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La città invisibile

Il riferimento a Italo Calvino è evidente, ma il titolo di questa sezione del sito è un’archeologia di storiAmestre: riprende quello del primo convegno organizzato dall’associazione nel 1988. L'associazione, allora ai suoi primi passi, proponeva di riflettere sia sulla storia di Mestre e di quel più ampio territorio il cui sviluppo nel Novecento è stato determinato dalla presenza del grande polo industriale di Porto Marghera, sia sulle storie e sulla memoria dei suoi abitanti.

Da allora, “città invisibile” riassume lo spirito dell’associazione, che si può trovare descritto anche nell’articolo 2 del suo statuto. Dal 2006, il sito ne dà un’interpretazione ampia, allargando i confini della città invisibile e cercando legami tra chi abita in molte città invisibili.

Quell’ignoto soldato tedesco

09/09/2006

di Ilario Dittadi

In quell’immane tragedia che è stata la seconda guerra mondiale, l’episodio che sto per raccontare è ben piccola cosa. Pochi lo ricorderanno ancora. Nemmeno il prete del piccolo paese al quale mi rivolsi nel tentativo di saperne di più mi poté aiutare. Un fatto, insomma, come tanti altri di quegli anni terribili, inevitabilmente destinato a essere dimenticato. Non da me però. Le circostanze in cui sessant’anni dopo ne venni a conoscenza, il luogo nel quale mi fu raccontato, le sensazioni che avevo provato poco prima e che provai poco dopo averlo ascoltato mi danno questa certezza.

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Archiviato in:Ilario Dittadi, La città invisibile Contrassegnato con: prima guerra mondiale, ricordi, seconda guerra mondiale

Ca’ Emiliani, 26-27 ottobre 1996

08/09/2006

di Filippo Benfante

(Quelli che seguono sono appunti scritti "a caldo" il 27 e 28 ottobre 1996; li ho rivisti nel marzo 2006 prima di pubblicarli su questo sito; NdA)

1. Devo essere alla Casa del popolo di Ca’ Emiliani sabato 26 ottobre 1996 alle 15. Ho un appuntamento con un fotografo, Stefano Ghesini, che conclude l’allestimento di una mostra di immagini del quartiere che sarà inaugurata il giorno dopo. È tipico: documentazione e memoria alla vigilia di una distruzione. Stanno per abbattere le ultime vecchie case, casette e baracche, e anche la Casa del popolo farà la stessa fine nel giro di poco. Sono stati Piero Brunello e Fabio Brusò a coinvolgere me e alcuni altri in una ricerca che stanno completando. Ci chiedono di andare alla Casa del popolo per avere le impressione di ragazzi giovani (siamo tutti sui vent’anni) che non ne sanno nulla. È una specie di esercizio di curiosità umana, per noi e per loro.

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Archiviato in:Filippo Benfante, La città invisibile Contrassegnato con: Ca' Emiliani, Casa del popolo, cronaca, descrizione, Marghera

Il campo rom dell’Olmatello (Firenze), 30 ottobre 1998

08/09/2006

di Filippo Benfante

(Quelli che segono sono appunti scritti "a caldo", il 1° novembre 1998; li ho rivisti una prima volta nel gennaio 2003 e quindi nel marzo 2006 prima di pubblicarli su questo sito. NdA)

Il pomeriggio del 30 ottobre 1998 sono stato al campo rom dell’Olmatello, periferia nord di Firenze. Piero Colacicchi, un amico, attivista nell’«Associazione per la difesa dei diritti delle minoranze», ci è dovuto andare per un’emergenza – una bambina si è ustionata una mano su un cavo elettrico volante –, e mi ha chiesto di accompagnarlo.

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Archiviato in:Filippo Benfante, La città invisibile Contrassegnato con: campo rom, descrizione, Firenze, Piero Colacicchi

Casette operaie

07/09/2006

di Claudio Zanlorenzi

Quelli che seguono sono brani tratti da Claudio Zanlorenzi, Casette operaie. un esempio di autocostruzione a Zelarino (1957-1963), appendice a Vittorio Roi Beretta, Fare ordine nella città metropolitana. Mestre, Spinea, terraferma e il progetto di terza zona industriale (1950-1970), Cierre, Verona 2002, pp. 128-158, con mappe e fotografie. La ricerca di Zanlorenzi è frutto di tre interviste fatte nel maggio 1999.

Silvano faceva il manovale da qualche anno. Aveva trovato lavoro in un cantiere dopo qualche tempo che faceva trasporti col carro e cavallo. Chiese se assumevano e passò sotto impresa. Quest’ultima era la ICCEM. Fare case era il suo lavoro ma non aveva esperienza. In questo ambiente trovò le persone che gli diedero un aiuto per “buttare su a casa”. Un suo capo venne un giorno a impostare i lavori di scavo delle fondamenta e delle mura portanti. Di sera, dopo il lavoro, Silvano “tirava su muri” da solo. Di sabato pomeriggio e di domenica i colleghi davano una mano. Un parente in bicicletta da Campalto gli portò un rotolo di filo spinato per recintare in modo approssimativo l’area e “par armare i muri con un poco de fèro”.

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Via Einaudi, ore 18. Un blocco stradale

07/09/2006

di Claudio Pasqual

È martedì 15 febbraio. Sono le sei meno cinque di sera. Scendo in strada per andare a una manifestazione. In realtà, per partecipare a un blocco stradale. Il “Comitato contro il traffico (inutile) in centro” ha chiamato i cittadini a protestare contro il comune per la situazione a suo dire intollerabile, per grado di congestione e inquinamento, nel quadrilatero delle vie Torre Belfredo-Circonvallazione-Einaudi-Giuliani. Lo ha fatto infilando nella buca delle lettere di ogni abitazione della zona un volantino con su scritti i motivi della protesta e tre numeri di telefono.

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Archiviato in:Claudio Pasqual, La città invisibile Contrassegnato con: cronaca, manifestare, Mestre, traffico

La Barcellona di Pepe Carvalho

07/09/2006

di Claudio Pasqual

Qui si seguito, la relazione che Claudio Pasqual ha presentato all’incontro sul tema “Come si racconta una città”, organizzato dall’associazione storiAmestre presso il Centro Civico di via Sernaglia, a Mestre, martedì 2 dicembre 2003.

Ho scelto Barcellona perché amo Pepe Carvalho, l’investigatore privato creato dallo spagnolo Manuel Vàzquez Montalbàn, e per un atto di omaggio allo scrittore recentemente scomparso. Nei suoi romanzi la città catalana, dove il detective vive e svolge la massima parte delle sue inchieste, non è sfondo indistinto, accidentale e indifferente alla vicenda; le storie di Carvalho sono anche narrazione della città, rappresentata come forza che dirige i passi e i destini dei personaggi, matrice vitale da cui ricevono senso e identità, materia di cui è impastata la loro stessa essenza. Della non breve serie dei romanzi del detective gastronomo, per l’occasione ne ho riletti due, che mi sembrano al riguardo i più significativi: Il centravanti è stato assassinato verso sera, del 1988, e Il labirinto greco, del 1991. Qui Barcellona spicca dal quadro e si fa davvero padrona dei discorsi e dei destini dei personaggi, da città che vive una fase di trapasso e alla vigilia di un evento cruciale, sempre e ovunque foriero di potenzialità e disastri: le Olimpiadi, svoltesi nella capitale catalana nel 1992.

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Archiviato in:Claudio Pasqual, La città invisibile Contrassegnato con: Barcellona, città, letture, Manuel Vàzquez Montalbàn, Mestre

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