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Giovanni Levi

Sui mancati miti fondativi dell’Italia. Uno scambio di lettere su Porta Pia

28/09/2020

di Giovanni Levi

Qualche giorno fa abbiamo sentito il nostro amico Giovanni Levi, per felicitarci per la nuova edizione del suo L’eredità immateriale (presentata a Venezia, presso l’Ateneo Veneto, il 22 settembre scorso) e per chiedergli un commento alla notizia del ministro della Salute della Repubblica italiana Roberto Speranza che nomina un arcivescovo alla presidenza della “Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana”; per di più a ridosso del centocinquantesimo anniversario di Porta Pia che anche noi abbiamo ricordato. Ci ha risposto così.

(fb, pb)

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“Le cose importanti succedono quando apparentemente non succede niente”. Una lettera sulla storia “magistra”

08/06/2019

di Giovanni Levi

Il nostro amico Giovanni Levi ha scritto una mail a Piero Brunello, dopo aver letto il testo del suo intervento alla festa di storiAmestre del 25 maggio scorso. Abbiamo avuto il suo permesso di renderla pubblica.

Caro Piero,

anche io non ho firmato l’appello sulla storia lanciato da Giardina e da Repubblica, un po’ per pigrizia e per diffidenza per gli appelli corporativi, un po’ perché mi pare che la storia sia mal insegnata, pericolosamente semplificata, fattuale, lineare ecc., mentre dovrebbe essere concentrata su punti specifici per insegnare la complessità, cioè a pensare. Così com’è insegnata oggi è certamente magistra dell’idea del progresso, della vittoria dei “meritevoli”, del prevalere delle élites intellettuali, dell’importanza solo dei vincitori e della dimenticanza degli sconfitti.

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Intimità marrana

31/12/2015

di Giovanni Levi

Le riflessioni di uno storico e biografo su come affrontare la questione dell’intimità: i rapporti tra biografia e vita, tra storia e psicanalisi, tra autore e personaggi, tra ricerca d’archivio ed esperienze e ricordi autobiografici. Questo saggio, inedito in italiano, è uscito in francese, sotto il titolo Intimité marrane, sulla rivista di psicanalisi Penser/Rêver (n. 25, 2014, pp. 103-113).

L’intimità è una emozione ambigua, che possiamo osservare dall’esterno ma che non possiamo verbalizzare. Ed è ambigua anche nel momento in cui si vive direttamente. È di fatto il luogo in cui convivono in conflitto conscio e inconscio, la divaricazione fra la vita conscia della veglia e quello che riappare nei sogni. La stessa intimità con sé stessi, la propria vita intima si manifesta come emozione ma non può superare la contraddittorietà dell’accettazione e della resistenza, dell’abbandono e della scelta. Gli storici e i biografi – è questo il mio mestiere – si scontrano sempre con la sensazione che le biografie cha ricostruiscono siano false, troppo coerenti, troppo lineari per affrontare davvero la vita dei personaggi che studiamo. Le vite che raccontiamo rischiano così sempre o di essere immaginate come esemplari, tipiche o di essere in qualche modo caricature. Di noi stessi sappiamo che i documenti che ognuno di noi lascia dietro di sé, non sono che frammenti miseri di qualcosa che li eccede enormemente.

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Possiamo fare a meno della verità? (Una storia della storia culturale)

01/10/2015

di Giovanni Levi

Il nostro amico Giovanni Levi ci permette di pubblicare il testo fatto circolare il 28 settembre 2015 in occasione della lezione – “Une histoire de l’histoire culturelle” – che ha tenuto a Firenze, presso l’Istituto Universitario Europeo, in occasione dell’apertura dell’anno accademico 2015-2016. Una riflessione sulla storiografia recente, sull’utilità e i danni della storia culturale, con un elogio del continuo sforzo della ricerca della verità, e l’auspicio che una storiografia capace di riprendere in debito conto la dimensione sociale sia capace di “spiegare il significato e la possibilità dell’agire degli uomini e, perché no?, [di] trasformare il mondo”.

1. Per parlare di storia culturale mi pare necessario partire da due considerazioni, forse banali ma essenziali. La prima è l’osservazione su una fondamentale differenza fra storia e fiction. Gli storici scrivono sempre lo stesso libro: ogni anno escono cinquanta libri su Filippo II o su Napoleone. Mentre Guerra e pace non può essere ripetuto, gli storici continuano a moltiplicare i punti di vista e le interrogazioni sulla medesima realtà, inesauribile. Questo non vuol dire che la storia e la letteratura non abbiano in comune un domandarsi senza fine sull’umanità, sui suoi misteri e sui suoi significati. Ma l’oggetto è relativamente più stabile per gli storici. Il perché mi pare evidente: una diversa ricerca della verità, due modi diversi di interrogarsi, due verità, una storica e una narrativa, con implicazioni di metodo e di discorso differenti. Gli storici cercano di avvicinarsi alla realtà di qualcosa che è successa nel passato, che ha lasciato una molteplicità disorganica di tracce e lo fanno con l’esplicita consapevolezza che la realtà è inesauribile, che non sarà mai ricostruita nella sua definitiva concretezza. Ma è una ricerca di verità che non può dimenticare che questo infinito avvicinamento è insieme limitato, parziale ma non privo di un contenuto concreto di verità. Se c’è una cosa che affascina nel lavoro dello storico è proprio questa così umana coscienza dei limiti del nostro conoscere che tuttavia è l’inseguimento infinito della conoscenza. La pratica metaforica della condizione umana.

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Quali sono le cose su cui riflettere dopo il 7 gennaio 2015?

16/01/2015

di Giovanni Levi

Terzo intervento in merito a quanto accaduto a Parigi e in Francia. Dove Giovanni Levi invita a riflettere su temi diversi da quelli della libertà di stampa.

La libertà di espressione è senz’altro uno degli aspetti della vicenda, ma sarebbe molto riduttivo parlare di quello che è successo a Parigi solo come un problema di libertà di stampa. Non è un caso che alla grande manifestazione di Parigi abbiano partecipato numerosi capi di stato che impediscono anche la più elementare libertà di stampa insieme a molte altre libertà essenziali (delle donne per esempio). Quindi dobbiamo domandarci se le risposte che vengono e verranno date, che saranno certo in direzione di controlli di internet, violazioni di libertà di stampa ecc., siano una risposta legittima e in ogni caso sufficiente a atti terroristici.

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La Bibbia secondo Zaia, Gelmini e Scola

17/09/2010

di Giovanni Levi

Dopo aver letto la notizia che il governatore della Regione Veneto Zaia intende regalare una copia della Bibbia a ogni studente veneto, abbiamo chiesto un parere a Giovanni Levi. Ecco la sua gentile risposta.

Cari amici di sAm,

mi chiedete se ho letto la notizia che Zaia regalerà la Bibbia a ogni studente veneto, con plauso della Gelmini ed entusiasmo del patriarca di Venezia Scola.

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