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Marco Toscano

Avvisi per i posteri. Dalla Prima guerra mondiale. 19

19/09/2014

di Marco Toscano

Nuovo appuntamento con le letture del nostro amico Marco Toscano intorno alla prima guerra mondiale, e alla guerra in generale.

Cari di storiAmestre,

Fanny Dal Ry (1877-1961) si trova citata spesso come esponente del socialismo antimilitarista italiano nei primi decenni del Novecento. Dopo la guerra raccolse alcuni scritti apparsi tra il 1906 e il 1915 nel giornale socialista e antimilitarista La pace di Genova e li pubblicò nell’opuscolo Abbasso la guerra, introdotto da questa Avvertenza: “L’Autrice – ora Ispettrice scolastica e Direttrice nelle scuole di Genova – ebbe molte persecuzioni a causa della sua coraggiosa opera di propaganda, ma i suoi scritti hanno oggi sapore di profezia dopo la consacrazione tragica della guerra”.

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Avvisi per i posteri. Dalla Prima guerra mondiale. 18

16/09/2014

di Marco Toscano

Nuovo appuntamento con le letture del nostro amico Marco Toscano intorno alla prima guerra mondiale, e alla guerra in generale.

Cari di storiAmestre,

“Tutti e quattro di diciannove anni, tutti e quattro partiti dalla stessa aula scolastica per andare in guerra”: così, nelle prime pagine di Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque (1898-1970), il protagonista Paolo Bäumer conclude la prima presentazione di sé e di tre compagni di scuola. Tutti, nella loro classe, erano stati spinti ad arruolarsi volontari da un professore, alla notizia che il proprio paese, la Germania, aveva dichiarato la mobilitazione generale. “Lo vedo ancora davanti a me, quando ci fulminava attraverso i suoi occhiali e ci domandava con voce commossa. «Venite anche voi, nevvero, camerati?»”.

Riprendo in mano il libro lunedì 15 settembre, inizio delle lezioni scolastiche nella maggior parte d’Italia, pensando alla recente notizia che il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il ministro della Difesa hanno firmato un accordo – per ora della durata di tre anni – che affida a militari delle varie armi l’insegnamento nelle scuole dei «valori della democrazia, partendo dalla conoscenza della Costituzione e della “cultura della Difesa”»; e naturalmente nel 2014/15 si approfitterà di una “significativa ricorrenza, quale il centenario della grande guerra”, scritto minuscolo forse per non esagerare in retorica. Altrove ho letto che poi toccherà anche alla “Liberazione” e alla “Resistenza”, pure queste in omaggio agli anniversari tondi. [Leggi di più…] infoAvvisi per i posteri. Dalla Prima guerra mondiale. 18

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Avvisi per i posteri. Dalla Prima guerra mondiale. 17

12/09/2014

di Marco Toscano

Nuovo appuntamento con le letture del nostro amico Marco Toscano intorno alla prima guerra mondiale, e alla guerra in generale.

Cari di storiAmestre,

la scheda di Davide Zotto sul Diario di un imboscato di Attilio Frescura mi ha fatto riprendere in mano il libro di Aldo Palazzeschi che racconta la vita militare nelle retrovie. Si capisce perché Due imperi… mancati sia stato rifiutato nel 1920 dalle Edizioni della Voce a cui Palazzeschi l’aveva presentato: gli appelli che si trovano nelle ultime pagine del libro (“Via tutte le barriere!”, “Via tutte le armi!”, p. 183), erano in contrasto con l’entusiasmo con cui quella rivista aveva invocato la guerra. Palazzeschi aveva preso le distanze da quel mondo intellettuale ancora alla fine del 1914, quando aveva pubblicato un articolo per ribadire la neutralità dell’Italia. Poi era arrivata la guerra, e Palazzeschi, già riformato, era stato arruolato nell’agosto 1916, rimanendo fino alla fine (fu smobilitato solo nel settembre 1919) “uomo di fureria e di magazzino”, come si definisce nel romanzo (p. 86). [Leggi di più…] infoAvvisi per i posteri. Dalla Prima guerra mondiale. 17

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Avvisi per i posteri. Dalla Prima guerra mondiale. 16

26/08/2014

di Marco Toscano

Nuovo appuntamento con le letture del nostro amico Marco Toscano intorno alla prima guerra mondiale, e alla guerra in generale, questa volta sollecitato dal commento di una nostra lettrice.

