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redazione sito sAm

«Ho preso più baci in questi giorni che in tutta la mia vita». Una lettera dalla Liberazione

24/04/2017

di Ada Della Torre, a cura della redazione del sito sAm

Per i nostri auguri di buon 25 aprile, quest’anno facciamo ricorso a una lettera che Ada Della Torre scrisse a Carlo Levi a qualche giorno dalla Liberazione. In poche righe, e con umorismo, Ada riassumeva la gamma di emozioni che si potevano vivere nel maggio 1945: il contraccolpo della fine della vita clandestina; la sensazione di veder già svanire le possibilità nuove che erano sembrate a portata di mano; eppure ancora un pizzico di euforia che si manifesta in baci e abbracci; i tanti amori sbocciati in quei mesi (destinati a durare?); i bambini che giocano a fare il partigiano; i desideri di riprendere una vita «normale», di fare progetti per il proprio futuro…

La Della Torre aveva partecipato alla Resistenza nell’alto Piemonte, tra Ivrea e Biella (con la famiglia si era rifugiata a Torrazzo Biellese dopo l’8 settembre 1943). La lettera l’avrebbe dovuta ricevere Carlo Levi, a Firenze, dove lui aveva passato gli anni della guerra, aveva partecipato alla Resistenza, era diventato condirettore del quotidiano del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, La Nazione del popolo.

Il partito citato nella lettera è il Partito d’Azione. Riprendiamo la lettera da un catalogo di una mostra di opere di Carlo Levi pubblicato nel 2005. Qualche altra notizia nella nota dopo il testo.

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Archiviato in:Ada Della Torre, Filippo Benfante, La città invisibile, redazione sito sAm Contrassegnato con: 25 aprile, anniversari, antifascismo, Liberazione, Resistenza

Di che cosa parliamo quando parliamo della condanna di Roberta Chiroli. Una rassegna di voci con qualche considerazione

11/09/2016

di redazione sito sAm

Il 22 giugno siamo intervenuti a proposito della condanna subita da Roberta Chiroli per “concorso morale” a un’azione di protesta in Val di Susa ritenuta penalmente rilevante, pubblicando una nota “a difesa del resoconto etnografico”, accompagnata da alcune pagine che Guido Lanaro ha pubblicato sul movimento No Dal Molin nella collana dei Quaderni di storiAmestre. Il 12 luglio abbiamo ospitato un intervento della stessa Chiroli. Durante l’estate abbiamo continuato a seguire e a discutere questa vicenda, e riprendiamo ora la parola in vista dell’incontro del 12 settembre Dall’Egitto alla Val di Susa. La ricerca in campo organizzata da alcuni amici di Ca’ Foscari. Questo è il nostro contributo a distanza.

Fraintendimento e attacco alla libertà di ricerca

Le prime voci a difesa di Roberta Chiroli, a metà giugno, hanno sostenuto che la condanna penale è frutto di un fraintendimento: descrivendo nella sua tesi l’azione incriminata, Roberta Chiroli ha usato la prima persona plurale (il “noi partecipativo”) e il giudice, accogliendo la tesi del PM, e ignorando entrambi gli usi della disciplina, ha visto in un espediente narrativo proprio dell’antropologia la prova del contributo all’azione. Così scrivono i quotidiani al momento in cui la condanna diventa pubblica, tra il 15 e il 16 giugno 2016, e così viene ripresa la notizia nei giorni successivi.

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Archiviato in:La città invisibile, redazione sito sAm, Senza categoria Contrassegnato con: Ca' Foscari, intervento, No Tav, Roberta Chiroli, Torino, Venezia

A difesa del resoconto etnografico. Nota su una condanna di primo grado, giugno 2016, con pagine scelte

22/06/2016

di redazione sito sAm

Qualche giorno fa, la stampa nazionale ha dato notizia della condanna di Roberta Chiroli da parte del Tribunale di Torino per “concorso morale” in azioni compiute dal movimento No Tav nel corso di una manifestazione avvenuta il pomeriggio del 14 giugno 2013. Roberta Chiroli, all’epoca laureanda in antropologia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, stava seguendo assieme a una dottoranda dell’Università della Calabria la protesta di un gruppo di liceali contro le ditte impegnate nei lavori della Torino-Lione, per raccogliere materiale e dati ai fini della sua tesi (poi discussa nell’anno accademico 2013-14 con il titolo Ora e sempre No Tav: identità e pratiche del movimento valsusino contro l’alta velocità). La dottoranda è stata assolta, mentre Roberta Chiroli è stata condannata a due mesi di reclusione con la condizionale per “concorso morale in violenza aggravata e occupazione di terreni”.

