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Alessandro Bresolin

Asparagi bianchi e resilienti. Un racconto

31/12/2018

di Alessandro Bresolin

Un augurio di buon 2019 con un racconto del nostro amico Alessandro Bresolin. Queste pagine nascono da un diario tenuto durante un periodo in cui ha lavorato alla raccolta di asparagi. Alessandro le ha scelte per ricordare un amico scomparso durante un’escursione in val Gares e mai ritrovato. Quindi le ha riviste per la loro prima pubblicazione: il racconto è già uscito all’interno del libro Luci sulle fronde prodotto e messo in vendita per finanziare la ricostruzione di un parco giochi per bambini nelle Dolomiti bellunesi, distrutto dal maltempo nell’autunno 2018. In questo modo, contribuiamo idealmente anche noi al progetto, ringraziando i suoi animatori, che ci hanno autorizzato a riprendere queste pagine.

A volte la montagna non restituisce i propri figli tanto facilmente, li custodisce come una madre gelosa. Lo sa bene Milva che ha perso suo marito Luciano, scomparso in montagna e mai ritrovato. Erano andati a fare un’escursione sulle Dolomiti bellunesi, in val Gares. Arrivati alla seconda cascata Luciano voleva allungare il percorso, andare più su fino all’Orrido delle Comelle. Milva però era stanca: “Vai tu se vuoi, ci vediamo alla chiesa di Gares verso le due”, gli ha detto.

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Archiviato in:Alessandro Bresolin, Letture Contrassegnato con: Belluno, Dolomiti, montagna, pagine scelte

Nessuno ancora ci credeva. Madrid, 18 luglio 1936

18/07/2016

di Armand Guerra

Armand Guerra (pseudonimo di José Estivalis Calvo, Valencia 1886-Parigi 1939), giornalista e cineasta, anarchico, documentò e filmò la guerra civile di Spagna nei diversi fronti militari. Nel 1937, basandosi su appunti personali, pubblicò A travès de la metralla, con cui invitava il lettore ad attraversare “i campi di battaglia e i paesi della retroguardia” e a “farsi un’idea approssimativa di come lottano, muoiono e lavorano gli uomini della gloriosa Confederación Nacional del Trabaio”. Il libro, che si presenta sotto forma di diario, viene ora pubblicato per la prima volta in italiano presso le Edizioni Spartaco, con la cura e la traduzione di Alessandro Bresolin. Queste sono le prime pagine, che documentano l’inizio della guerra civile a Madrid il 18-19 luglio 1936.

18 luglio 1936

Non dimentico, non dimenticherò mai. Ero appena tornato a casa mia a Madrid, 19 bis di Avenida de Menéndez Pelayo, dopo una giornata di duro lavoro. Avevo girato gli esterni di un film intitolato Carne de fieras nei Giardini del Retiro, dalle sette del mattino fino al tardo pomeriggio. Abbiamo cominciato il film giovedì 16 luglio. Ero autore, regista e anche interprete di un ruolo un po’ particolare. Come vedete, non avevo affatto tempo di annoiarmi.

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“Non avevo mai sparato prima, ho imbracciato il fucile per difendere Kobane”. Sui motivi di una scelta

13/02/2016

Karim Franceschi intervistato da Alessandro Bresolin

Il 10 febbraio, il nostro amico Alessandro Bresolin ha intervistato Karim Franceschi, che ha partecipato ai combattimenti a Kobane, e quel giorno a Napoli per la presentazione del suo libro Il combattente (una parte del ricavato sarà usata per finanziare la ricostruzione della città curda). La conversazione mette in luce i motivi – gli “ideali” nelle parole di Franceschi – che hanno spinto un uomo di 25 anni (nato nel 1989), partito per portare aiuti umanitari, a combattere con le milizie curde: la figura del “partigiano” che combatte in nome della democrazia e dell’antifascismo, pensando alla guerra civile antifranchista in Spagna e alla Resistenza italiana ed europea durante la seconda guerra mondiale.

Incontro Karim Franceschi il 10 febbraio a Napoli, nei locali occupati nella facoltà di Lettere in via Mezzocannone, in occasione della presentazione del suo libro Il combattente, che parla della sua esperienza in Siria dove ha combattuto insieme ai curdi contro lo Stato Islamico. Karim, classe 1989, di madre marocchina e padre italiano, è orgoglioso tanto delle sue radici marocchine quanto del passato partigiano di suo padre e della sua patria, l’Italia, che ha conosciuto per la prima volta a sette anni dopo aver trascorso l’infanzia a Marrakech. A Senigallia frequenta il liceo classico e dopo anni di militanza politica nei movimenti sociali (a Napoli ricordano che nel 2009, a vent’anni, Karim era in prima linea nelle manifestazioni nella terra dei fuochi contro il termovalorizzatore di Chiaiano), decide di andare in Siria, o meglio nel Rojava, la regione curda nel nord-est del paese e di unirsi all’YPG (acronimo di Yekîneyên Parastina Gel, in curdo Unità di Protezione Popolare) per combattere l’ISIS in prima linea, partecipando alla liberazione di Kobane nel gennaio 2015. Il YPG e il YPJ, sua costola femminile, sono le milizie che dall’inizio della guerra nel 2012, dopo il ritiro delle truppe di Assad dai cantoni del nord-est della Siria, hanno assunto il controllo del territorio.

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Albert Camus ha cent’anni (1913-2013)

07/11/2013

a cura di Alessandro Bresolin

Il centenario di Albert Camus (che cade precisamente il 7 novembre 2013) ha suscitato anche in Italia un gran numero di iniziative e di pubblicazioni. Il nostro amico Alessandro Bresolin, che da tempo è impegnato a studiare e divulgare gli scritti e il pensiero di Camus, ha curato un’antologia di scritti e realizzato una monografia, entrambi in uscita in questi giorni. Su gentile concessione degli editori, pubblichiamo uno dei brani dell’antologia (pubblicata da Castelvecchi) e l’introduzione allo studio monografico (pubblicato dalle Edizioni Spartaco).

1. Come essere felici in un mondo assurdo

Da parte mia, qui come ovunque, credo solo alle diversità, non all’uniformità.

Albert Camus

Negli ultimi vent’anni è frequente leggere o sentir dire che il pensiero di Albert Camus è attuale. Non era così quand’era in vita, e non lo è stato per molti anni dopo la sua morte. Ma sostenere che il suo messaggio è attuale può essere fuorviante se lo si vuol ridurre a un moralista solitario o a un critico delle derive del marxismo e dei regimi dell’Est. Come sostiene la figlia Catherine, che gentilmente ha concesso un’intervista per chiudere questo saggio, Camus era tra quelli che interrogano e parlano direttamente all’uomo e per questo noi oggi continuiamo ad interrogarci sul senso del suo messaggio, che metteva profondamente in discussione la società in cui viveva, quella francese ed occidentale.

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