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Giannarosa Vivian

La prima guerra mondiale nei ricordi di Agatha Christie

12/03/2014

di Giannarosa Vivian

Giannarosa Vivian ha letto l’autobiografia di Agatha Christie e ce ne ripropone le parti relative agli anni della prima guerra mondiale. È il periodo in cui la ventenne Agatha Miller lavora come infermiera in un ospedale di Torquay, sulla costa del Devon, che accoglie anche i feriti dal fronte; si sposa prendendo il cognome di Christie; quando viene destinata a un monotono lavoro nel dispensario, comincia a pensare le sue storie poliziesche e crea Hercule Poirot. E gli ultimi mesi della guerra li passa a Londra, alle prese con le incombenze di una giovane donna che si trova a mandare avanti una casa.

1. Prima del 1913 non si era avuta alcuna premonizione della guerra, ricorda Agatha Christie nell’autobiografia che scrisse tra il 1950 e il 1965 e che uscì postuma nel 1977 (An Autobiography, Collins, London), tradotta l’anno dopo in italiano col titolo La mia vita (traduzione di Maria Giulia Castagnone, Mondadori, Milano 1978).

«Gli ufficiali di marina a volte scuotevano il capo e mormoravano “Der Tag”, ma l’avevamo già udito con tanta frequenza negli ultimi anni da finire per non prestarvi più attenzione. Poteva forse essere un ottimo spunto per un romanzo di spionaggio, ma la realtà era un’altra. Nessun paese sarebbe stato tanto pazzo da far guerra a un altro, tranne che in posti come la frontiera di nord-ovest o qualche angolo dimenticato» (p. 229). Questa la convinzione diffusa tra la gente.

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Archiviato in:Agatha Christie, Giannarosa Vivian, Letture Contrassegnato con: prima guerra mondiale, ricordi

Il Villaggio marino di Caroman. Una gita e un libro (agosto 2012)

29/10/2013

di Giannarosa Vivian

Un libro nel cestino della bici: nell’estate 2012 Giannarosa Vivian fa una gita a Caroman, un’oasi naturalistica all’estremità sud dell’isola di Pellestrina, usando come guida per la sua escursione una breve storia del villaggio marino sorto in una parte dell’area a inizio Novecento, pubblicata verso la fine degli anni Sessanta e praticamente introvabile. Il consiglio di Giannarosa Vivian è visitare l’oasi prima che venga realizzato il progetto di costruzione di 42 villette già approvato dalle autorità locali. E muoversi per scongiurare il peggio. Anche grazie al lavoro delle associazioni ambientaliste, i lavori al momento sono bloccati, ma chissà per quanto…

1. Chi ha percorso i viottoli sterrati dell’oasi di Caroman – e d’estate probabilmente lo avrà fatto fermandosi a cogliere le grosse more che piegano i rami dei rovi – sa che girando a sinistra si arriva in spiaggia. Chi invece è andato dritto, seguendo la stradina polverosa che sale e scende dolcemente fino alla laguna, si sarà trovato davanti lo skyline elegante di Chioggia, soffuso di una leggera foschia nel caso di una giornata calda. L’Adriatico a sinistra, Chioggia davanti, oltre l’omonima bocca di porto. 

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“Lunga vita a storiAmestre”

02/06/2013

di Giannarosa Vivian

Pubblichiamo il discorso tenuto da Giannarosa Vivian, presidente di storiAmestre per il biennio 2012-2013, il 25 maggio 2013, a Forte Mezzacapo, in occasione della festa per i 25 anni di storiAmestre.

Nell’associazione storiAmestre la presidenza dura due anni. Anche se è casuale, devo dire che sono contenta che questo anniversario in cui festeggiamo i 25 anni di vita dell’associazione capiti mentre la presidente sono io.

Per le poche persone qui presenti che ancora non la conoscono dirò due parole su storiAmestre, e lo farò a partire dall’articolo 2 dello statuto. [Leggi di più…] info“Lunga vita a storiAmestre”

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13. Acque alte a Mestre e dintorni

09/03/2013

Storie, luoghi, persone (2006-2011)

a cura di M. Luciana Granzotto e M. Giovanna Lazzarin

con contributi di: Giuseppe Baldo, Piero Brunello, Luigi D'Alpaos, Lorenzo Del Rizzo, Andrea Ferialdi, Claudio Pasqual, Alessandro Pattaro, Luca Pes, Pino Sartori, Francesco Vallerani, Giannarosa Vivian, Michele Zanetti, Claudio Zanlorenzi e numerose testimonianze raccolte dalle curatrici.

