di redazione sito sAm
Come lo scorso anno, in questi giorni assistiamo alle polemiche sulle cerimonie ufficiali del 25 aprile. Dopo le prove fatte a Mogliano nel 2010, ora la questione riguarda anche il comune di Venezia. Si legge online per esempio sul Corriere del Veneto e sulla Nuova Venezia: un generale, a nome degli ex-combattenti (militari), non vuole che la banda (militare) esegua Bella ciao.
Ma la Resistenza è nata dalla diserzione, dalla renitenza alla leva, dal rifiuto di obbedire ai comandi – dei partigiani come di tutti i soldati finiti nei campi di concentramento –, dalla non collaborazione alle autorità e dalla scelta di aiutare renitenti, disertori, prigionieri in fuga e partigiani.
Incredibile poi che possa essere una canzone della Resistenza, tanto più Bella ciao, a snaturare il significato del 25 aprile. Il 25 aprile è snaturato dal fatto che c’è chi si ricollega esplicitamente al nazifascismo, e c’è chi lo celebra negando i sentimenti umani, i valori di libertà e la speranza per un mondo migliore che ha contraddistinto la Resistenza, nei diversi modi in cui si è espressa.
Celebrare il 25 aprile vuol dire pensare che uomini e donne possano reagire alle scelte tragicamente sbagliate delle classi dirigenti e assumersi la responsabilità di prendere in mano il futuro, credendo che il mondo può essere cambiato, in meglio.
Angelo Lamon dice
“No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere…”
Giacomo Ulivi, partigiano fucilato all’età di 19 anni alla fine del 1944 dai fascisti
Spartaco dice
Ho appena sentito Fini dire al telegiornale che il 25 aprile celebra la lotta di liberazione dai nazisti e contro un invasore. Ecco, preciso: i fascisti ce li siamo tenuti.