di Carlo Freguglia
Il nostro amico Carlo Freguglia ci racconta un’altra sua lettura estiva, un “carteggio tra due amici”, entrambi professori di storia: uno “un Amleto attempato, male in gamba, amabile, talora, quanto la scorza di un fico d’india”, l’altro “un Prospero nel fiore degli anni, fine, saggio, paziente come il suo nonno-bisnonno de La tempesta, anche se del tutto sprovvisto, nel governo dei fatti suoi, di mantello magico, charms (incantesimi, mi raccomando, no caramelle tuttifrutti) e spiriti obbedienti”.
San Giacomo incombe. Dei bravi librai nelle vetrine le copertine chiamano già. Che fare? Persistere nel non curarsi di romanzi (e premi) o approfittare del fico, della sdraio sotto al fico e della caraffina di pastis (tintinnante di glaçons) per una messa in pari (approssimativa, si capisce) giusto il minimo sindacale? A Ferragosto con fico, sdraio e pastis si chiude. Riparte la vita operosa. Bisogna sbrigarsi.