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Maria Turchetto

Cancella il debito. Considerazioni di fine anno

09/12/2020

di Maria Turchetto

Sannicolò, in missione per storiAmestre, ha fatto sì che ricevessimo queste considerazioni della nostra amica Maria Turchetto; le pubblichiamo sulla scia delle ultime letture che abbiamo ricevuto dal santo e da Mario Tonello.

Anche a me Sannicolò ha portato un regalo – attraverso il suo aiutante Piero Brunello, che ringrazio molto: il libro di David Graeber Debito. I primi 5000 anni. Ora, visto che ho trovato il dono nel mio piattino debitamente decorato con la carta ritagliata la mattina del 6 dicembre, non ho ancora avuto il tempo di leggerlo. Ma il tema stesso del debito mi ha comunque ispirato qualche considerazione.

“Cancella il debito”, cantava Jovanotti a Sanremo vent’anni fa. E a qualcuno – avrà riascoltato quella canzoncina? – è venuto in mente che si potrebbe cancellare il debito pubblico accumulato per l’emergenza pandemia. SIETE PAZZI?! GIAMMAI! hanno subito urlato i vertici europei. Eh sì: “rimetti a noi i nostri debiti” lo si può chiedere al Padre Eterno, non certo alla BCE. La quale BCE – va detto – a prestare i soldi fa anche presto: crea moneta, stampa soldi insomma. Lo fa per esempio con il QE (Quantitative Easing), cioè quando compra titoli di Stato sul mercato secondario (dalle banche). E vi dico la verità: piacerebbe anche a me comprare titoli stampando soldi, ma non ho la licenza.

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Senza cronometro. Un discorso di auguri

10/12/2017

di Maria Turchetto

Pubblichiamo il testo del discorso di auguri di fine anno che Maria Turchetto ha tenuto il 6 dicembre 2017 presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. E ancora buon San Nicolò.

Non so bene cosa dirvi, visto che sono una ritirata, una congedata, insomma… una pensionata. Potrei raccontarvi – con un po’ di crudeltà – com’è la vita di un pensionato. Un po’ di crudeltà nei confronti dei giovani, dei precari, degli assunti a tempo determinato (e ce ne sono tanti tra voi) che non sanno se arriveranno a godere di questo antico privilegio, istituito, nella sua forma pubblica, nel 1889 nella Prussia di Guglielmo II. Diceva una vecchia canzone anarchica, più o meno coeva dell’istituzione del sistema di sicurezza sociale tedesco: “il tempo è dei filosofi”. Allora in Italia il sistema pensionistico ancora non c’era, altrimenti avrebbero cantato: “il tempo è dei pensionati”.

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I cachi di San Nicolò

07/12/2015

di Maria Turchetto

Ancora su San Nicolò. In occasione della festa, Maria Turchetto ci ha mandato un ricordo relativo a una tradizione introdotta tra le due guerre dalla bisnonna che, per i bambini del paese, mise insieme il santo e i cachi. Con una riflessione sulla teoria evoluzionista di Darwin.

Cent’anni fa (sì, proprio cent’anni fa: nel 1915) la mia bisnonna piantò tre alberi di cachi. Alberi esotici a quei tempi e da quelle parti, ma la mia bisnonna Giovannina era un’innovatrice. Figuratevi che fu la prima in paese a installare un vero WC, un “vaso sanitario chiuso ad acqua”. Era più che un’innovatrice, la definirei un fulgido esempio di “imprenditore-innovatore” schumpeteriano. Fondò un negozio in cui si poteva comprare di tutto, le giovani coppie di sposi potevano trovarci le vere nuziali come i letti e i materassi, oltre naturalmente alla tela per lenzuola, asciugamani, tovaglie, insomma tutto il corredo.

Ma questa è un’altra storia.

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In ricordo di Bernard Maris, antieconomista (1946-2015)

11/02/2015

di Maria Turchetto

Torniamo sulle vicende del 7-9 gennaio, di nuovo con Maria Turchetto che già ci aveva mandato una sua reazione a caldo e ora presenta brevemente il pensiero e l’opera di una delle vittime degli attentati, l’(anti)economista Bernard Maris.

