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Luisa Accati

Padri celibi, madri vergini e corpi neutri. Antropologia delle società cristiane

09/02/2018

di Luisa Accati

Presentiamo alcune pagine dal recente libro di Luisa Accati, Apologia del padre. Per una riabilitazione del personaggio reale (2017). Con una nota finale e un invito alla discussione.

Nelle università americane dagli anni ’70 del ‘900 si è cominciato a dire che il sesso non esiste al di fuori del genere, cioè al di fuori delle costruzioni culturali. E questo è vero, si nasce sempre in un contesto che impone una certa idea del “femminile” e del “maschile”. Mentre il passo successivo ha una ben diversa incidenza politica. Infatti si è cominciato a dire che il sesso non esiste, esiste solo il genere, cioè anche il sesso è solo una costruzione culturale. Quest’ipotesi compromette la stessa utilità del concetto di genere e dà inizio a una involuzione dal femminismo. Si torna in sostanza all’ipotesi di un solo soggetto che si vorrebbe asessuato, in realtà, come abbiamo cercato di mostrare, si tratta di un soggetto fusionale madre-figlio. Il sesso viene neutralizzato e, di fatto, le donne come soggetti autonomi diversi, scompaiono di nuovo dentro la categoria asessuata di genere: gli studi di genere sostituiscono la storia delle donne. E il concetto di genere così utile e significativo diventa, suo malgrado, il mezzo per riproporre una sostanziale separazione della mente, dello spirito della psiche dal corpo: la regressione riprende una strada storicamente tracciata. E infatti, non passa molto tempo, e si arriva a teorizzare che termini come “uomo” e “donna” sono obsoleti e il loro uso perpetuerebbe vecchi schemi discriminatori. In sostanza riappare, in forma nuova, la superiorità dello “spirituale” rispetto al fisico, il corpo di nuovo diventa indifferente, né uomo, né donna, un mélange performativo, una sorta di nuova natura angelica. Ovviamente la medicina, la biologia, la genetica e le scienze naturali tutte continuano a pensare che esistano uomini e donne biologici fra loro diversi, addirittura da una goccia di saliva o da un pezzetto di capello, con l’esame del DNA si può risalire a un uomo o a una donna, tanto marcata è la diversità. Una parte rilevante delle scienze sociali (senza suscitare grandi reazioni) invece ripropone l’indifferenziazione, il corpo fusionale. La scienza biologica ha bisogno di precisare le differenze fra uomini e donne, troppo spesso non se ne è tenuto conto adeguatamente e l’approfondimento delle diversità rende gl’interventi terapeutici molto più mirati ed efficaci sia per gli uomini che per le donne. Chiarire quanto più è possibile gli elementi di diversità giova a migliorare la condizione di tutti.

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Burkini, tolleranza, politica e laicità

15/09/2016

di Luisa Accati

La nostra amica Luisa Accati rende pubblica sul nostro sito la risposta a una sua ex-allieva che l’ha sollecitata a proposito del divieto di “burkini” imposto quest’estate, in certe spiaggia della Francia, dalle autorità locali. Un’occasione per riflettere sulla libertà delle donne, sulla laicità, sulla responsabilità individuale, sulla “paura della libertà” e sull’uso politico della religione.

Una ex-allieva mi chiede di esplicitare il mio parere sul tema del divieto del “burkini”. L’argomento mi ripugna, ma non si può non rispondere agli allievi e così dirò la mia.

1. In tempi di politica-spettacolo i temi futili diventano centrali e distraggono dai problemi veri che ci stanno dietro. Inoltre le notizie con uno sfondo sessuale fanno più scalpore di tutte e ai giornalisti televisivi e cartacei convengono: audience sicura.

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È una questione di diritti. Sul 13 novembre 2015

02/12/2015

di Luisa Accati

Come nel gennaio scorso, dopo aver ricevuto le notizie degli attentati a Parigi abbiamo subito scritto alla nostra amica Luisa Accati, sapendo che si trovava in quella città. Dopo le rassicurazioni, a qualche settimana di distanza ci fa avere questa riflessione.