Uscita: marzo 2013, 184 pagine, 14 euro

Le alluvioni di terraferma che fin dall’Ottocento coinvolgevano ampie zone della terraferma veneziana sono un fenomeno conosciuto. Ma dal settembre 2006 e 2007 si sono verificati così estesi allagamenti e danni tanto ingenti ai quartieri urbani e alla zona industriale, da mobilitare persone e istituzioni. Dal 2008 storiAmestre ha cominciato a riflettere su ciò che era accaduto in quei giorni ai quartieri della terraferma veneziana e ai comuni di cintura investiti, con tempi e intensità diverse, dalla stessa emergenza. C’era inizialmente la curiosità di capire come un evento straordinario fosse riuscito ad attivare l’energia delle persone, in un momento storico in cui sembra esserci una forte disaffezione verso la cosa pubblica.

Tante erano le domande: Quali ne sono le cause? Quali forme di sapere del territorio vengono messe in gioco? Come agiscono le persone di fronte a un evento straordinario? Quale ruolo svolgono le istituzioni? Quale sviluppo si può pensare per un futuro sostenibile del territorio e delle sue acque?

Le risposte sono raccolte nei sei capitoli del libro, opera di studiosi di diversa esperienza: geografi come Francesco Vallerani, geologi come Aldino Bondesan, ambientalisti come Michele Zanetti, storici come Piero Brunello e Luca Pes, ingegneri idraulici come Luigi D’Alpaos, oltre a tecnici dei Consorzi di bonifica e agli esponenti dei diversi Comitati. Le curatrici hanno poi raccolto notizie ed esperienze di altre venticinque persone che in questi anni sono state alle prese con le conseguenze di alluvioni.

Archiviato in:Acque alte a Mestre e dintorni, Alessandro Pattaro, Andrea Ferialdi, Centro documentazione città contemporanea, Claudio Zanlorenzi, Francesco Vallerani, Giannarosa Vivian, Giuseppe Baldo, Lorenzo Del Rizzo, Luca Pes, Luigi D'Alpaos, Maria Giovanna Lazzarin, Maria Luciana Granzotto, Michele Zanetti, Piero Brunello, Pino Sartori, Quaderni Contrassegnato con: alluvione, intervento, intervista, ricordi, storiografia

Ricetta di cucina in cornice di radica (1947-2000)

11/11/2012

di Giannarosa Vivian

              

Mettendo ordine nei cassetti in casa di mio papà, un giorno trovai un foglietto ingiallito ripiegato in quattro. La calligrafia è quella di certi documenti ottocenteschi, il linguaggio è curato, la firma illeggibile.

Scritta su un foglio stretto e lungo, questa ricetta del baccalà alla vicentina sembra una poesia con qualche rima nel passaggio da una fase di lavorazione all’altra, per esempio: “Prendete / 1 ½ di baccalà bagnato / tagliatelo a pezzi / ben asciugato” e alla fine “cuocete al forno / moderato e dovrà / esser leggermente / gratinato”. [Leggi di più…] infoRicetta di cucina in cornice di radica (1947-2000)

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8 settembre 1943: fuga nel tunnel

11/09/2012

di Angelo Vianello, a cura di Giannarosa Vivian

Questo ricordo dell’8 settembre 1943 è tratto da un manoscritto inedito di Angelo Vianello (Pellestrina 1922-Campalto 1999). Ortolano, reduce dalla ritirata di Russia, viene a sapere dell’armistizio nella caserma di Montorio, oggi periferia di Verona. Fatto prigioniero dai Tedeschi, sente che è giunto “il momento di lottare per la mia libertà”: rifiuta l’arruolamento nei reparti militari italo-tedeschi, abbandona lo zaino, prende con sé una borsa con vestiti borghesi messi da parte in precedenza, e con un commilitone s’infila in un tombino di scarico delle fogne.

Dunque [… ] si tratta d’una cosa mia personale accadutami da militare, in un mattino dopo i susseguenti primi giorni dell’otto settembre 1943. Allora mi trovavo a Montorio di Verona, nella caserma, in attesa di nuove disposizioni dopo gli eventi avvenuti con la caduta del Regime Fascista e lo sfasciamento delle Forze Armate.

Io allora ero appena da poco tempo rientrato dal fronte Russo, con le peripezie mie provate con la ritirata in quell’inverno freddo, ma fortunato o graziato di avermi salvato e ritornato in Italia. Ma improvvisamente mi sono trovato come tutti gli altri militari presenti a questo nuovo evento militare, tragico e confusionale, disordinato, e quasi subito immediato, ci siamo trovati presi e dominati dai Tedeschi, che ci disarmarono lasciandoci umiliati, nell’abbandono personale, attendendo notizie tranquillanti nei nostri riguardi da parte dei nostri comandi del reparto del nostro gruppo. Ma che non arrivarono mai, lasciandoci in balia ai Tedeschi.

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