C’è un personaggio davvero notevole fra le vittime della strage al Charlie Hebdo. Non che vignettisti e umoristi come il direttore Charb, Wolinski, Cabu, Tignous non fossero notevoli. Ma Bernard Maris, che sul Charlie si firmava Oncle Bernard, è davvero un caso speciale.
Bernard Maris era un economista: professore di Scienze Economiche all’Institut d’Études Européennes di Parigi, era consigliere della Banca Centrale di Francia. Ma anche militante dei Verdi e membro del consiglio scientifico di Attac France, uno dei maggiori movimenti no-global francesi. Non per il gusto di tenere i piedi in due staffe: perché era un oppositore (alle politiche economiche europee, alle ricette del FMI, al pensiero unico neoliberista, al capitalismo) intransigente e radicale impossibile da emarginare – e perciò prezioso.

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“Oui, je suis Charlie”. Ma chi è Charlie?

15/01/2015

di Maria Turchetto

Anche Maria Turchetto ha raccolto il nostro invito a reagire e a riflettere su quanto accaduto il 7-9 gennaio 2015.

La mia identificazione è molto forte, perché dirigo la rivista L’Ateo – non è una rivista satirica, ma farmi beffe dei preti sulle sue pagine è una mia specialità, anche se prendo di mira soprattutto quelli cattolici, preferibilmente di alto rango. Soprattutto, perché da più di venticinque anni collaboro con il Vernacoliere, questo sì un giornale satirico, una realtà di provincia ma che ha forti affinità con il Charlie Hebdo – è un journal bête et mechant, come sottotitola un’altra testata satirica francese, Hara-Kiri. Negli anni ’90 ho disegnato per il Vernacoliere vignette un po’ sconce, che definirei sessual-demenziali, abbastanza simili a quelle di Georges Wolinski, una delle vittime illustri della strage di Parigi. Attualmente scrivo sul Vernacoliere una sorta di “pagina economica”, cercando di smascherare, con tutto l’umorismo possibile in questa tragica materia, le balle che ci propinano i guru dell’economia, un po’ come faceva sul Charlie Hebdo, firmandosi Oncle Bernard, Bernard Maris, economista che odiava gli economisti, altra vittima illustre della strage, autore appunto di una magnifica Lettera aperta ai guru dell’economia che ci prendono per imbecilli.

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L’evoluzione della donna

24/12/2014

di Maria Turchetto

Anticipiamo di poco il rito dei regali, per fare gli auguri di buone feste alle lettrici e ai lettori del sito di storiAmestre. Pubblichiamo il testo di una conferenza tenuta da Maria Turchetto a Venezia, il 1° dicembre 2014; come in altre occasioni, vista la lunghezza, proponiamo le prime pagine del testo qui di seguito, mentre la versione integrale è scaricabile cliccando qui. Si parte da Darwin per arrivare alle più recenti acquisizioni della paleoantropologia, che mettono in evidenza il ruolo della “femmina di homo sapiens” nell’evoluzione del cervello umano: cosa per la quale  “forse le dobbiamo un po’ di gratitudine e un po’ di rispetto. Molto più di quello che per il passato le è stato concesso. Molto più di quello che ancora oggi le viene tributato”. 

La scienza non abita in una torre d’avorio: è inserita in una determinata società ed è parte di una più vasta cultura nella quale deve farsi spazio e prendere posizione, a volte entrando in conflitto con lo “spirito del tempo”, altre volte subendone l’influenza più o meno consapevolmente. Perfino le ricerche sul moto dei corpi celesti possono avere un “impatto sociale”1 altissimo, come dimostra la vicenda di Galileo – figuriamoci le teorie sull’origine dell’uomo!

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  1. Mutuo l’espressione da Stephen J. Gould, autore attentissimo ai rapporti tra scienza, ideologie, società. A proposito dell’“impatto sociale” della fisica galileiana, scrive: “A Galileo non furono mostrati gli strumenti di tortura in un astratto dibattito sul moto lunare. Lo scienziato aveva minacciato la tesi tradizionale della Chiesa sulla stabilità sociale e dottrinale: l’ordine statico del mondo con i pianeti che ruotano intorno a una Terra centrale, i preti subordinati al papa e i servi al loro signore” (Stephen J. Gould, Intelligenza e pregiudizio. Contro i fondamenti scientifici del razzismo, il Saggiatore, Milano 2005, p. 44). [↩]

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