di Alain, a cura di Giacomo Corazzol
Torna il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol, giusto in tempo per augurare buone vacanze (anche il sito si ferma: arrivederci a dopo Ferragosto).
Modi di viaggiare, di Alain
In questo periodo di vacanze il mondo è pieno di persone intente a correre da uno spettacolo all’altro, evidentemente per il desiderio di vedere molte cose in poco tempo. Se è giusto per poterne parlare, niente di meglio. In questo caso, infatti, è bene saper citare i nomi di località più svariati: riempie il tempo. Ma se è per i luoghi stessi e realmente per vedere, allora non li capisco. A vederle di corsa, le cose si assomigliano tutte. Un torrente rimane sempre un torrente. Così, chi percorre il mondo di gran carriera non è più ricco di ricordi alla fine di quanto non fosse in partenza.
La vera ricchezza di ogni spettacolo è nei dettagli. Vedere è percorrere i dettagli, fermarsi un poco su ciascuno di essi e poi, di nuovo, cogliere l’insieme in un colpo d’occhio. Non so se gli altri siano in grado di fare tutto questo velocemente per poi correre a un’altra cosa e ricominciare. Io non ne sarei capace. Beati quelli di Rouen, che ogni giorno possono posare lo sguardo su qualcosa di bello e, per esempio, godersi l’abbazia di Saint-Ouen come altri si godono un quadro che hanno in casa.
Al contrario, se visitiamo un museo o attraversiamo una meta turistica una volta sola, è pressoché inevitabile che i ricordi si confondano, finendo per formare un’immagine grigia e dai contorni indistinti.
A gusto mio, viaggiare significa fare un metro o due alla volta, fermarsi a guardare di nuovo un nuovo aspetto di una medesima cosa. Spesso basta andare a sedersi un po’ più a destra o un po’ più a sinistra perché tutto cambi – e molto di più che non se mi spostassi di cento chilometri.
Se vado di torrente in torrente, troverò sempre lo stesso torrente. Se invece mi muovo di roccia in roccia, lo stesso torrente si muterà in un altro a ogni passo. E se torno a una cosa già vista, di sicuro mi avvince più di quanto non saprebbe avvincermi qualcosa di nuovo. E, invero, è nuova. Si tratta solo di trovare uno spettacolo abbastanza ricco e variegato da impedire che l’abitudine ci induca al sonno. Anche se, va detto, qualsiasi spettacolo racchiude gioie tanto più insuperabili quanto maggiore è la nostra capacità di osservarlo. Il cielo stellato, poi, lo si può vedere dappertutto; e non è forse un bel precipizio?
29 agosto 1906
[tratto da Alain, Propos sur le bonheur, Gallimard, Paris 1985 (ed. or. 1928), pp. 124-125, sotto il titolo redazionale Voyages.]