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Alain

Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 27

05/01/2016

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.

La felicità guarisce, di Alain

L’equanimità, in generale, non riceve ricompense esterne; di certo però favorisce la salute. Un uomo felice lascia che lo si dimentichi; la gloria verrà a cercarlo quarant’anni dopo la sua morte. Ma contro la malattia, più intima dell’invidia e molto più temibile, la felicità è l’arma migliore. A questo l’uomo triste ribatte che la felicità è un effetto e non una causa: è semplificare troppo. La forza fa amare la ginnastica; ma la ginnastica volontaria dà forza. In poche parole, esiste senza dubbio un atteggiamento viscerale, se è lecito dir così, che strangola e avvelena chi lo adotta. Distendere e massaggiare le proprie viscere come distendiamo le dita probabilmente è impossibile; ma come la gioia è il segno evidente di un buon atteggiamento viscerale, c’è da scommettere che tutti i pensieri vòlti alla gioia dispongano anche alla salute.

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Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 26

27/12/2015

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.

Il cielo a fette, di Alain

Una cartolina illustrata non ci mette in movimento in quanto non risponde al movimento. Quelle montagne resteranno sempre appiattite e lontane. Le montagne vere hanno anch’esse questo aspetto e non mutano in base ai nostri movimenti finché sono lontane; ma allora i primi piani sono affatto eloquenti e ci trascinano grazie al gioco delle prospettive. Se volete comprendere la potente azione che le cose esercitano sui nostri movimenti, pensate alla potenza d’arresto di un muro che ci si pari dinanzi all’improvviso o a quella di una scala che si apra di fronte ai nostri piedi. Gli eloquenti rilievi comunicano la loro solidità agli altri oggetti, e l’universo si incava a causa del nostro movimento all’indietro. È la violenza di simili movimenti a farci percepire una voragine. È così che l’essere si dispiega di fronte al passeggiatore; è così che la montagna si dischiude.

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Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 24-25

16/11/2015

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol. Un numero doppio, per pensare a occhi aperti.

L’arte di constatare, di Alain

C’è un’arte di constatare che è di grande importanza per l’educazione dello spirito e che è alla portata di tutti, eppure è la più ignorata e la più dimenticata delle arti. Trovo il mio orologio nel taschino di un altro; posso constatare che è proprio il mio orologio e tuttavia non posso constatare che quella persona me l’abbia rubato: questo lo suppongo. Ed è mirabile il modo in cui la vista del mio orologio rinfocola questa supposizione; e come, inversamente, questa supposizione mi condurrà facilmente a prendere questo orologio per il mio senza un esame adeguato. Fa parte della saggezza tenere separate le due questioni, che si uniscono così naturalmente. Perché una constatazione può, e deve, essere discussa; e anche una supposizione, ma non con gli stessi mezzi. L’intelligenza si getta sul perché, e sempre troppo in fretta; bisogna ricondurla all’oggetto presente, e ancora non all’oggetto quale lo supponiamo, ma quale esso si mostra. È degno di rilievo come i migliori strumenti riducano la nostra percezione a semplici apparenze e come si tratti soltanto di descrivere con precisione, per esempio, lo spettro dei colori posto di fianco a una riga millimetrata, l’immagine della luna tangente a un filo teso di fronte a una lente, oppure una lancetta che copre con la sua punta uno dei segni sul quadrante. E all’istante, senza che alcun pensiero si interponga. Esistono termometri talmente sensibili che la temperatura, precisa al decimo di grado, va letta non appena li si scopre; perché il solo respiro o l’accostarsi del nostro corpo basteranno a farli saltare di un decimo o due. Un minimo timore o pentimento vi faranno prendere una lettura sbagliata. Bisogna dunque che l’intelligenza si sgomberi da tutto ciò che non è questa semplice e fuggitiva apparizione. Questo test fa bene a ogni età. Mette in guardia dall’intemperanza di pensiero che è la causa di quasi ogni errore.

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Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 23

02/11/2015

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.

