di Amélia da Silva
Una nostra lettrice, brasiliana di origine veneta, ha tradotto per noi una lettera che ha ricevuto dall’amica Amélia da Silva, un’insegnante di storia di Florianopolis, capitale dello stato federato di Santa Catarina, pensando che potesse interessare i nostri lettori e lettrici. Condividiamo il suo parere e pubblichiamo il testo qui di seguito.
La sensazione, dopo il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane, il 7 ottobre 2018, è stata devastante per tutti coloro che hanno minimamente a cuore lo stato di diritto democratico. Sapevamo che il candidato Jair Bolsonaro, un militare della riserva, figlio di discendenti di immigrati italiani e tedeschi (anche se i giornali italiani non parlano delle origine tedesche), e di dichiarazioni esplicite di difesa della tortura e della dittatura, aveva sostenitori e che avrebbe ottenuto un risultato considerevole, ma non ci aspettavamo che questo rappresentasse il 46% dei voti validi. Soprattutto perché l’elettorato aveva a disposizione tredici scelte, espressione di svariati settori, sia di destra che di sinistra, in una gamma complessa di molteplici possibilità.