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Pietro Di Paola

Sacco e Vanzetti. “Un anniversario, non un lutto”

22/08/2020

di Alexander Berkman e Emma Goldman

Il 22 di agosto, a Boston in America… Per il 93esimo anniversario dell’esecuzione di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, riprendiamo un articolo che Alexander Berkman e Emma Goldman scrissero per la seconda ricorrenza, nel 1929, pubblicato dalla rivista radical americana “The Road To Freedom”. Per Berkman e Goldman, Sacco e Vanzetti erano assurti tra le “scintille” del vero progresso, ovvero ciò che rende “il genere umano più umano, nel fare del mondo un posto decente in cui vivere”. Non è questione di tecnica o di “riforme”: il “vero progresso” è “spezzare le catene dell’ignoranza e della superstizione, liberare l’uomo dalla morsa di idee e pratiche che lo rendono schiavo, dissipare l’oscurità dalla sua mente e il terrore dal suo cuore”. Questa storia non è scritta dai Napoleone e dai Bismark, ma dai tanti anonimi “martiri della libertà e della giustizia”. Con uno sguardo alla rivoluzione bolscevica, a pochi mesi dal crollo di Wall Street (quello del 1929 beninteso). La traduzione è del nostro amico Pietro Di Paola.

I nomi del “buon calzolaio” e del povero “pescivendolo ambulante” hanno smesso di rappresentare semplicemente due lavoratori italiani. In tutto il mondo civilizzato Sacco e Vanzetti sono divenuti il simbolo, l’emblema della Giustizia schiacciata dal Potere. È il grande significato storico di questa crocifissione del XX secolo, e le parole di Vanzetti sono state veramente profetiche quando ha dichiarato: “L’ultimo istante ci appartiene: questa agonia è il nostro trionfo”.

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Come un nuovo concetto di “Public History” cambia ruolo e scopo degli studi storici. Il caso delle università inglesi

20/04/2020

di Pietro Di Paola

Il nostro amico Pietro Di Paola, riflettendo sulla sua ormai lunga esperienza di insegnante nelle università inglesi, spiega perché storiAmestre sarebbe una manna per una università inglese, ma anche perché nessuno studioso potrebbe pubblicare nel sito o nei Quaderni di storiAmestre se vuole soddisfare ai requisiti in base ai quali viene misurata oltre che finanziata la ricerca  (“Impact”, “Dissemination”, “Value for money”). Per sopravvivere, l’università deve utilizzare le reti locali e le ricerche esterne all’università, trasferendo i risultati entro un circuito accademico.

Vorrei contribuire alla discussione aperta da Piero Brunello sulla Public History basandomi sulla mia esperienza universitaria in Inghilterra dove lavoro.

“Public History”, come disciplina, ha una sua tradizione, ma non è questo il punto centrale da discutere, mi pare. Quello su cui volevo riflettere invece è su come il concetto di Public History, almeno qui in Inghilterra, si è trasformato negli ultimi anni per rispondere a specifiche esigenze del governo e delle università, fino a trasformare radicalmente il ruolo e lo scopo degli studi storici.

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Anarchici a Londra. Una lettera

08/02/2014

di Pietro Di Paola

Pubblichiamo un commento dal nostro amico Pietro Di Paola relativo al recente articolo di Giulia Brunello sulle “forme di socialità del movimento operaio” a San Paolo del Brasile (testo della relazione presentata al secondo degli spunti-ni storici di sAm edizione autunno 2013). La lettera di Di Paola raccoglie l’invito a uno studio comparato e ci lascia con ulteriori spunti di discussione e qualche interrogativo.

Londra, 6 febbraio 2014

Cari amici e amiche,

ho letto con molto interesse l’intervento di Giulia Brunello Forme di socialità del movimento operaio: le “serate” anarchiche a São Paulo (1900-1930) che avete pubblicato qualche tempo fa. Credo che lo studio della produzione culturale e della sociabilità degli anarchici in esilio sia un aspetto fondamentale per studiare l’anarchismo come un movimento transnazionale ed è stimolante poter sviluppare delle comparazioni tra diverse località. Da parte mia, ho potuto vedere che ci sono molte affinità, ma anche alcune sostanziali differenze con le serate organizzate dagli anarchici italiani e non rifugiati a Londra tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, che ho studiato negli ultimi anni. 

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Primo Maggio dai due lati della barricata

01/05/2012

di Pietro Di Paola

Il nostro amico e corrispondente da Londra Pietro Di Paola asseconda la nostra passione per le origini del Primo maggio, quegli anni in cui si inventò una festa di cui si sentiva il bisogno, sfidando ostilità, incomprensione e repressione. “Vi mando un Primo maggio del 1895 raccontato da due punti di vista diversi”, ci ha scritto, allegando un ricordo di Pietro Gori (scritto nel 1907) e una cronaca contemporanea del quotidiano londinese “Morning Post”.

1. Come mostrano alcuni dei brani di Marco Fincardi che avete pubblicato, le cronache del Primo maggio variano secondo il punto di vista degli osservatori, partecipi o ostili. Ne sono un buon esempio anche due resoconti del Primo maggio 1895 a Londra: da un lato un ricordo di uno dei più celebri anarchici italiani, Pietro Gori (1865-1911), autore di alcuni canti ancora notissimi, come Addio Lugano bella o Gli stornelli d’esilio o l’Inno del primo maggio sull’aria del Va’ pensiero di Verdi; dall’altro la cronaca della stessa manifestazione pubblicata il 2 maggio dal quotidiano londinese “Morning Post”.

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