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Walter Cocco

Le ragioni (e le emozioni) di una ricerca. Una lettera a storiAmestre

23/06/2018

di Walter Cocco

Il nostro amico e socio Walter Cocco ci scrive per raccontarci di aver cominciato una nuova ricerca, sulla storia della fabbrica Pellizzari di Arzignano. Tra i motivi che lo hanno spinto a intraprendere questo studio, ci sono la sua infanzia e la sua adolescenza – quando da casa vedeva la fabbrica –, e soprattutto la vita del padre, che alla Pellizzari ha lavorato per quarant’anni.

Cari amici di storiAmestre, dopo aver scritto della Marzotto di Valdagno e della sua storia vi volevo informare che da un po’ di tempo sto raccogliendo materiale sulle officine Pellizzari di Arzignano.

La storia di un’altra fabbrica e di un’altra lotta operaia. La mia è forse una fissazione, ma continuo a pensare che sia un interessante punto di vista per analizzare le trasformazioni sociali avvenute in Italia nel Secondo Dopoguerra e sono convinto che il “caso” Pellizzari abbia delle caratteristiche che lo rendono meritevole di essere studiato.

Vi confesso però che la ragione del mio interesse per questa ricerca è anche (forse soprattutto) strettamente personale.

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19 aprile 1968 a Valdagno. Cinquant’anni dopo

18/04/2018

di Walter Cocco

Ritorniamo a Valdagno grazie al nostro amico Walter Cocco. Il 19 aprile 1968, gli operai della Marzotto entrano in sciopero per protestare contro il nuovo sistema del cottimo che impone ritmi insostenibili e crea le condizioni per nuovi licenziamenti. Di fronte allo schieramento di polizia e carabinieri, cresce la tensione. La sera viene abbattuta la statua di Gaetano Marzotto, il fondatore della fabbrica.

A cinquant’anni da quei fatti, Cocco ha scritto un testo partendo dalle interviste che realizzò una ventina d’anni fa (ovvero a trent’anni dai fatti): un immaginario operaio (trentenne all’epoca dei fatti) ripercorre quanto successo a Valdagno dal 19 aprile 1968 al 23 febbraio 1969 (quando terminò l’occupazione della fabbrica). Il testo verrà interpretato a due voci presso la sala Soster di Palazzo Festari (Valdagno) la sera del 19 aprile 2018 (per scaricare la locandina, cliccare qui). Ne proponiamo qui un breve estratto.

Venerdì 19 aprile ore 7,00

Stamattina, arrivato davanti ai cancelli, c’era già un sacco di carabinieri schierati e alle 7,30 è arrivata anche la polizia. Dicono di esser qui per garantire la libertà di andare al lavoro e hanno formato un corridoio. Noi cerchiamo di impedire il passaggio, i compagni del turno di notte e quelli che sono usciti dopo solo un’ora di lavoro cercano di fermarsi all’ingresso per rendere difficile l’entrata ai crumiri. Polizia e carabinieri però spingono e malmenano chi si ferma, cercano di tenere libero il passaggio. Aumenta la tensione, volano parole grosse, pugni, calci, ma non succede nulla di grave. Arriva un reparto della celere, ma anche noi siamo sempre più numerosi e non ci muoviamo. A un certo punto arrivano gli studenti delle scuole superiori, i lavoratori delle confezioni del Maglio e anche cittadini a manifestare il loro sostegno allo sciopero. Rimaniamo così, tutto il giorno, noi da una parte e le forze dell’ordine dall’altra. Momenti di tensione si alternano a momenti di relativa calma, nessuno si muove. Poi, nel pomeriggio, c’è uno scontro e vengono presi due manifestanti. I sindacalisti intervengono e ne chiedono il rilascio, le forze dell’ordine sono disposte a farlo se la manifestazione si scioglie e tutti vanno a casa. I sindacalisti ci dicono che i due compagni sono stati liberati ma che la manifestazione è sciolta. Si levano urla e fischi e volano le prime pietre. I vetri dello stabilimento si infrangono, un agente viene ferito, la polizia carica e spara i lacrimogeni. Rispondiamo con una fitta sassaiola e li obblighiamo a ritirarsi dentro il cortile della fabbrica. È scontro aperto, succede di tutto: alcuni prendono d’assalto il Jolly Hotel, altri il Magazzino della Lana, i manichini gettati nel fiume. Mi avvicino a Piazza Dante, è piena di gente, qualcuno ha delle funi sta tirando giù la statua di Gaetano Marzotto, il fondatore della fabbrica. Siamo in molti a incitare finché la statua cade giù! La città è in rivolta, si fa notte, arrivano altri reparti di polizia che attaccano con lacrimogeni e manganelli. Si scatena una vera e propria caccia all’uomo contro manifestanti e curiosi. La giornata si chiude con decine di fermati e 42 arresti, 5 denunciati a piede libero, 58 feriti fra le forze dell’ordine e un numero imprecisato fra i manifestanti. Solo i più gravi si sono fatti ricoverare, gli altri si sono curati in casa per evitare denunce. La gravità della situazione si capisce si da subito.

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La fabbrica nella polvere. Immagini e riflessioni (dicembre 2013-giugno 2014)

06/07/2014

di Walter Cocco

Il nostro amico e socio Walter Cocco nel dicembre 2013 va a vedere lo storico stabilimento Marzotto a Valdagno, scatta alcune foto del complesso industriale semiabbandonato e ora ce le manda con alcune riflessioni e una proposta di ricerca: quali sono le condizioni di lavoro nelle fabbriche Marzotto delocalizzate in Tunisia, in Lituania, in Romania e in Cechia? Esisterà un coordinamento tra i lavoratori e i sindacati di questi diversi paesi?

Se si arriva a Valdagno dal fondovalle e, all’ingresso del paese, si prende la tangenziale esterna che porta verso Recoaro, a un certo punto dall’altra parte del fiume appare il grande storico stabilimento della Manifattura Lane Marzotto. Da un po’ di tempo l’immagine è desolante. I moltissimi vetri rotti della facciata fronte strada dell’opificio riflettono una sensazione di disuso, di abbandono. A dire il vero, guardando l’ingresso dello stabilimento, la pensilina e la portineria mantengono ancora un decoro e i fasti da Grand Hotel, ma si non vede più il fluire di migliaia di lavoratori come un tempo e solo una parte degli uffici e dei reparti è ancora utilizzato, il resto è vuoto.

  

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