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Lucia Gianolla

All’improvviso un bosco di venti piani. Una lettera sbalordita, 22 aprile 2021

22/04/2021

di Lucia Gianolla

La nostra amica Lucia Gianolla – che anni fa ha contribuito al sito con ricordi e oggetti – ci ha scritto subito dopo aver appreso dai giornali del 22 aprile 2021 che la Giunta comunale di Venezia ha approvato la costruzione di una torre di oltre venti piani, lungo viale San Marco, a Mestre. Lo sbalordimento sta nel fatto che finora nessuno ne sapeva niente – nessuna discussione pubblica in merito. Con la richiesta a storiAmestre di seguire la vicenda, dalla storia dell’area – inquinata dai fanghi di Porto Marghera come tutto il Villaggio San Marco –, all’iter amministrativo che ha portato all’annuncio a sorpresa di oggi, all’uso di eufemismi per camuffare la realtà che si ha sotto gli occhi.

Care amiche e amici di storiAmestre,

vi scrivo dopo aver saputo – notizia di oggi 22 aprile 2021 – che la Giunta comunale di Venezia ha approvato la costruzione di una torre di 70 metri lungo il viale San Marco, a Mestre, poco prima della chiesa di San Giuseppe per chi viene da Venezia, su di un’area a cui da anni (come avviene per molte altre nel quartiere) è interdetto l'accesso, perché inquinata. Per chi non lo sapesse, il Villaggio San Marco fu costruito nei primi anni Cinquanta del Novecento, nell'ambito del progetto INA Casa, in una zona acquitrinosa, ai margini della laguna; allora fu “bonificata” utilizzando fanghi provenienti da Porto Marghera. 

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Archiviato in:La città invisibile, Lucia Gianolla Contrassegnato con: Mestre, torre di viale San Marco, urbanistica, Villaggio San Marco

Pialle da falegname (anni Venti)

23/05/2012

di Lucia Gianolla

Questi due attrezzi da falegname sono stati usati da mio papà fin dal 1926, quando a 12 anni è andato a lavorare come apprendista falegname presso la ditta Anfodillo di Venezia.

[Leggi di più…] infoPialle da falegname (anni Venti)

Archiviato in:Lucia Gianolla, Oggetti

I bambini in casa, gli uomini fuori. Il 4 novembre 1966 a Mestre

07/12/2011

di Lucia Gianolla

Proseguiamo la pubblicazione di testimonianze sul 4 novembre 1966. Al suo breve ricordo, Lucia Gianolla allega tre foto scattate nei giorni dell’alluvione al bar da Mansueto, che ora non esiste più; le foto provengono dalla collezione di Antonio Bertato.

Cari amici di storiAmestre,

non ho molti ricordi del 1966, perché ero piccola. Avevo dieci anni e nel caseggiato di quattro appartamenti, dove abitavo e abito ancora, eravamo in sette bambini dai sei ai dodici anni, cinque femmine e due maschi. (Tra l’altro, oggi non ce n’è neanche uno.) C’erano anche altri fratelli, ma non più in età da giocare. Nello spazio che serviva da portabiciclette per tutto il condominio, avevamo creato una sala giochi come si direbbe oggi. Noi lo chiamavamo il nostro “salottino”. Quel mattino ci siamo svegliati ma non siamo andati a scuola perché le strade non erano praticabili e l’acqua ci sarebbe entrata dagli stivali. Dalla parte della corte era tutto allagato. Dalla parte del garage si poteva uscire, ma via Vespucci, che costeggia l’Osellino, era allagata e l’acqua continuava a crescere. Solo gli adulti potevano recarsi fino là a vedere: a noi non era permesso perché troppo pericoloso. I genitori, più che altro i papà, tornavano a casa sconsolati e dicevano che non restava altro che pregare.

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Archiviato in:Centro documentazione città contemporanea, La città invisibile, Lucia Gianolla Contrassegnato con: 4 novembre 1966, alluvione, ricordi

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