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admin

Minatori del bellunese. Una lettera e due ricordi

11/12/2012

di Fabrizio Zabeo

Per tre generazioni, gli uomini della famiglia Boz emigrano dal Bellunese verso la Lorena, dove si sposano con una compaesana. Gli uomini lavorano sotto terra, nelle gallerie delle miniere, le donne pascolano le capre sulla collina. Viaggi di andata e ritorno, famiglie che si ramificano, qualcuno resta in Francia, un altro compera un terreno dove costruirsi una casa a Favaro Veneto, vicino ai lavori di Porto Marghera. Parenti sparsi per il mondo; Mestre, una tappa nelle migrazioni di un famiglia. Nella lettera di Fabrizio Zabeo, una prima risposta alla proposta di ricerca di Giovanni (Franco) Colle sull'armata perduta di Cambise?

Cari amici di storiAmestre,

sono contento che l’orologio di mio nonno abbia suscitato il vostro interesse, e vi ringrazio per la pubblicazione. Ho pensato di mostrarvi quell’oggetto dopo aver letto sul sito di quella ricerca non ancora cominciata sull’emigrazione bellunese verso Mestre: “l’armata perduta” l’avete chiamata.

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Archiviato in:Corrado Zabeo, Fabrizio Zabeo, Gina Boz, La città invisibile Contrassegnato con: Belluno, lavoro, migrare, miniera, Volmerange-les-Mines

Orologio da tasca con custodia (fine anni Trenta, anni Quaranta?)

05/12/2012

di Fabrizio Zabeo

  

  

È l’orologio da tasca – completo di custodia, catenella e cordoncino per legare catenella e custodia – che ho ricevuto nel 1974 da mio nonno materno. Il cordoncino è diventato rosso mattone perché è impregnato delle “terre rosse” di Lorena, la regione del Nord-est della Francia che è stata una zona mineraria importantissima: si estraeva soprattutto ferro.

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Archiviato in:Fabrizio Zabeo, Oggetti

Andare per Mestre in bicicletta

28/11/2012

di Maria Giovanna Lazzarin

Spostamenti in città che diventano esplorazioni: dopo le note a piedi di Claudio Pasqual, ecco Maria Giovanna Lazzarin che osserva pedalando. Le difficoltà di un ciclista a Mestre, l’assurdo tracciato delle piste ciclabili, l’ostacolo del tram. Graffiti, usi imprevisti di spazi urbani, nuovi abitanti, parchi e boschi cittadini, ricordi di campagna in città. Ritrovare il quartiere in cui si è abitato per anni: cose rimaste e cose che sono cambiate. La prima immagine che illustra l’articolo è tratta dal blog “Capasoblog”, le altre due foto sono dell’autrice.

Lunedì 1 ottobre 2012, ore 10

Le piste ciclabili mestrine sono come un grande domino: inizi una pista in via Cappuccina e a un certo punto la pista sparisce… anzi no, non sparisce, se ti guardi intorno scopri che prosegue ad angolo retto in via Fusinato per posizionarsi nella parallela via Dante. E se uno deve andare alle scuole di via Cappuccina, che stanno più avanti? Deve imboccare dopo un po’ la via Cavallotti che si pone di traverso tra via Dante e via Cappuccina e tornare indietro. Le deviazioni mi hanno sempre irritato, così proseguo più lentamente sul marciapiede di via Cappuccina attirandomi le ire dei passanti. [Leggi di più…] infoAndare per Mestre in bicicletta

Archiviato in:La città invisibile, Maria Giovanna Lazzarin Contrassegnato con: bicicletta, descrizione, Mestre

Ricetta di cucina in cornice di radica (1947-2000)

11/11/2012

di Giannarosa Vivian

              

Mettendo ordine nei cassetti in casa di mio papà, un giorno trovai un foglietto ingiallito ripiegato in quattro. La calligrafia è quella di certi documenti ottocenteschi, il linguaggio è curato, la firma illeggibile.

