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Maria Giovanna Lazzarin

Giardini paradisiaci. Dallo “spunti-no storico” del 28 novembre 2014

02/02/2015

di Anna Maria Dal Moro, con una presentazione di Maria Giovanna Lazzarin

Pubblichiamo il testo della relazione tenuta da Anna Maria Dal Moro allo “spunti-no storico” del 28 novembre 2014, e dedicata alle immagini dei giardini nel Corano. In una breve introduzione, Maria Giovanna Lazzarin spiega le ragioni di questo incontro con storiAmestre.

Presentazione, di Maria Giovanna Lazzarin

Di uno che va in pensione non si smette mai di dire che è fortunato, ma sotto sotto ci si chiede: che farà mai adesso?

Quando nel 2013 incontrai dopo molto tempo Anna Maria Dal Moro mi disse che una volta andata in pensione aveva realizzato il suo sogno: studiare l’arabo, reiscrivendosi all’università e laureandosi con una tesi sul giardino islamico. Per me fu una doppia sorpresa: da dove veniva il desiderio di studiare l’arabo? che mondo si celava dentro il giardino islamico? 

Nel 2013 storiAmestre si occupava, tra l’altro, di come la nostra specie stesse sottomettendo lo spazio naturale e irreggimentando i fiumi, e cercava segni che andassero invece nella direzione di rispettare i segreti processi delle acque, dell’humus, degli altri viventi. Così pensai di proporre all’associazione di invitare Anna a parlare di giardino islamico in uno degli spunti-ni storici. 

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Archiviato in:Anna Maria Dal Moro, La città invisibile, Letture, Maria Giovanna Lazzarin Contrassegnato con: acque, Corano, giardini, Siria, spunti-ni storici

“Salva Italia” o “Rottama Italia”? Una lettura

15/10/2014

di Maria Giovanna Lazzarin

La nostra amica Giovanna Lazzarin invita a leggere RottamaItalia, il recente istant-book reso disponibile in rete dalla rivista “Altraeconomia”. Si tratta di un tentativo di mettere in guardia l’opinione pubblica nei confronti del famigerato decreto “Salva Italia” varato dal governo Renzi nel settembre 2014, e di mobilitarla contro la conversione in una legge che, sotto pretesto di “snellire” la burocrazia e rilanciare l’economia, faciliterebbe l’iter di nuove “grandi opere”, tra cui l’autostrada Mestre-Orte. Ma i rischi legati a queste “grandi opere” (imposte) sono ormai noti: dall’indebitamento pubblico alla speculazione, dalla corruzione alle conseguenze ambientali e paesaggistiche.

1. In Italia vi è da tempo una riflessione e un ripensamento sulle cosiddette “grandi opere”, quelle che necessitano di investimenti importanti e promettono sviluppo e lavoro, ma incontrano spesso l’opposizione dei residenti, preoccupati per l’invasione del loro territorio coi rischi conseguenti, e degli ambientalisti che contestano l’utilità delle opere e il modello di sviluppo a cui si ispirano.

A Venezia, per esempio, il 30 novembre 2013 si è svolto un corteo contro le grandi opere promosso da don Albino Bizzotto, il fondatore di Beati i costruttori di pace. Da tutto il Veneto sono arrivate migliaia di persone in rappresentanza di più di 160 comitati: dal Comelico dove ci si batte contro la strada Intervalliva con l’Austria, al Polesine della centrale di Porto Tolle, dai comitati contrari alla nascita della mega area commerciale sulla Riviera del Brenta, Veneto City Green, a quelli che protestano contro l’ampliamento dell’aeroporto di Treviso o contro la Superstrada Pedemontana Veneta o chiedono di lasciar perdere l’autostrada Orte-Mestre e utilizzare i soldi per mettere in sicurezza la Romea. Il dibattito sulle grandi opere è rimasto presente per uno-due giorni sui giornali locali, poi è stato dimenticato. 

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Archiviato in:Acque alte a Mestre e dintorni, La città invisibile, Maria Giovanna Lazzarin Contrassegnato con: intervento, tutela dell'ambiente

Un cippo è un cippo (cercasi montanaro disperatamente)

07/12/2013

di Maria Giovanna Lazzarin

Quando qualcosa appare incongrua e fuori luogo, lì c’è una storia da ricostruire. Una ricerca cominciata dopo aver notato un “elemento del paesaggio” a lungo sfuggito all’osservazione, per scoprire il vecchio percorso di via Gazzera alta. 

Era una calda mattina di marzo del 2012. Improvvisamente, imboccando in bici la via Gazzera alta a Mestre, l’occhio mi cadde su un masso piuttosto robusto, alto una settantina di centimetri, che giaceva inclinato all’ingresso della via, sulla sinistra, tra due pali segnaletici.

