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La città invisibile

Il riferimento a Italo Calvino è evidente, ma il titolo di questa sezione del sito è un’archeologia di storiAmestre: riprende quello del primo convegno organizzato dall’associazione nel 1988. L'associazione, allora ai suoi primi passi, proponeva di riflettere sia sulla storia di Mestre e di quel più ampio territorio il cui sviluppo nel Novecento è stato determinato dalla presenza del grande polo industriale di Porto Marghera, sia sulle storie e sulla memoria dei suoi abitanti.

Da allora, “città invisibile” riassume lo spirito dell’associazione, che si può trovare descritto anche nell’articolo 2 del suo statuto. Dal 2006, il sito ne dà un’interpretazione ampia, allargando i confini della città invisibile e cercando legami tra chi abita in molte città invisibili.

Fosfato e fertilizzanti chimici a Porto Marghera. Spunti per una storia “transnazionale” e “decoloniale”

31/10/2021

di Lorenzo Feltrin

Dopo averci raccontato perché Porto Marghera fosse l’incubo di Eugenio Cefis, Lorenzo Feltrin riassume la vicenda transnazionale del fosfato: scavato nelle miniere in Marocco e in Tunisia, lavorato a Porto Marghera dagli anni Venti per produrre fertilizzanti a uso di un’agricoltura industriale (malgrado fosse chiamata la “rivoluzione verde”), finito nei fanghi gettati in Adriatico o per imbonire l’area del Villaggio San Marco e l’attuale Parco San Giuliano sulla riva della laguna. A partire dagli anni Ottanta, mentre attorno a Marghera si sviluppano movimenti ambientalisti e si chiude la storia della produzione di fertilizzanti, dai bacini minerari in Marocco comincia una emigrazione verso l’Italia causata dalla disoccupazione. Spunti per scrivere una storia di Porto Maghera da un punto di vista diverso e per trovare connessioni inaspettate, con un appello a scambiare informazioni su questi temi.

1. La letteratura su Porto Marghera si concentra sulle vicende interne della zona industriale, contestualizzandole tuttalpiù nell’ambito dello sviluppo economico regionale e nazionale. Molto meno si è discusso sulla dimensione globale di Porto Marghera. Una significativa eccezione è però Porto Marghera 1902-1926: Alle origini del “problema di Venezia” (Marsilio, Venezia 1979) di Cesco Chinello. In questo libro, lo storico comunista analizza il ruolo del “teorico” di Porto Marghera Piero Foscari e del suo “realizzatore” Giuseppe Volpi, uomini d’affari entrambi impegnati in prima persona nelle avventure coloniali del belpaese, nonché esponenti di punta del fascismo. Chinello mostra così come la stessa fondazione di Porto Marghera sia una tappa chiave dell’ascesa dell’imperialismo italiano, “base per un nuovo livello storico del potere di classe del grande capitale, quello che darà vita al fascismo” (ivi, p. 181).

Su questi presupposti, molto ci sarebbe da riflettere sulle vie che – attraverso la circolazione delle merci, e poi sempre più di capitali e forza lavoro – hanno connesso il complesso portuale e industriale veneto con i quattro angoli del mondo. Scrivere una “storia decoloniale” di Porto Marghera – che racconti il suo ruolo nella gerarchia della divisione internazionale del lavoro e della nocività, ma anche le solidarietà internazionaliste che questa gerarchia hanno sfidato – sarebbe un’impresa enorme, ma di grande interesse. Questo breve articolo è infinitamente meno ambizioso, e propone alcuni spunti provvisori e circoscritti a una sostanza: il fosfato.

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Archiviato in:La città invisibile, Lorenzo Feltrin Contrassegnato con: Porto Marghera, storia del movimento operaio, storia globale, storiografia

“In bici lungo il Marzenego”. Resoconto di due pomeriggi pedalando tra mulini, ville, meandri, trosi, roccoli e laghetti

12/10/2021

di Maria Giovanna Lazzarin

La nostra amica e socia Giovanna Lazzarin ci racconta la sua partecipazione a due escursioni in bici lungo il Marzenego, organizzate dalle associazioni I sette nani e Dalla guerra alla pace nell’ambito delle Giornate europee del patrimonio. Ci fa piacere, in questa occasione, ricordare anche due biciclettate di qualche anno fa, organizzate nell’ambito delle iniziative “Acque alte a Mestre e dintorni” (che sarebbero confluite nel nostro Quaderno numero 13): quella alla Fossa Pagana, nel 2009, ce la raccontò proprio Giovanna Lazzarin; quella lungo il Marzenego, nel 2010, fu guidata da Claudio Zanlorenzi e Manuela Battain.

