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Giannarosa Vivian

Tola da lavàr, ovvero Tavola per lavare i panni (fine anni 1940-primi anni 1950)

07/03/2021

di Giannarosa Vivian

Tola da lavàr, asse di legno (cm 74×46) da appoggiare sopra i due manici di un mastello per il bucato; in alto, il posto per il sapone. Ha due facce: quella con la scanalatura serve per poter strofinare i panni più pesanti, dopo averli insaponati; quella liscia viene usata per la biancheria più delicata. Chi lava si mette dietro, in piedi. È fatta con un’unica tavola (di pioppo?). 

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Con un cannocchiale in piazza San Marco. Escursione di un curioso di cose veneziane

04/11/2020

di Francesco Zane, a cura di Giannarosa Vivian

Pubblichiamo un testo inedito del nostro amico Francesco Zane, che ci ha lasciati un mese fa. Il giorno dell’equinozio di primavera del 2019, due “curiosi di cose veneziane” si incontrano a San Marco sotto il campanile e osservano le ombre e gli orologi della piazza. Appunti e progetti per una ricerca incompiuta.

Giovedì 20 marzo 2019, non ci sono i piccoli a casa mia, è una bella giornata di sole (è essenziale) e decido di andare a San Marco: voglio osservare la meridiana di Sant’Alipio e dove cade l’ombra del campanile di San Marco. Non è un giorno qualsiasi: per gli astronomi contemporanei stasera alle 22,58 ci sarà l’equinozio di primavera 2019. Per gli antichi veneziani, che contavano i giorni dal tramonto del sole, sarebbe stato già il 21 di marzo… in regola con la data scolastica di inizio primavera.

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L’Orologio di San Pietro di Castello a Venezia. Diario di un ritrovamento

08/10/2020

di Francesco Zane, a cura di Giannarosa Vivian

Francesco Zane, amico di storiAmestre e autore del Quaderno Che ora era. Antichi orologi pubblici a Venezia (2017, uno dei nostri best seller), se ne è andato qualche giorno fa. Con il suo diario inedito della scoperta sul campanile di San Pietro di Castello a Venezia, portiamo indietro le lancette di 12 mesi, per salutare Francesco nel pieno delle sue ricerche e della sua passione, in una notte dedicata alla lettura. Giannarosa Vivian ci ha fatto avere il testo e lo ha curato, accompagnandolo con un commiato che pubblichiamo in calce.

Venerdì 20 settembre 2019, ore 8:45

È da alcuni anni che cerco il modo di salire su per il campanile di San Pietro di Castello. Così come è già successo per analoghe richieste, nonostante la mia dichiarazione di “motivi di studio”, la liberatoria di responsabilità per eventuali danni subiti e la presentazione di C.I., dalla quale si evince che sono maggiorenne, mi sono trovato ancora una volta davanti a un muro senza porte.

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“Nell’anno sessantacinque, nostro evo”. Leggere Daniel Defoe in quarantena

01/04/2020

di Giannarosa Vivian

La nostra amica e socia Giannarosa Vivian ha letto un classico per questi tempi: La peste di Londra, di Daniel Defoe. Il libro che ha avuto tra le mani è la seconda edizione italiana, del 1942 (La peste di Londra. 1722, traduzione di Elio Vittorini, Bompiani, Milano; la prima edizione era uscita nel 1940). 

Quando nel 1665 a Londra scoppiò una terribile pestilenza Daniel Defoe doveva avere all’incirca cinque anni. Quasi sessant’anni dopo, nel 1722, la racconta in un libro (A journal of the plague year) che sta a metà tra il romanzo e il resoconto, scegliendo come voce narrante un sellaio di Whitechapel. Per ripercorrere l’anno infausto dell’epidemia – il suo progressivo dilagare di zona in zona, le decisioni che vennero prese dalle autorità, le conseguenze sociali ed economiche – Defoe si avvale dei documenti dell’epoca, sulla base dei quali riporta con precisione numeri, luoghi, date, nomi. Si capisce però che attinge anche a un’altra grande fonte, cioè ai ricordi mantenuti vivi nel tempo grazie a storie che passano di bocca in bocca, di casa in casa, e che a lui capitò di ascoltare, chissà quante volte e in quante varianti diverse, per tutta la vita. Sono episodi, scene, dialoghi che vengono messi in scena talvolta nella forma classica del copione teatrale.

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Il femminismo pacifista e la Prima guerra mondiale

12/05/2015

di Giannarosa Vivian

Pubblichiamo il testo dell’intervento che Giannarosa Vivian ha tenuto all’incontro pubblico Mai in nome della guerra, organizzato dall’associazione culturale “I Sette Nani” in collaborazione con la Municipalità di Chirignago Zelarino il 15 marzo 2015. Segnaliamo che il testo del discorso di Jane Addams, alla presidenza del Congresso Internazionale delle Donne per la Pace del 1915, sarà pubblicato nelle “pagine di storiAmestre” del prossimo Quaderno dell’associazione, in uscita a fine maggio: seguiranno presto ulteriori informazioni.

Il Congresso dell’Aja

Dal 28 aprile al 1 maggio 1915 si svolse all’Aja il Congresso Internazionale delle Donne per la Pace. L’Europa era in guerra da poco meno di un anno, e di lì a un mese sarebbe entrata in guerra anche l’Italia. Il Congresso, organizzato da donne provenienti tanto da Paesi belligeranti quanto da Paesi neutrali, rappresenta un momento importante della storia del femminismo pacifista – e del pacifismo in generale –, perché fu il primo a essere organizzato a livello internazionale con la guerra in corso, e dopo che i partiti socialisti – tranne quello italiano – si erano schierati a fianco dei rispettivi governi. Benché fosse un momento di angoscia, e per molte delle donne presenti di profondo dolore personale, l’incontro portò un segnale di speranza in un futuro in cui le guerre sarebbero state messe al bando: espresse la convinzione che la barbarie poteva essere contrastata dall’impegno di donne e uomini di pace, e ribadì la fiducia che alla fine la violenza e l’ingiustizia non l’avrebbero avuta vinta sull’umanità e sulla civiltà. 

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Viene la Santa Lucia. Ricordi

12/12/2014

di Giuliana Bertacchi, a cura di Giannarosa Vivian

Pubblichiamo un ricordo inedito di Giuliana Bertacchi (1938-2014) sul rito dei doni ai bambini la notte dal 12 al 13 dicembre a Bergamo: come diceva la filastrocca, “con la borsa del papà / Santa Lucia / la ‘egnerà”. Regali e classi sociali tra gli anni della seconda guerra mondiale e il primo dopoguerra; le ragioni di una certa antipatia per Santa Lucia a distanza di cinquant’anni. Con una nota di Giannarosa Vivian. Cogliamo l’occasione per ricordare che il 19 dicembre 2014 la Giunta comunale di Bergamo conferirà  a Giuliana la benemerenza cittadina 2014.

A Bergamo (e provincia) “viene” la Santa Lucia, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre. La formula tra i bambini era appunto: “A te, chi ti viene?”. Era negli anni di guerra e del primissimo dopoguerra, quando gli sfollati milanesi, soprattutto delle classi medio-alte, erano approdati in città alta, anzi nelle ville dei colli (San Vigilio, etc.).

A loro, invece, “veniva” Gesù Bambino. Lo consideravamo una barbarie, anche perché non c’era coreografia di asinelli con ceste; solo un neonato mezzo nudo; non c’erano filastrocche ad hoc, come per la 

Santa Lucia
mamma mia
con la borsa del papà
Santa Lucia
la egnerà (verrà)…

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