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Letture

Sono brevi schede di libri, riviste, articoli o altre cose lette. Ne raccontano il contenuto, o parte di esso, e le ragioni per cui si è cominciato a leggere, i motivi per cui in quel momento un testo ci sembra adatto, ci accompagna, ci aiuta, oppure ci fa arrabbiare. Sono suggerimenti per cominciare una lettura, forse condividerla o forse evitarla.

L’occhio del ciclone ci guarda. Un libro recente di Amitav Ghosh

03/04/2021

di Mario Tonello

Il nostro amico e socio Mario Tonello ci ha inviato una scheda di lettura di un libro recente, molto discusso in tutto il mondo: La grande cecità – secondo il titolo italiano – dello scrittore e saggista Amitav Ghosh. Una lettura fatta su consiglio di un altro socio e amico, Giacomo Bonan, per accompagnare una sua riflessione sul peso che l’ambiente ha o dovrebbe avere nella pratica storiografica e sul modo in cui storiAmestre ha messo in relazione storiografia e ambiente negli ultimi dieci-quindici anni di attività.

“Chi può dimenticare i momenti in cui qualcosa che sembrava inanimato mostra di essere ben vivo, addirittura pericolosamente vivo? Ad esempio quando un arabesco nel motivo di un tappeto si rivela come la coda di un cane, che, se calpestata, potrebbe provocare un morso a una caviglia”.

Comincia così La grande cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile, il saggio di Amitav Ghosh che ho letto grazie a un suggerimento di Giacomo Bonan, che ne parla a lungo in un suo articolo (Gli storici e l’Antropocene: narrazioni, periodizzazioni, dibattiti, “Passato e Presente”, 104, 2018, pp. 129-143). 

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Archiviato in:Letture, Mario Tonello Contrassegnato con: ambientalismo, Amitav Ghosh, cambiamento climatico, Giacomo Bonan, storia ambientale, storiografia

Energia contro agricoltura. Pagine dal nuovo libro di Giacomo Bonan

16/01/2021

di Giacomo Bonan

Riprendiamo alcune pagine dal libro del nostro amico e socio Giacomo Bonan, Le acque agitate della patria. L’industrializzazione del Piave (1882-1966), da poco uscito per l’editore Viella. Giacomo vi ricostruisce le vicende delle trasformazioni della rete idrografica del fiume durante la transizione industriale dell’Italia, periodo che comincia appunto negli ultimi decenni del XIX secolo e giunge a compimento negli anni Sessanta del Novecento. “Tra le diverse attività connesse all’uso delle acque – scrive nella sua introduzione –, sono tre quelle che hanno contribuito a trasformare il regime idraulico del Piave e la morfologia del bacino in quel periodo: bonifica, irrigazione, produzione di energia idroelettrica. Lo sviluppo simultaneo di questi settori scatenò una serie di contrasti per l’uso delle acque”. Le pagine che riprendiamo qui ricostruiscono la competizione per l’impiego del sistema Piave-lago di Santa Croce tra la Sade e il consorzio della Brentella: quanta acqua per produrre energia idroelettrica e quanta acqua per gli usi agricoli. Questo caso era quello che Bonan aveva scelto di illustrare a soci-e e amici-che di storiAmestre nel settembre 2019, in occasione di un incontro pubblico ospitato dal Dopolavoro ferroviario a Mestre.

Il 3 settembre del 1920, a meno di un anno dalla precedente concessione, fu presentata una nuova domanda di derivazione da parte della Cellina1, anche se la procedura sarebbe stata portata avanti dalla Società idroelettrica veneta (Siv), sempre appartenente al gruppo Sade, che assorbì la Cellina nel 1921. La domanda prevedeva un esponenziale aumento del prelievo dal Piave, dai 6 mc/s già concessi a 30 medi annui, che potevano oscillare tra un massimo di 80 e un minimo di 8 mc/s. Il rilascio da garantire a valle della derivazione di Soverzene veniva dimezzato a 12 mc/s.

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  1. La prima compagnia elettrocommerciale del Veneto, la Società italiana per l’utilizzazione delle forze idrauliche del Veneto, fondata nel 1900, era comunemente nota come “Cellina”, dal fiume in cui costruì i suoi primi impianti di produzione. Entrò formalmente nel gruppo Sade nel 1914. Ndr [↩]

Archiviato in:Giacomo Bonan, Letture Contrassegnato con: acque, industrializzazione, pagine scelte, Piave, storiografia

“Alzare la voce in nome di istanze morali”. Da un libro di Luciano Gallino

22/12/2020

di Piero Brunello

Su consiglio del nostro socio e amico Giacomo Bonan, Piero Brunello ha letto un libro-intervista di Luciano Gallino. Prosegue così la discussione sui temi del libro di Marco D’Eramo, Dominio, aperta da Sannicolò e ripresa da Mario Tonello e Maria Turchetto. 

