di Piero Brunello e Ornella Clementi
Il 13 maggio 2010 è morto Giuseppe Gozzini. Era nato nel 1936, a Cinisello Balsamo. Nel 1962 era stato il primo obiettore di coscienza cattolico e per questa scelta aveva subito un processo marziale e dei mesi di carcere (si può leggere una sua rievocazione di quelle vicende sul sito Golem. L’Indispensabile). Nella Milano degli anni Sessanta aveva conosciuto Giuseppe Pinelli. All’indomani della morte in questura di Pinelli, ingiustamente accusato di essere coinvolto nella strage di piazza Fontana, Gozzini scrisse una lettera pubblica per difendere l’amico, che si concludeva così: «Voglio che mi sia restituita la memoria del Pinelli, quello vero, che ho conosciuto».
I funerali di Gozzini hanno avuto luogo il 15 maggio 2010. Ecco un breve ricordo sotto forma epistolare.
Mogliano Veneto, 16 maggio 2010
Cara Ornella,
mi ha molto rattristato la notizia della morte di Giuseppe Gozzini, “il Beppe”, come lo chiamavi tu. Da parecchio tempo dovevamo vederci. Ultimamente Gozzini mi aveva risposto che non stava bene, ma si era comunque pensato di incontrarci, un mese fa. Poi tu mi avevi detto che la sua salute era molto peggiorata. Così ho il rammarico di aver lasciato passare troppo tempo da quando mi avevi dato il suo numero di telefono. Si pensa sempre che le cose si possano fare più avanti, che ci siano sempre possibilità davanti a noi.
Penso alla sua vita e alle scelte che ha fatto: il carcere come obiettore, le parole per Giuseppe Pinelli, tra le prime in sua difesa…
Ti mando un abbraccio,
Piero
Milano, 16 maggio 2010
Caro Piero,
sabato mattina tanti amici sono venuti a salutare “il Beppe”, in San Simpliciano, chiesa che lui amava. È stata una funzione asciutta e partecipata. Amici da esperienze più diverse che sono rimasti in continuo dialogo e amicizia con il Beppe.
Sentivo fra le persone presenti una frase che si ripeteva “Beppe sapeva parlare con tutti”. Il mio ricordo è quello di un uomo pronto all’ascolto: disponibile, gentile, ma molto fermo nei suoi principi, come mostra la sua storia. Anche la sua ironia era pungente ma sempre “gentile”.
A officiare la funzione è stato don Germano, un ultranovantenne, venuto da Torino, amico di lunga data del Beppe. Questo anziano e fragile sacerdote credo abbia commosso tutti quando ha chiesto scusa a Beppe per non essere stato in grado di affermare e sostenere la scelta per la quale Beppe era stato messo in carcere: rifiuto di indossare la divisa, nel 1962.
Non c’erano fiori, la colorata bandiera della pace ricopriva una semplice bara. La voce di don Germano era sottile ma ferma e chiara. Altri amici lo hanno ricordato. Piero Scaramucci ha letto quella lettera scritta da Beppe che, voce solitaria, sosteneva l’innocenza di Giuseppe Pinelli, che ben conosceva. C’era anche Licia Pinelli, l’ho riconosciuta all’uscita dalla chiesa.
Quando penso a Beppe penso a Paola, alle loro due figlie: “i Gozzini”. In bicicletta, con i pacchi della spesa, bandiera della pace legata alla bici. Eravamo e siamo vicini in una casa di ringhiera della zona Brera-Garibaldi, pieno centro, in una strada che agli inizi del Novecento era zona di tipografie (così almeno mi raccontava mia mamma). Ci siamo arrivati tardi alla casa di ringhiera: io nel 1988, Beppe e Paola dopo – all’inizio nel loro appartamento ci abitava la figlia maggiore. Il buon vino di cui mi facevano partecipe, la finestra illuminata sul ballatoio, la sua musica classica, che ascoltavo anch’io quando lasciavano i vetri aperti, e le voci di amici che discutevano: una vera rarità negli ultimi anni.
Ornella
Mogliano Veneto, 17 maggio 2010
Cara Ornella,
grazie per il ricordo del Beppe, del suo funerale e della sua famiglia. La tristezza per la sua morte si mescola alla riconoscenza per come ha vissuto.
Un abbraccio
Piero
guerino dice
Ho conosciuto Beppe negli anni 80.
Per motivi professionali ho avuto la fortuna di averlo come collaboratore.
Allora ho capito che Beppe era diverso da tutti.
Posso solo dire che pur non avendolo più visto da tanto tempo ogni tanto mi ritornava in mente il suo sorriso, il suo modo di fare, la sua calma, la sua filosofia di vita.
L’altro giorno pensando ancora a lui, per caso l’ho cercato in internet ed ho scoperto che era morto.
Oltre al dolore per la sua scomparsa ho il rammarico di averlo perso di vista.
Ora voglio testimoniare che Beppe è stato una persona meravigliosa e che sua moglie e le sue figlie, che non conosco, sono state delle persone fortunate ad avere un marito ed una padre come Beppe.
Io ho pregato per lui e sono certo che anche lui lo ha fatto per me.
guerino roncalli