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Archiviato in:La città invisibile, Quaderni, redazione sito sAm Contrassegnato con: Guido Lanaro, intervento, libertà di ricerca, No Dal Molin, No Tav, pagine scelte, Roberta Chiroli

Voci di mamme. Tra un 25 aprile e un Primo maggio

28/04/2016

a cura di redazione sito sAm

In questi giorni, tra la festa della Liberazione e quella dei lavoratori e delle lavoratrici, ci sembra naturale ritornare su Giulio Regeni: riascoltando le parole che Paola Deffendi, la mamma di Giulio, ha pronunciato il 29 marzo, quando ha ricordato le torture praticate dal nazifascismo in Italia e ha osservato che oggi “organizzazione sindacale” è diventata una brutta parola; pensando alla ricerca di Regeni sui movimenti sindacali indipendenti in Egitto; riflettendo su come esperienze, vicende, bisogni, sentimenti individuali possono dar vita a un discorso politico e a solidarietà collettive, e chiamare in causa le leggi; andando con il pensiero a quanti protestano e resistono al regime di polizia, al prezzo di intimidazioni, torture, o della vita; rendendo omaggio alle donne che, da plaza de Mayo a piazza Tahir, chiedono conto allo Stato della vita e della libertà dei loro figli.

1. Il 29 marzo 2016, nel corso di una conferenza stampa tenutasi in una sala del Senato della Repubblica italiana, Paola Deffendi ha ricordato il figlio Giulio Regeni morto sotto tortura in Egitto.

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Archiviato in:La città invisibile, redazione sito sAm Contrassegnato con: 25 aprile, Amnesty International, donne, Egitto, Giulio Regeni, Primo Maggio, Resistenza, tortura

Riti di lutto per Valeria Solesin. Venezia, novembre 2015

30/11/2015

a cura della redazione del sito sAm

In questi giorni abbiamo chiesto ad amici e conoscenti di raccontarci la loro partecipazione alle cerimonie pubbliche dedicate dalla città di Venezia a Valeria Solesin, vittima degli attentati del 13 novembre a Parigi. Pubblichiamo le prime quattro risposte, che ci riportano la veglia del 18 novembre e il funerale del 24 con gli occhi (e i sentimenti) della generazione dei genitori.

Una veglia silenziosa, di Marco E.

Quando ieri sera sono entrato con mia moglie in piazza San Marco, una folla si era già raccolta attorno ai pennoni davanti alla basilica; poco dopo i Mori hanno suonato le sette, e sono comparse le candele accese. C’erano molti lumini spenti ai piedi dei pennoni, e qualcuno li distribuiva in giro. La folla è andata aumentando, ma il brusio rimaneva sommesso. Nessuno sapeva che rito fosse e quindi bisognava inventarlo. Per un po’ l’attività principale consisteva nel cercare di riparare i lumini dall’aria della sera e di riaccenderli quando si spegnevano, chiedendo aiuto ai vicini. Poi un gruppetto che stava davanti alla basilica si è mosso lentamente verso il centro della piazza: la folla ha fatto ala e si è formata così una processione lenta e silenziosa. Qualcuno ai margini (chi non aveva le mani occupate a tenere la candela) ha applaudito. Un gruppetto davanti al caffè Quadri ha alzato le candele verso l’alto: il gesto ha fatto il giro della piazza e a quel punto tutte le luci erano sopra le teste. È seguito un secondo applauso, ma quello che continuava a emergere era un brusio leggero.

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Archiviato in:La città invisibile, Lucio Sponza, Marco E., Maria Giovanna Lazzarin, Maria Marchegiani, redazione sito sAm Contrassegnato con: 13 novembre 2015, cronaca, Parigi, testimonianza, Valeria Solesin, Venezia

Il 25 luglio 1943 a Venezia

24/07/2013

a cura di redazione sito sAm

Il 15 giugno 1934 una piazza San Marco gremita acclamava Mussolini e Hitler. Coreografia di regime? Senz’altro, ma non solo: anche consenso di massa e conformismo. Nove anni dopo, il 26 luglio 1943, nella stessa piazza si svolsero manifestazioni per festeggiare la caduta di Mussolini che, contrariamente alla catastrofe che ne sarebbe seguita, sembrava alimentare ogni speranza. Di quest’ultima giornata presentiamo tre documenti: un brano del diario di Franco Calamandrei che in quel periodo viveva a Venezia (lavorava all’Archivio di Stato); la cronaca pubblicata dalla “Gazzetta di Venezia” del 26-27 luglio 1943; un ricordo di Armando Gavagnin – pubblicato per la prima volta negli anni Cinquanta – che aveva già alle spalle quattro anni di carcere per antifascismo.

Non bastano scene di felicità a cancellare anni di passività e di silenzi: e la libertà è una pratica che va costruita nei rapporti sociali. Alcuni in quella giornata ci provarono.

[Leggi di più…] infoIl 25 luglio 1943 a Venezia

Archiviato in:Armando Gavagnin, Franco Calamandrei, Letture, redazione sito sAm Contrassegnato con: 25 luglio, anniversari, ricordi

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