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Gianni Rodari

Dal nostro inviato speciale a Porto Marghera. Per il centenario di Gianni Rodari

23/10/2020

di Gianni Rodari

Ricordiamo Gianni Rodari nel centenario della sua nascita (Omegna, 23 ottobre 1920) ripubblicando la cronaca che scrisse, come inviato speciale dell’Unità, all’indomani della sparatoria della polizia sugli operai della Breda, nel marzo 1950.  

(Dal nostro inviato speciale) Venezia, 15 [marzo]. – Sul cancello del Cantiere Breda – una pesante lastra di lamiera grigia – e sui muri rotti della portineria, gli operai hanno contornato con un piccolo cerchio di gesso i segni lasciati dai proiettili della polizia. Vi sono scrostature in alto, sopra la porta riservata all’ingresso delle maestranze maschili (gli impiegati e le donne entrano da altre porte); e c’è una fitta gragnuola di tracce in basso, ad altezza d’uomo: all’altezza del capo di Virgilio Scala, dell’addome di Nerone Piccolo, della gamba di Vittorio Motta, i tre operai che sono stati raggiunti dai colpi di arma da fuoco. Altri tre sono stati colpiti coi calci dei fucili e solo le radiografie potranno rivelare le eventuali lesioni interne o fugarne il timore.

Celerini e carabinieri hanno sparato in basso le loro raffiche micidiali. A Venezia come a Modena, come a Melissa, la polizia ha mirato all’uomo, ha sparato per uccidere. Sino a questo momento sembra che non ci sia riuscita: i due feriti gravi, Scala e Piccolo, pur permanendo in condizioni difficilissime, hanno passato una notte abbastanza calma.

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Archiviato in:Gianni Rodari, La città invisibile, Quaderni Contrassegnato con: anniversari, cronaca, Mirella Vedovetto, Porto Marghera, storia del movimento operaio

1. Breda, marzo 1950

26/11/2005

L'intervento del sindaco Giobatta Gianquinto. Le cronache di Gianni Rodari

a cura di Mirella Vedovetto, postfazione di Giorgio Molin

autunno 2005, 88 pp., 5 euro

"Si capisce, per Mestre era già corsa la voce: c'erano i feriti all'ospedale, a Mestre. Una fiumana immensa di operai era in gioco: guai averla lasciata sola; guai aver lasciato questa massa in contatto con la polizia in quel momento. Guai. Siamo a Mestre. In piazza bisognava parlare, bisognava che io fossi l'interprete dei loro sentimenti, e che chiarificassi loro i loro stessi sentimenti. E ho parlato."

Giobatta Gianquinto

"Le tracce sui muri di cinta disegnano un fitto rosario di scrostature e di cerchietti rossi. Non vi sarebbero segni diversi su quel tragico muricciolo, se fosse stato sede di una esecuzione di massa."

Gianni Rodari

Nel marzo 1950 la polizia spara sugli operai raccolti in sciopero di fronte al cantiere navale Breda di Porto Marghera. Scioperavano perchè da mesi non ricevevano il salario e, nonostante le autorità fossero state sollecitate senza sosta, nulla era stato fatto per garantire loro il diritto al lavoro. Ma dalla parte degli operai c'erano il sindaco comunista di Venezia, Giobatta Gianquinto, e i cittadini. Lo stesso sindaco e Gianni Rodari, al tempo giornalista de "l'Unità", ci raccontano la loro storia attraverso verbali di sedute comunali e articoli di giornale, fonti raccolte da Mirella Vedovetto. Nella postfazione, Giorgio Molin, ci parla della condizione di lavoro degli operai cinquant'anni dopo.

Archiviato in:Gianni Rodari, Giobatta Gianquinto, Giorgio Molin, Mirella Vedovetto, Quaderni Contrassegnato con: movimento operaio, storiografia

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