Scritta su un foglio stretto e lungo, questa ricetta del baccalà alla vicentina sembra una poesia con qualche rima nel passaggio da una fase di lavorazione all’altra, per esempio: “Prendete / 1 ½ di baccalà bagnato / tagliatelo a pezzi / ben asciugato” e alla fine “cuocete al forno / moderato e dovrà / esser leggermente / gratinato”. [Leggi di più…] infoRicetta di cucina in cornice di radica (1947-2000)

Archiviato in:Giannarosa Vivian, Oggetti

Le parole volano: ma è giusto che le scritte rimangano? Graffiti nazifascisti al Forte Mezzacapo

03/11/2012

di Claudio Zanlorenzi

Il forte Mezzacapo a Zelarino (detto “forte alla Gatta” dal nome della località) fu costruito in calcestruzzo negli anni 1909-1912 per rafforzare il campo trincerato di Mestre, ma già nel 1915, smantellati i cannoni che erano protetti da cupole di acciaio, l’edificio venne adibito a deposito di munizioni. Dal 2004 l’associazione “Dalla guerra alla pace” ne promuove il recupero e l’uso pubblico (nel frattempo la proprietà del forte era passata dal Ministero della Difesa al Comune di Venezia). È nel corso di questa attività che l’associazione individua alcuni disegni e scritte nazifasciste sommariamente cancellate da uno strato di calcina e comincia a discutere su che farne.

1. Erano anni che si bazzicava dentro e fuori per il forte Mezzacapo, uno dei tanti del campo trincerato di Mestre, in località Gatta a Zelarino (Venezia). È un edificio in calcestruzzo lungo circa centotrenta metri e largo una ventina. Muri possenti e struttura defilata allo sguardo con, a poca distanza, due capannoni usati negli anni Trenta e Quaranta come laboratori per confezionare proiettili per la marina militare. C’erano anche quattro lunghe baracche in legno con tetto in amianto, pericolanti. A un certo punto sono state demolite e la zona bonificata. Per chi ha visto il film Stalag 17, erano fatte proprio così. Forse è anche per questo che con una infelice leggerezza nei tabelloni messi in opera di recente dal Comune si è scritto “che è stato usato come campo di prigionia”. Cosa che, dopo una ricerca basata su interviste e testimonianze (ci tornerò più avanti), si è rivelata non essere vera.

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Archiviato in:Claudio Zanlorenzi, La città invisibile Contrassegnato con: ANPI, fascismo, forte Mezzacapo, Mestre, nazismo, Resistenza, resoconto, restauro, scritte fasciste

Diario di bordo. Battute da un radiodramma

30/10/2012

di Gigio Brunello

Proponiamo un brano dal radiodramma Diario di bordo, scritto da Gigio Brunello e da lui realizzato con gli studenti, perlopiù stranieri, dell'Istituto professionale e tecnico Luzzatti Gramsci di Mestre nell'anno scolastico 2011-2012; la scenofonia e le riprese sono di Lorenzo Brutti, le musiche originali di Rosa Brunello. La storia si svolge negli ambienti in cui si muovono le vite di ragazzi e ragazze: la loro camera, la scuola (come nel brano che presentiamo), le panchine di un parco. L'introduzione di Brunello descrive l'elaborazione del lavoro, e le condizioni in cui è stato realizzato. Il radiodramma potrà essere ascoltato su Radio 3 il giorno 4 novembre 2012 alle ore 20,30.

PS Il radiodramma è ora disponibile in podcast, presso il sito di Radio 3. (ndr, 5 novembre 2012)

Da sempre ho insegnato italiano e storia agli adulti dei corsi serali delle scuole superiori, poi nel 2010 ho chiesto trasferimento al diurno. Tra i ragazzi, mi sono trovato in una realtà del tutto nuova che ho scoperto viva, vivace, tragica e comica. Nel corso dell’anno scolastico 2011-2012 ho messo su un corso di teatro; il progetto era quello di lasciare tracce di questa vita quotidiana, tra dentro e fuori la scuola, coinvolgendo gli alunni e altri insegnanti della scuola dove insegno, l’Istituto Professionale e Tecnico Luzzatti Gramsci di Mestre. Così ha cominciato a prendere forma Diario di bordo, il tentativo di essere una memoria del Luzzatti Gramsci, raccontata sul piano poetico, fuori dai verbali, dalle relazioni e dai piani di lavoro; un’occasione per i ragazzi che ci sono passati e che possono ritornare sul loro vissuto.

[Leggi di più…] infoDiario di bordo. Battute da un radiodramma

Archiviato in:Gigio Brunello, La città invisibile, Lorenzo Brutti, Rosa Brunello Contrassegnato con: dramma, Mestre, radio, scuola, teatro

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