Boraso rivendica “coraggio”, sostenuto anche dall’autore dell’articolo. Bel coraggio, l’assessore, che conclude da un lato con fumose promesse di varianti e migliorie in corso d’opera – ammissione pubblica di un progetto sballato – e dall’altro con una sobria minaccia: il Parco del Marzenego “esiste solo a parole”. Esisterà la nuova viabilità invece, perché “sennò si ferma davvero tutto”. Ai Comitati la responsabilità di bloccare il progetto di Sfmr e l’onere della prova.
Questo modo di agire, e queste dichiarazioni, confermano quello che già pensavamo, e che cioè sia l’assessore sia la Giunta comunale non rispondono alla cittadinanza, ma a logiche e interessi diversi.
Le procedure che salvaguardano un minimo di partecipazione perfino in sistemi – come quello attuale – in cui le Giunte hanno di fatto mano libera, sono considerate non solo una perdita di tempo, ma una sorta di sabotaggio nei confronti di progetti che devono essere realizzati perché a chi li ha presentati non si può dire di no. Chi intende discutere vuole solo aprire “polemiche”.
Nel frattempo i consiglieri della municipalità di Chirignago Zelarino Fabio Brusò, Andrea Mauceri e Renzo Rivis fanno notare che, secondo gli ultimi studi disponibili, il Veneto vanta il primato regionale del consumo di suolo in Italia, e Venezia il primato tra i capoluoghi di provincia della Regione. Tutto ciò viene giustificato – anche da Boraso – con le ragioni del “fare” contro chi si perde in “chiacchiere”. È vero: davanti al partito del cemento restano parole e gesti simbolici, e poco altro. Ma chi si vanta di parlare in nome del “fare” dovrebbe spiegare che cosa si fa e con quali risultati. Boraso accusa chi apre “polemiche” sul progetto di viabilità lungo i meandri del Rio Cimetto di impedire “ancora una volta” di terminare il Sfmr. Ora il progetto di Sfmr non è certo fallito a causa dei Comitati. Iniziato nel 1988, con un piano esecutivo del 1999 (giunta Galan, assessore ai trasporti Renato Chisso), il Sfmr è rimasto in grande misura sulla carta per trent’anni (segnati dalla continuità dei gruppi di potere al vertice della Regione), fino a quando è stato chiuso dalla stessa Regione Veneto nel 2018, con il versamento di 27 milioni da parte della Regione alla società che si era vista assegnata la progettazione e l’esecuzione della “metropolitana regionale”. La Corte dei Conti aprì un’indagine in merito. Ora, se deve esserci qualcuno o qualcuna che deve spiegare che fine ha fatto la metropolitana regionale non sono sicuramente i comitati dei cittadini, che ancora aspettano una risposta.
2 luglio 2021
Filippo Benfante, Piero Brunello, Fabio Brusò, Walter Cocco, Maria Giovanna Lazzarin