Il mondo delle fate, di Alain

Il pensiero del bambino si desta in un mondo fatato. Non che in esso sia tutto facile; al contrario, in esso tutto è difficile; la difficoltà però non vi è scritta in chilometri, perché il minimo successo dipende anzitutto da un certo numero di vecchie streghe e di maghi barbuti che mettono fine alle esplorazioni con un no secco; c’è inoltre da dire che il bambino deve conservare molto a lungo il ricordo dei suoi primi viaggi, dove è portato senza dover fare sforzi. In ogni modo, recarsi nel giardino di un vicino non gli è meno difficile che toccare la luna. Donde questo spirito delle fiabe che sprezza le distanze e gli ostacoli materiali e che tuttavia percepisce sempre, a dividerlo dal minimo desiderio, un mago che dice no. Allo stesso modo, quando una fata più potente ha detto sì, non ci sono più problemi, e la distanza tra il desiderio e l’oggetto è superata come càpita. Immagine fedele del mondo umano in cui il bambino si trova a vivere all’inizio, portato e riscaldato nel tessuto vivente della madre, della balia e delle potenze limitrofe. Il mondo è composto da province, ciascuna governata da un re: la cuoca, il giardiniere, il portiere e la vicina sono tutti streghe e stregoni dotati di prerogative stabilite. Cosicché i nostri ricordi più antichi sono organizzati mitologicamente; è questo il motivo per cui i racconti non sono invecchiati; l’infanzia dell’individuo è come l’infanzia della specie.

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Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 22

16/09/2015

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.

La storia vera, di Alain

C’è un solido motivo per pensare che una storia vera, trascritta fedelmente, non possa fare un buon romanzo, ed è che la storia vera non la conosce mai nessuno. Gli attori sono irruenti e fuori di sé; ciascuno di loro, del resto, degli altri non coglie nient’altro se non l’aspetto esteriore e il movimento, e anche quelli solo a spizzichi e bocconi. Di un crimine o di una rissa, uno spettatore vede ancor meno; non ne è avvisato; i drammi reali si preparano sotto l’apparenza della cortesia e delle azioni abituali; l’azione è improvvisa, precipitosa, di fatto invisibile. Un giorno un uomo è caduto dal secondo piano giusto di fronte ai miei piedi. Che cosa ho visto? Allorché contempla il sangue e tutto il resto, uno spettatore pasteggia dunque, in un certo senso, con gli avanzi.

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Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 21

28/08/2015

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.

Vedere per dubitare, di Alain

Montaigne ha detto questa cosa mirabile, ossia che ciò che meno si conosce è creduto tanto più fermamente. E che obiezione volete muovere a un racconto senza senso? Visione prodigiosa dei prodigi. Faccio notare in proposito che i prodigi sono sempre raccontati; eppure ci crediamo ancor di più.

L’uomo non crede granché a ciò che vede. Vorrei dire perfino che non ci crede affatto e che vedere è per l’appunto questa incredulità. Vedere suppone guardare, e guardare è dubitare. Gli osservatori di guerra sanno bene che, se subito si credesse a ciò che si vede, non si vedrebbe niente; perché tutto ci inganna; e non smettiamo mai di sbrogliare queste apparenze fantastiche. Ricordo che una notte, stupito da qualche eccezionale rumore e ancora mezzo addormentato, uscii dal mio riparo e mi trovai in un palazzo tutto arcate di perle e di diamanti. Non fu che un attimo, e presto vidi di  cosa si trattava: erano alberi coperti di brina in una nebbia leggera che la luna rischiarava in maniera uniforme. Se non avessi dubitato, vi avrei sempre visto null’altro che un palazzo fiabesco. L’uomo che constata è un uomo che dubita. Intendo dire che dubita agendo, vale a dire che esplora. Osservate l’osservatore: come vorrebbe girare tutt’intorno alla cosa, toccare e palpare ciò che vede; osservate come cambia di posto quanto più possibile, allo scopo di variare le prospettive. Quest’uomo non è credulo né mai lo fu.

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