di Marco Toscano
Siamo nel mese anniversario (28 giugno 1914-2014) e il nostro Marco Toscano mette mano sempre più spesso alla sua biblioteca. Sesto appuntamento con le sue letture intorno alla prima guerra mondiale, e alla guerra in generale.
Cari di storiAmestre,
molti libri di storia ricordano l’entusiasmo dei soldati in partenza per la guerra nell’agosto 1914: riportano fotografie di uomini in divisa con fiori sulla canna dei fucili, e ricordano casi di volontari britannici e tedeschi che temevano di non arrivare in tempo a combattere perché la guerra sarebbe finita a breve. Tutto questo accadde, e alcune delle mie schede ne daranno conto. Ma dovunque successe proprio così? Quanto c’è di propagandistico in questa versione? E non sarebbe bene fare delle distinzioni di genere, di classe sociale, e di schieramenti morali e politici? Negli stessi giorni in cui i volontari britannici correvano ad arruolarsi, gruppi di donne di diverse nazionalità marciavano a Londra contro la barbarie della guerra e in nome della civiltà. Ricordando i giorni della mobilitazione come i più belli della sua vita, lo storico Marc Bloch ha scritto: “La tristezza che stava in fondo a tutti i cuori si mostrava solo negli occhi rossi di molte donne” (il corsivo è mio). Poco più avanti dice che tra gli uomini non c’era allegria ma di meglio: risolutezza, cioè virilità. Questo rende ancora più chiaro il senso di quel “solo”, che io vorrei mettere in discussione.
Ho cercato negli scaffali della mia biblioteca il settore sulle scritture popolari in Italia, e ho pescato un volume con molte illustrazioni dal titolo Rovereto 1914-1918. La città mondo, pubblicato a cura del Laboratorio di storia di Rovereto nel 1998. Il libro riporta molti brani di diari e di memorie, e io ho scelto una pagina dalle memorie di Corina Corradi, che mesi dopo, al momento dell’entrata in guerra dell’Italia, sarebbe stata sfollata nel campo di Mitterndorf, nell’Austria inferiore. Rovereto infatti faceva parte dell’impero austriaco, e al pari di tutta la zona a ridosso del fronte fu evacuata, e gli abitanti fatti sfollare e rinchiusi in baraccamenti in varie parti dell’impero.
Da una ricerca nei siti internet ho visto che nel 1914 Corina Corradi (1886-1993) aveva quasi trent’anni, era figlia di un maestro ed era operaia alla Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco. Nei baraccamenti di Mitterndorf scrisse su un quaderno scolastico senza copertina una memoria che lei stessa intitolò Memorie tristi degli anni 1914-15-16. Nei suoi ricordi, ancora freschi, i termini per definire l’inizio della guerra sono “spavento” e “dolore”. I soldati in partenza sono “martiri” e “poveretti che andavano a sacrificare la loro vita per la difesa della patria”, ma non suscitano entusiasmo: e la loro partenza è “amara” (come nella canzone popolare). Se uno dovesse basarsi sulle fotografie di soldati partiti in quei giorni da Trento con frati benedicenti alla stazione (ve ne mando una, pubblicata nello stesso libro), non so quanto capirebbe di questo stato d’animo.
Nel mandarvi questa scheda di lettura, vi ringrazia e vi saluta il vostro
Marco Toscano
La scena si faceva sempre più spaventosa, di Corina Corradi
Era appena passata l’alba dei 30 Giugno, quando nel pomeriggio si sparse la voce che un orribile delitto era successo a Serraievo avendo assassinati gli arciduchi. Questa notizia fù sparsa per tutta la Monarchia come un fulmine a ciel sereno, e tutti rimasero stupiti, non pensando però alla terribile conseguenza che stava per succedere. Pochi giorni dopo i giornali parlando di questo atto ha destato nei popoli un fremito di spavento. Verso la metà del mese di luglio accrescò il tremendo sospetto essendo chiamate sotto le armi tutte l’ufficialità.