          

Aveva l’aria di una vecchia signora un po’ incerta e trascurata nel suo stare, ma – questo mi aveva incuriosito – portava ben visibili dei segni neri sui due lati esposti alla strada. Fermai la bici e scoprii che quei segni erano parole accompagnate da frecce. Sul lato est: per Asseggiano. Sul lato sud: freccia a destra, per Mestre; freccia a sinistra, per Chirignago. Non di un semplice sasso si trattava, bensì di un cippo segnaletico.

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Archiviato in:La città invisibile, Maria Giovanna Lazzarin Contrassegnato con: descrizione, Mestre, paesaggio

Caso, destino, responsabilità. Una lettura sul Vajont

07/10/2013

di Maria Giovanna Lazzarin

Dopo aver ascoltato l’autore a Mestre, il 17 settembre 2013, Maria Giovanna Lazzarin ci scrive a proposito dell’opuscolo di Luigi Rivis, La storia idraulica del “Grande Vajont” rievocata da un addetto ai lavori… (2012). La lettura di Lazzarin mostra come le coincidenze della vita s’incrociano con le previsioni di un modello idraulico, rassicuranti finché non vengono tragicamente smentite dalla realtà, e di conseguenza con un certa idea di sviluppo e di tecnica.

“Venerdì 20 luglio 1714, a mezzogiorno, il più bel ponte di tutto il Perù si spezzò, facendo precipitare nell’abisso sottostante cinque viaggiatori”. Così comincia il romanzo Il ponte di San Luis Rey, di Thornton N. Wilder (sottotitolato La misteriosa complicità di caso e destino nell’edizione Demetra, Verona 1994; l’originale americano e la prima traduzione italiana risalgono alla fine degli anni Venti). L’autore, attraverso l’artificio del manoscritto ritrovato, vi racconta la ricerca fatta da Fra Ginepro intorno alle vite delle cinque vittime per capire la misteriosa complicità di caso e destino: come mai proprio quelle persone si erano trovate lì al momento del crollo?

Questo libro mi è tornato in mente mentre leggevo per la prima volta La storia idraulica del “Grande Vajont” rievocata da un addetto ai lavori che allora c’era (pubblicato nel 2012 da Momenti AICS Editore, Belluno, 96 pagine), di Luigi Rivis, vice capo della centrale elettrica di Soverzene all’epoca della tragedia e scorrevo velocemente le pagine in cui l’autore descrive la progettazione e la costruzione della diga del Vajont dal 1940 al 1962 per arrivare a scoprire la sua vicenda personale nel disastro, una vicenda che sembra legata al caso o al destino.

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Una voce dal sottosuolo. Rio Cimetto parla

29/05/2013

di Maria Giovanna Lazzarin

Pubblichiamo il discorso tenuto da Maria Giovanna Lazzarin il 25 maggio 2013, a Forte Mezzacapo, in occasione della festa per i 25 anni di storiAmestre.

Se per caso in questi giorni vi trovate a passare lungo la via Rio Cimetto alla Gazzera, potreste incontrare una signora sulla settantina, minuta, coi capelli arruffati e gli occhi che brillano posta accando a una siepe che delimita la piazza Santa Barbara, come se stesse facendo la guardia.

A cosa fa la guardia? 

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Il mago di Oz in abito da sposa. Su un recente studio sul clima in Veneto

14/04/2013

di Maria Giovanna Lazzarin

Maria Giovanna Lazzarin, membro del gruppo “Acque alte a Mestre e dintorni” e curatrice, insieme a Maria Luciana Granzotto, del Quaderno di storiAmestre dedicato a questo tema, ha letto per noi un rapporto sulle tendenze climatiche in Veneto, condotto dal servizio meteorologico dell'ARPAV di Teolo e curato da Giuseppe (Pino) Sartori, biologo che lavora presso l’Ufficio territorio del Consiglio Regionale del Veneto. Giovanna Lazzarin ci fa sapere anche che il testo integrale del rapporto può essere scaricato dal sito del Consiglio Regionale del Veneto.

Seguendo i casi di allagamento e alluvione avvenuti in Italia negli ultimi dieci anni mi ero fatta l’idea che questi fenomeni, legati a precipitazioni intense, rivelassero una nuova condizione climatica con la quale fare i conti anche in futuro. Le persone con cui mi trovavo a parlare mi davano ragione, ma mi rendevo conto che questi discorsi avevano il valore di una conversazione da bar, in cui si traggono sentenze dalle esperienze proprie e del proprio giro senza una seria documentazione.

Ritengo quindi molto interessante lo studio curato di recente da Giuseppe (Pino) Sartori: Eventi meteorologici estremi. Dati e valutazioni sulla radicalizzazione del clima in Veneto, pubblicato dal Centro stampa del Consiglio Regionale del Veneto (“Veneto tendenze”, 2, settembre 2012, 99 p.).

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