Cari,
avrei voluto rispondere al vostro messaggio per esteso appena l’ho ricevuto, ma per alcuni giorni sono stata un po’ frastornata, il Bataclan è a 300 metri da casa mia, la sera del 13 ero al cinema a la Bastille e uscendo mi sono trovata in un turbine di polizia, ambulanze e pompieri, arrivata a casa ho sentito le ambulanze per tutta la notte.

L’episodio di terrorismo del 13 novembre a Parigi, purtroppo, conferma e rafforza le mie opinioni relative all’altro attentato, quello del gennaio scorso su cui già avevo scritto per storiAmestre.

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L’importanza della laicità

17/01/2015

di Luisa Accati

Proseguiamo le riflessioni intorno a quanto accaduto a Parigi e in Francia all’inizio dell’anno. Dopo aver mandato subito un commento a “caldo” all’intervento di Mario Infelise, Luisa Accati ci ha inviato queste considerazioni.

1.

Mi ha molto colpito che le osservazioni circa il diverso atteggiamento di americani e francesi verso la religione e verso la libertà di stampa messi in luce da Mario Infelise fossero presenti anche in un articolo di Gonzalo Frasca per la CNN International. Frasca arriva a dire che siamo di fronte a uno scontro di civiltà, ma non si tratta dello scontro fra Islam e Occidente, bensì fra egemonia culturale francese ed egemonia culturale statunitense. Forse questa seconda tesi è un po’ esasperata, ma c’è del vero e dell’interessante nel confronto. In sostanza si tratta della contrapposizione fra laïcité e politically correct. La laïcité del 1905 esclude una volta per tutte la religione dai riferimenti culturali condivisi da tutti i cittadini che costituiscono la società francese, e fa dei diritti civili e politici il centro di appartenenza alla società e alla cultura francesi. Fra i diritti vi è quello di praticare la religione che si vuole, ma nella sfera privata. La centralità dei diritti discende dalla rivoluzione del 1789 e dall’affermazione sette-ottocentesca, illuminista e positivista della scienza in contrapposizione alla verità di fede, quale che sia la fede. Inoltre la laïcité si contrappone alla religione cattolica di gran lunga prevalente e dominante in Francia dove, come scrive Infelise, “la libertà di espressione è stata raggiunta contro la religione dominante ed è garantita dallo stato”.

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La rinuncia al discorso critico. Sull’uso della storia

14/02/2014

di Luisa Accati e Renate Cogoy. Con uno scritto di Elisabetta D'Erme

Sulla scia delle discussioni relative al “giorno del ricordo”, la nostra amica Luisa Accati ci manda un breve resoconto, firmato con Renate Cogoy, sulla vicenda di un gruppo interdisciplinare costituitosi a Trieste nel corso degli anni 2000 per studiare i temi “perturbanti” (in senso freudiano) all’interno di un territorio segnato da nazionalismi e pluriappartenenze etniche e politiche. Nel 2007, questo gruppo è sollecitato da un editore tedesco a produrre un libro a più voci, che viene sviluppato intorno al tema delle foibe. Il resoconto parte da una constatazione: pubblicato in Germania e in Slovenia, dove ha ottenuto attenzione (recensioni, interviste agli autori), il libro è apparso in Italia nel 2010 senza ricevere alcuna accoglienza presso il grande pubblico; nemmeno Il Piccolo di Trieste ha ritenuto di pubblicare una recensione già pronta, e questa totale indifferenza è stata riconfermata fino a oggi. Il sito di storiAmestre accoglie questo resoconto insieme alla recensione inedita, contando di suscitare una discussione sull’uso (o non uso) pubblico della storia, nonché sui meccanismi e le ritualità delle commemorazioni pubbliche.

Ci viene in mente, in occasione della giornata del ricordo, che le scelte editoriali e redazionali possono farci intendere come, talvolta, l’uso politico della storia funzioni per inerzia.

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