Sabato 25 settembre e domenica 26 settembre 2021, nell’ambito delle Giornate europee del patrimonio 2021, si sono svolte due uscite: In bici lungo il Marzenego: mulini, ville, meandri, trosi, roccoli e laghetti, organizzate dalle associazioni I sette nani e Dalla guerra alla pace, con la collaborazione di altre associazioni e la partecipazione di ciclisti provenienti non solo dall’area mestrina, molti giovani e famiglie.

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Archiviato in:Acque alte a Mestre e dintorni, La città invisibile, Maria Giovanna Lazzarin Contrassegnato con: Carla Dalla Costa, escursione, Giornate europee del patrimonio, Marzenego, resoconto, Rosanna Mazzucco

“Il mio sogno? Una città della cura”. Una chiacchierata sul futuro prossimo di Mestre e Venezia

29/09/2021

di Monica Coin, a cura di Maria Giovanna Lazzarin

Due socie di storiAmestre – una da tempo nell’associazione, l’altra fresca di iscrizione – si ritrovano al parco Hayez in un giorno di fine estate. Maria Giovanna Lazzarin fa qualche domanda a Monica Coin, immaginando quale futuro potrà avere Mestre, alla luce delle ultime decisioni del sindaco e della giunta comunale in carica. “Hub” e “terminal” al posto di parchi e ambienti naturali; “water-front” e “overturismo”; logistica e lavoro precario; una idea “maschile” della città da scongiurare con una idea “femminile”: la “città della cura”.

Domenica 29 agosto 2021 passando in bici per Mestre intravedo un titolo civetta della Nuova Venezia sui due “Hub” di San Giuliano. Volendo capire meglio, compro sia la Nuova che il Gazzettino di Venezia e, leggendoli, noto alcune differenze. 

La Nuova ha in prima pagina, neretto grande: Nuovo terminal per turisti rivoluzione a San Giuliano; dedica l’intera prima pagina di Mestre a questo argomento con uno specchietto sull’attuale traffico passeggeri per Venezia e l’alleggerimento previsto dal nuovo progetto comunale, e due articoli – uno generale, l’altro con le critiche dell’opposizione – sui due Hub: san Giuliano Nord e san Giuliano Sud (cioè i Pili, sui terreni della società Porta di Venezia, parte del trust di Brugnaro).

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Archiviato in:La città invisibile, Maria Giovanna Lazzarin, Monica Coin Contrassegnato con: città della cura, intervista, Marghera, Mestre, urbanistica, Venezia

“Naja che noja”. Una lettera aperta sul senso di una celebrazione

14/09/2021

a cura di Fabio Brusò

Domenica 12 settembre, il nostro socio e amico Fabio Brusò, insieme ad alcuni amici e compagni obiettori di coscienza al servizio militare negli anni Ottanta e Novanta, ha consegnato una lettera aperta agli organizzatori della 379a edizione della Fiera Franca di Chirignago. Il motivo è che l’Associazione Fiera Franca quest’anno ha deciso di dedicare la manifestazione alla “Leva militare/Naja”, celebrata con una parata che si è tenuta sabato 11 settembre e una mostra sul tema. La lettera degli obiettori propone piuttosto di interrogarsi sul senso e sull’opportunità di una rievocazione acritica verso un modello educativo che è stato contestato e non è da rimpiangere oggi, soprattutto per i suoi risvolti sessisti, misogini e omofobobi. A quasi mezzo secolo dall’istituzione del Servizio civile in Italia, che riconosceva la battaglia per l’obiezione di coscienza al servizio militare, a quasi vent’anni dall’abolizione della leva militare, l’invito è quello di riflettere sul concetto di difesa armata, di difesa civile/popolare noviolenta; e di fare i conti con la scandalosa spesa militare nel nostro paese,e con i fallimenti delle spedizioni militari, cui anche l’Italia ha partecipato e che in questi giorni sono sotto gli occhi di tutti.