Cari di storiAmestre, 

più di due mesi fa Lia Botter – che ringrazio – ha lasciato un commento alla mia scheda su Bertha von Suttner, spingendomi a riprendere in mano il diario di Romain Rolland. Per tutta la durata della guerra Rolland annotò letture, incontri, scambi epistolari, testimonianze relative all’attività dell’Agenzia Internazionale dei Prigionieri di guerra con cui collaborava: credeva che fosse necessario “disonorare” la guerra, e questo diario ne è testimonianza. Uscito in francese nel 1952, nel testo preparato da sua moglie, Marie Romain Rolland, tradotto in italiano in due volumi nel 1960 (è rimasta l’unica edizione), il diario è tra l’altro una miniera di notizie sull’atteggiamento degli intellettuali europei e sui tentativi, isolati e collettivi, di dissociarsi dalla guerra e di opporsi al massacro, per cui credo che lo prenderò dallo scaffale altre volte. In molti gli scrissero per dirgli quanto fosse importante aver sentito la sua voce nel buio e nella violenza in cui erano precipitati.

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Avvisi per i posteri. Dalla Prima guerra mondiale. 15

28/07/2014

di Marco Toscano

Nuovo appuntamento con le letture del nostro amico Marco Toscano intorno alla prima guerra mondiale, e alla guerra in generale.

Cari di storiAmestre,

come vi ho raccontato nella mia ultima scheda di lettura, Andreas Latzko osservò nel 1917 che il termine “guerra” designava una cosa del tutto nuova nella storia: per la prima volta cannoni “appiattati dietro a montagne” vomitavano la morte “a distanze enormi”, e “in luogo di coraggio e forza” contavano “gli obici”, “la portata dei cannoni e l’assiduità delle donne e dei fanciulli nel far granate”. La percezione di che cos’era divenuta la guerra – uno sterminio di massa dominato da una spaventosa tecnologia distruttiva in cui uomini e animali erano al servizio delle macchine – si fece più chiara e si diffuse negli anni successivi. Per questo ho ripreso in mano gli scritti di Simone Weil, non perché lei appartenga alla generazione del 1914 (quando in Europa furono mobilitati gli eserciti aveva cinque anni), ma perché nei primi anni Trenta, presagendo con angoscia l’avvicinarsi di un nuovo conflitto mondiale, Simone Weil fu tra quanti rifletterono con maggiore lucidità sulla guerra moderna inauguratasi nel 1914-18. 

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Avvisi per i posteri. Dalla Prima guerra mondiale. 14

23/07/2014

di Marco Toscano

Nuovo appuntamento con le letture del nostro amico Marco Toscano intorno alla prima guerra mondiale, e alla guerra in generale.

Cari di storiAmestre,

nell’estate 1917 uscì a Zurigo un libro anonimo dal titolo Menschen in Krieg (Uomini in guerra). Romain Rolland scrisse nel suo diario che si trattava di una raccolta di racconti “legati l’uno all’altro solo dal comune orrore della guerra”, stupendosi che autori di una requisitoria così radicale contro governi, comandi militari e fabbricanti d’armi fossero non soldati semplici ma ufficiali, com’erano i protagonisti del libro. L’autore, Andreas Latzko (1876-1943), ebreo ungherese, quarant’anni, aveva combattuto come primo tenente nel fronte italiano sull’Isonzo. Ricoverato in ospedale otto mesi per shock da combattimento, alla fine del 1916 aveva potuto raggiungere la Svizzera, dove aveva scritto il libro. Nel settembre 1918 andò a fare visita a Rolland, che lo descrisse nel diario come “un piccolo ebreo debole, magrissimo, un po’ contorto, con un lungo viso olivastro, un lungo naso da rabbino”. Alle domande di Rolland che chiedeva come fosse stato ferito, Latzko raccontò di aver avuto in realtà “una violenta scossa nervosa”. Tutto era nato dopo aver visto “due buoi e tre uomini fatti a pezzi da una granata”: due giorni dopo, “mentre mettevano in tavola un piatto di manzo ai ferri, si mise a urlare, a vomitare, fu preso da convulsioni”; per sei mesi “continuò a tremare in tutto il corpo e a rifiutare il cibo”, tanto che “dovettero nutrirlo con una sonda”. Riuscì a rimanere in Svizzera fino alla fine della guerra. Riparato in Olanda nel 1931, all’arrivo dei nazisti, che avevano bruciato i suoi libri, scappò negli Stati Uniti, dove morì nel 1943. Uomini in guerra fu tradotto in italiano dalla Società editrice “Avanti!” nel 1921: ed è da questo opuscolo con le pagine ingiallite che vengono le citazioni.

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