1. La letterina con cui Sannicolò ci ha presentato il libro di Marco D’Eramo ha avuto l’effetto di far discutere tra noi soci e amici. Quando ne ho parlato con lui, Giacomo Bonan mi ha subito consigliato di dare un occhio a La lotta di classe dopo la lotta di classe (intervista a cura di Paola Borgna, Laterza, Roma-Bari 2013, prima ed. 2012), perché Luciano Gallino, intervistato da Paola Borgna, si occupa degli stessi temi del libro consigliato da Sannicolò.

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Archiviato in:Letture, Piero Brunello Contrassegnato con: Luciano Gallino, Marco D'Eramo, movimento operaio, neoliberismo, socialdemocrazia

“E noi che volevamo almeno un consigliere comunale…” Ancora sull’ultimo libro di Marco D’Eramo

08/12/2020

di Mario Tonello

Il nostro amico e socio Mario Tonello ci ha scritto dopo aver notato la lettera che Sannicolò ci ha spedito qualche giorno fa. Altre considerazioni su Dominio di Marco D’Eramo.

Care amiche e cari amici di storiAmestre,

mentre Sannicolò tirava il fiato prima di mettersi in cammino, e si abbandonava alla frivola lettura di Marco D’Eramo sul Dominio, indicandone i passaggi più illuminanti per i lettori e le lettrici di storiAmestre, io finivo di godermi le sempre più rare parole “di sinistra” rintracciabili sul mercato (D’Eramo ci spiega che i due termini “sinistra” e “mercato” non sono incompatibili: ma mentre la sinistra osteggia il mercato, la destra neoliberista ingloba nel mercato anche la sinistra, pp. 190 e ss.).

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Archiviato in:Letture, Mario Tonello Contrassegnato con: Marco D'Eramo, movimento operaio, neoliberismo, san Nicola

“Migrante: imprenditore di sé che affronta spese per ottenere un miglioramento”. Parole da tradurre, da un libro di Marco D’Eramo 

05/12/2020

di Sannicolò

Il nostro santo favorito si è regalato un libro, e ha deciso di raccontarcelo mentre si sta mettendo in strada per portare i suoi doni. Buon 6 dicembre a chi lo festeggia, anche nel 2020.

Care amiche e amici di storiAmestre, 

abituato a portare in giro regali la notte del 5 dicembre, quest’anno ho deciso di farmi un regalo da me: il libro di Marco D’Eramo, Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi (Feltrinelli, Milano 2020, pp. 252). Costa 19 €, vi assicuro che sono spesi bene, e per convincervi a comperarlo scrivo due righe per illustrarvene il contenuto. Oppure potrete leggerlo in una biblioteca, che dove vivo io sono aperte con orari comodi; so che le vostre sono chiuse o lo sono state a lungo, ma forse presto riapriranno, magari alle regole dei parrucchieri, o almeno dei ristoranti o dei centri commerciali. Nessuna recensione come si deve, non troverei il tempo, immerso come ogni anno nei preparativi prima di  mettermi in strada in compagnia del mio asino, che tra l’altro comincia anche lui, come me, a sentire l’età.

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Da Piazza Fontana alle terre tra Italia e Jugoslavia, passando per Piazza Armerina. Una lettura

15/11/2020

di Lucio Sponza

Il nostro socio e amico Lucio Sponza ha letto l’ultimo libro di Adriano Sofri (Il martire fascista: una storia equivoca e terribile, Sellerio, Palermo 2019), che ci era già capitato di incrociare sul nostro sito, sotto la penna di Claudio Zanlorenzi. Persone e luoghi a distanza di migliaia di chilometri e di decine di anni, una storia di “imprevedibili collegamenti, coincidenze, convergenze e anche digressioni – ma anche di lacune e distorsioni della memoria”.

Tra gli anniversari più o meno celebrati durante il 2020, uno poco ricordato è stato il centenario del Trattato di Rapallo (12 novembre 1920). Per il Regno d’Italia fu firmato da Giovanni Giolitti, che da qualche mese era ritornato alla guida di quello che sarebbe stato il suo ultimo governo, e dai rappresentanti del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni – la futura Jugoslavia. Scopo della trattativa era risolvere la difficile questione del confine fra i due paesi. A sollecitare il raggiungimento di un accordo contribuì l’occupazione dannunziana di Fiume (settembre 1919), che non era fra i territori assegnati all’Italia dall’armistizio e dal novembre 1918 era sotto il comando militare interalleato.

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Archiviato in:Letture, Lucio Sponza Contrassegnato con: Adriano Sofri, antifascimo, confine orientale, fascismo, Piazza Fontana

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