In occasione della Fiera Franca di Chirignago da voi organizzata leggiamo che questa edizione 2021 è dedicata alla “Leva militare/Naja”, con “iniziative in riconoscenza ai ragazzi di LEVA/NAIA che a vent’anni hanno servito la patria e contribuito con essenziale supporto all’operatività e alla logistica dell’Esercito e delle Forze Armate d’Italia”. 

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Archiviato in:Fabio Brusò, La città invisibile Contrassegnato con: Alberto Laggia, antimilitarismo, Bernardino Mason, Carlo Giacomini, Gianluca Trabucco, intervento, Loris Trevisiol, Luciano Scalettari, Mariano Montagnin, Massimo Corezzola, militarismo, obiezione di coscienza, pacifismo, Pierangelo Molena, servizio militare, Valter Rigoni

La morte dell’autorità e una libertà da rabbrividire. L’8 settembre 1943

07/09/2021

di Franco Fortini

Per ricordare l’8 settembre 1943, quest’anno riprendiamo un articolo di Franco Fortini, uscito sull’Avanti! il 9 settembre 1945. Furono i giorni della scelta: chiamati a decidere, da soli, senza avere il riparo di parole d’ordine, autorità, Stato. Si intravvidero, per un momento, possibilità infinite di rifare tutto nuovo. Non era più come prima.

Forse, col trascorrere degli anni, il ricordo perderà i contorni, come è sorte di quelli d’infanzia e d’amore; ed i figli ne ascolteranno la narrazione come si fa di un’alta avventura. E se già fin da ora non siamo sazi d’udire la vicenda degli altri e di riandare la nostra, si è perché sappiamo, in qualche modo, che nessuna narrazione o cronaca può esaurire i significati di quelle giornate; che qualcosa, dunque, vi si cela alla nostra volontà d’indagine. Accadde allora, in quasi tutta Italia, quel che ben di rado passa nella vita d’una generazione e che è altro da una rivoluzione o da una disfatta: e questo fu la morte dell’autorità.

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Archiviato in:Franco Fortini, La città invisibile Contrassegnato con: 8 settembre, anniversari, antifascismo, pagine scelte

Note su Vinicio Mettifogo (1925-1973), che da operaio diventò progettista alla Pellizzari, e poi inventore-imprenditore in proprio

02/09/2021

di Walter Cocco

Il nostro amico e socio Walter Cocco prosegue nella ricostruzione della sua “città invisibile”: il mondo delle fabbriche e del movimento operaio di Arzignano e dintorni. Ci ha spedito le note scritte sulla biografia Vinicio Mettifogo presentandocele con un’avvertenza: “Potrebbe sembrar strano a chi conosce la mia predilezione per la storia di fabbriche e degli operai che le abitano che questa volta voglia parlare di un imprenditore. In realtà si tratta di un imprenditore che, prima di divenir tale, ebbe un altro ruolo, e tutt’altro che marginale, nella storia sociale e politica della Arzignano del secondo dopoguerra”. 

Un intellettuale di estrazione operaia

Vinicio Mettifogo, classe 1925, era un tecnico, un progettista delle Officine Pellizzari e nel corso degli anni Cinquanta fu capogruppo comunista nel consiglio comunale di Arzignano e segretario del PCI locale. Proveniva da una famiglia operaia, il padre lavorava alla Pellizzari, ma date le sue spiccate capacità e l’attitudine allo studio egli iniziò a frequentare l’Istituto Rossi di Vicenza, cosa che comportava non pochi sacrifici per la famiglia. Il padre aveva anche ottenuto che Vinicio venisse assunto alla Pellizzari durante i mesi estivi, così poteva contribuire all’economia domestica e allo stesso tempo prendere dimestichezza con il mondo della produzione. Ben presto però, la morte del padre costrinse Vinicio, a diciassette anni, ad abbandonare gli studi e a entrare stabilmente nelle officine arzignanesi.

[Leggi di più…] infoNote su Vinicio Mettifogo (1925-1973), che da operaio diventò progettista alla Pellizzari, e poi inventore-imprenditore in proprio

Archiviato in:La città invisibile, Walter Cocco Contrassegnato con: Arzignano, biografia, Industrie Pellizzari, storia del movimento operaio, storiografia, Vinicio Mettifogo

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