di Alain, a cura di Giacomo Corazzol
Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.
Il governo di sé, di Alain
Platone ha detto delle cose meravigliose sul governo di sé, mostrando come questo governo interiore debba essere aristocratico, vale a dire operato da ciò che è migliore su ciò che è peggiore. Con ciò che è migliore intende ciò che, in ciascuno di noi, sa e comprende. Il popolo, dentro di noi, sono le collere, i desideri e i bisogni. Vorrei che la Repubblica di Platone fosse letta non per parlarne, ossia per ritrovarvi quello che se ne dice comunemente, ma per apprendere l’arte di governare se stessi e di stabilire la giustizia dentro di sé.
La sua idea principale è che, nel momento in cui un uomo governa se stesso, si ritrova a essere buono e utile agli altri senza nemmeno doverci pensare. È l’idea di ogni morale; il resto non è altro che polizia di Barbari. Quando avrete reso gli uomini pacifici e soccorrevoli gli uni verso gli altri soltanto tramite la paura, avrete stabilito, è vero, una specie di ordine dentro lo Stato; ma in ciascuno di essi non vi sarà che anarchia; un tiranno si insedia al posto di un altro; la paura tiene la cupidigia in prigione. Tutti i mali fermentano all’interno; l’ordine esteriore è instabile. Venga la sommossa, la guerra o il terremoto, come allora le prigioni vomitano i condannati, così, in ciascuno di noi, le prigioni si aprono e i mostruosi desideri si impadroniscono della cittadella.
È questo il motivo per cui giudico mediocri, per non dire peggio, le lezioni di morale fondate sul calcolo e sulla prudenza. Sii caritatevole, se vuoi essere amato. Ama i tuoi simili, affinché essi ricambino. Rispetta i tuoi genitori, se vuoi che i tuoi figli rispettino te. Questa non è altro che polizia di strada. Ognuno aspetta sempre l’occasione buona, l’occasione di essere ingiusto impunemente.
Parlerei in maniera del tutto diversa ai giovani leoncini che cominciano ad aguzzare i loro artigli sui manuali di morale, sui catechismi, su tutti i costumi, su tutti gli scranni d’avvocato. Direi loro: non abbiate paura di nulla; fate quello che volete. Non accettate nessuna schiavitù, nessuna catena dorata, nessuna catena fiorita. Soltanto, amici miei, siate re in voi stessi. Non abdicate. Siate padroni dei desideri e della collera non meno che della paura. Esercitatevi a richiamare la collera come un pastore richiama il suo cane. Siate re sui vostri desideri. Se avete paura, andate tranquillamente verso ciò che vi incute paura. Se siete pigri, datevi un compito. Se siete indolenti, sottoponetevi a esercizi atletici. Se siete impazienti, prendete un gomitolo e dipanatelo. Se lo stufato si brucia, concedetevi il lusso regale di mangiarvelo di gusto. Se siete colti dalla tristezza, decretate la gioia in voi stessi. Se l’insonnia vi rivolta come una carpa sull’erba, esercitatevi a rimanere immobili e a dormire a comando. Dopodiché, miei buoni amici, giacché sarete re in voi stessi, agite regalmente e fate quello che vi sembrerà bene.
4 aprile 1910
[Alain, Propos, I, Gallimard, texte établi et présenté par Maurice Savin, Paris 1956, pp. 71-72; traduzione di Giacomo Corazzol]