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Giovanni (Franco) Colle

L’armata perduta di Cambise. Per un’inchiesta sui bellunesi emigrati a Mestre e Marghera

19/10/2012

di Giovanni (Franco) Colle

Pubblichiamo la trascrizione dell’intervista che, qualche anno fa, Maria Giovanna Lazzarin ha fatto a Giovanni (Franco) Colle a proposito di un progetto di inchiesta. La ricerca non è ancora mai cominciata; chissà, potrebbe essere questa l'occasione per farla partire.

Quest’intervista racconta quanto sia difficile cercare le tracce di persone che se ne sono andate dai loro paesi dintorno Belluno per andare a lavorare nelle fabbriche di Marghera e, come per l’armata di Cambise perduta nel deserto, indirettamente chiede se c’è qualcuno che, leggendo, possa aiutare nella ricerca. (M.G.L.)

Giovanni Colle. La mia idea è nata dal fatto che una volta, nel 1975-76, sono stato invitato ad andare a un’assemblea indetta dai sindacati a Marghera, perché volevano fare il punto della situazione dei tecnici sia nel pubblico che nell’industria privata. Quando sono arrivato là mi son trovato seduto a fianco a delle persone che ho scoperto essere di Belluno e dintorni, i quali lavoravano in queste fabbriche – adesso non ne ricordo neanche più i nomi – e che vedevano in pericolo, se non il posto di lavoro, il loro posto di tecnici che avevano un ruolo negli organigrammi delle imprese. A dir la verità mi meravigliai un po’ perché pensavo che le industrie di Marghera fossero inaffondabili e invece mi si disse che ormai cominciavano a tagliare sui costi, sui costi del personale e, come succede abbastanza spesso, sul costo del personale intermedio. Feci delle domande e mi dissero che erano venuti via da Belluno, dai paesi dintorno Belluno per trovarsi un lavoro e addirittura qualcuno mi disse che i genitori avevano perso il lavoro, se non ricordo male, al Mas alle Roe e in cambio gli avevano dato il posto a Marghera che avevano accettato pensando che a Marghera comunque avrebbero avuto posti di lavoro inaffondabili. Per cui mi venne in mente che quando ero ragazzo c’era un trenino che collegava Bribano con Agordo, c’era l’industria delle miniere ad Agordo e anche al Mas alle Roe, c’era un indotto o addirittura la succursale delle industrie di Marghera, saran stati Montedison, Sicedison, non so come chiamavano allora queste industrie che trattavano pirite e altri minerali e avranno assunto personale sul posto e quando hanno chiuso bottega, probabilmente perché non erano più convenienti, queste persone sono state spostate a Marghera e i loro figli avevano proseguito la carriera a Marghera.

[Leggi di più…] infoL’armata perduta di Cambise. Per un’inchiesta sui bellunesi emigrati a Mestre e Marghera

Archiviato in:Giovanni (Franco) Colle, La città invisibile, Maria Giovanna Lazzarin Contrassegnato con: Belluno, inchiesta, intervista, Marghera, Mestre, migrare

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