Intanto s’avvicinava a gran passi il giorno 31, giorno doloroso per tutti perché un telegramma imparziale pendeva dai muri delle contrade.
Fù un momento terribile: da ogni bocca si sentiva ripettere: Scoppia la querra! In quella sera non si vedeva che gente affannosa girare per il paese. Ma ecco che ad ore 10, un altro telegramma, il più fatale, obbligava tutti gli uomini che avevano fatto il servizio militare, a partire il giorno seguente. Nessuno riposta in quella notte.
L’alba del 1° Agosto prometteva una bella giornata, anche il sole risorse per prender parte al nostro dolore, e purtroppo da quel giorno l’abbiamo sempre mirato cogli occhi inumiditi di pianto. Si quel giorno fù il principio di una catena interminabile intrecciata da molte lagrime e sospiri. Giunse l’ora destinata per recarsi al lavoro sebbene addolorati, ma appena entrate in sala di lavoro, una scena commovente si presentò dinnanzi agli occhi, vedendo tante povere donne che invece di cominciare il lavoro erano in preda ad un immenso dolore per la partenza dei loro cari, molte di loro, più sensibili dovettero sospendere il lavoro. Le lunghe ore di quel mattino non passavano mai.
Anch’io come tanti mi armai di corraggio e mi recai alla stazione di Rovereto per dire ancora un ultimo saluto a tanti poveretti che andavano a sacrificare la loro vita per la difesa della patria.
Poveretti! Ci salutarono col pensiero di ritornare in pochi giorni. I treni intanto percorrevano l’un dopo l’altro conducendosi via quei poveri martiri. Tramontato il sole ci recavamo tutti alle nostre case afflitti e impressionati per quell’amara partenza. Passavano i giorni ansiosi sperando di rivederli presto, ma inutilmente. Giorni settimane, e mesi si succedevano, e la scena si faceva sempre più spaventosa.
Nota. Il brano in Rovereto 1914-1918. La città mondo, a cura del Laboratorio di Storia di Rovereto, Museo Storico della Guerra Rovereto, Edizioni Osiride, Rovereto 1998, p. 54; la foto del frate benedicente ivi, p. 55; la ricerca fu coordinata da Quinto Antonelli, Diego Leoni e Fabrizio Rasera. Notizie su Corina Corradi: in un articolo dedicato alle scritture autobiografiche di donne profughe durante la prima guerra mondiale, pubblicato sul portale del Landis (Laboratorio Nazionale per la Didattica della Storia); in Milena Cossetto, Le donne e la guerra, “StoriaE. Rivista di storia e di ricerca storico-didattica”, dossier speciale, La vita quotidiana durante la I Guerra Mondiale, 2005. Una ricerca sui diari e sulle memorie di guerra in Trentino mostra come l’arruolamento nei giorni di agosto 1914 sia ricordato come “una partenza straziante”, in Gianluigi Fait, Diego Leoni, Fabrizio Rasera, Camillo Zadra, La scrittura popolare della guerra. Diari di combattenti trentini, in La grande guerra. Esperienza, memoria, immagini, a cura di Diego Leoni e Camillo Zadra, il Mulino, Bologna 1986, p. 123 (il saggio alle pp. 105-135). Sulle manifestazioni di donne a Londra mi baso su Angela K. Smith, Suffrage Discourse in Britain during the First World War, Ashgate, Aldershot 2005 (cap. “The pacifist voice”, pp. 51-70). La citazione di Marc Bloch da M. Bloch, Ricordi di guerra, in Id., La guerra e le false notizie. Ricordi (1914-1915) e riflessioni (1921), introduzione di Maurice Aymard, trad. di Gregorio De Paola, Donzelli, Roma 1994, p. 4. (m.t.)
Le puntate precedenti:
5. Helena M. Swanwick, Il senso dell’onore è causa di guerre
4. Romain Rolland, Ciascuno ha il suo Dio e combatte quello degli altri
3. Guglielmo Ferrero, Cesarismo, burocrazia, esercito
2. Bertha von Suttner, La storia insegna l’ammirazione per la guerra