di Patrizia Iezzi
Pubblichiamo il testo dell’intervento pronunciato da Patrizia Iezzi in occasione della presentazione di Alain, Appunti per la vita. Propos. Un discorso agli studenti. Definizioni (a cura di Giacomo Corazzol, Quaderni di storiAmestre, Mestre 2018), che si è tenuta a Venezia nel maggio scorso.
Molti sono i possibili modi per accostarsi alle parole di Alain, almeno tanti quanti sono i lettori che prendono tra le mani i suoi Propos. L’effetto di rispecchiamento è in un certo senso voluto dallo stesso autore che, non a caso, riflettendo sui possibili limiti della traduzione di testi filosofici, spiega come ciò che essi espongono non è l’idea del filosofo ma “quella del suo lettore”: “Siete invitato a comprendere voi stesso. Ammetto che è chiedere molto e gettare il lettore nei pericoli dell’originalità e della solitudine”1.
Sono insegnante e dunque, senza alcuno sforzo, ho accolto l’Alain che confessa apertamente: “Ero fatto per l’insegnamento dove quello che conta è risvegliare ogni spirito e invitarlo a camminare con le sue gambe”2. Così i suoi Propos, le sue piccole, grandi, digressioni cucite nel tessuto della vita, hanno rinnovato la consapevolezza della posta in gioco nel compito che svolgo, per il quale sono richiesti soprattutto acume intellettuale e finezza psicologica convergenti nello sforzo di interpretare la realtà dell’allievo.
Il pensiero critico, espressione della crescita culturale e umana, può essere coltivato soprattutto sollecitando una particolare forma di vigilanza, quella che impedisce di accomodarsi dentro un’idea correndo il rischio di addormentarsi al riparo di “sistemi-necropoli”. Ecco allora il senso dell’esortazione che Alain rivolge agli studenti in occasione della distribuzione dei premi del Liceo Condorcet (anno scolastico 1903-1904):
Passate dunque senza fermarvi, amici, tra di mezzo i Mercanti di sonno; e, se vi fermano, dite loro che non cercate né un sistema né un letto. Non stancatevi di esaminare e comprendere. Lasciatevi alle spalle tutte le vostre idee, bozzoli vuoti e crisalidi disseccate. Leggete, ascoltate, discutete, giudicate, non abbiate timore di bruciare sistemi, camminate su rovine; restate bambini.3
Come può l’insegnante stimolare questo coraggioso cammino di progressivo abbandono delle certezze? Come può riconoscere la meraviglia di chi resta bambino senza spegnerla con irrigidimenti della parola e del pensiero? Alain propone un’immagine particolarmente suggestiva che indica una possibile risposta:
Se vado di torrente in torrente, troverò sempre lo stesso torrente. Se invece vado di roccia in roccia, lo stesso torrente diventa altro a ogni passo. Se poi torno a una cosa già vista, quella mi colpisce di più che se fosse nuova ed è, realmente, nuova4
Allo stesso modo, è l’attesa paziente dell’insegnante mentre va di roccia in roccia che permette al movimento dello studente, al suo aprirsi in modo imprevisto o impercettibile, di esprimersi ed essere accolto. Il sapere del maestro avrà poi il compito di “preservare la mancanza”5 che si è palesata in quanto condizione della crescita autonoma e originale dell’allievo e non di colmarla con risposte consolidate. È una strada lunga, accidentata, che non è detto porti lontano, ma l’esperienza, guida preziosa nella vita così come nell’insegnamento, mostra che lo spazio per i cambiamenti che dipendono da noi è limitato ma anche che i cambiamenti realizzabili “quasi sempre bastano”6.
L’importante, ricorda Alain, è spostarsi di poco per modificare leggermente ma significativamente il punto di vista così da intravedere cosa si sta modificando e con un colpo d’occhio finale tornare a cogliere l’insieme rinnovato.
In questo senso l’insegnante può essere considerato una sorta di bricoleur del tutto speciale che adatta costantemente il suo progetto al tipo di “materiale” a disposizione, ovvero la materia viva, duttile e piena di segreti, rappresentata dai suoi allevi in formazione.
Per l’allievo come per l’insegnante, allora, lo scopo non è coincidere staticamente con un punto di arrivo ma è compiere quel movimento costante dell’intelletto che contrasta con la tendenza ad assopirsi, in altri termini, la priorità è “restare svegli”7.
Qui vale richiamare i versi di Aneglo Maria Ripellino, versi che nella loro essenzialità solenne spiegano cos’è “vivere”. Versi da regalare come viatico per ogni esistenza che voglia sentirsi e sapersi umana:
Vivere è stare svegli
e concedersi agli altri.
Dare di sé sempre il meglio
e non essere scaltri8
Versi in buona sintonia con il pacato, e al tempo stesso tagliente, atto di accusa pronunciato da Alain nello svelare la natura mortifera delle lusinghe dispensate a piene mani dai Mercanti di Sonno che vorrebbero confonderci distraendoci mentre è vero che, a dispetto delle apparenze, “la città è piena di sonnambuli”9. Noi però possiamo sempre rifiutarci di sognare il vero, quello già trovato, quello che non costa fatica, e lavorare “per percepire il mondo al fine di essere giusti”10 anche a costo di preferire le rovine al più accogliente letto abilmente messo a disposizione proprio dai Mercanti di Sonno.
- Lettera di Alain a Sergio Solmi, citata e tradotta da Giacomo Corazzol nella sua Nota del curatore, in Alain, Appunti per la vita. Propos. Un discorso agli studenti. Definizioni, a cura di Giacomo Corazzol, introduzione di Patrizia Iezzi, storiAmestre, Mestre 2018, p. 19. [↩]
- Riprendo la citazione da Gabriella Fiori, Simone Weil. Una donna assoluta, La Tartaruga, Milano 1991, p. 27. [↩]
- Alain, I Mercanti di Sonno, in Id., Appunti per la vita cit., p. 105. [↩]
- Alain, Viaggiare, in Id., Appunti per la vita cit., p. 27. [↩]
- “Questo significa che il sapere del maestro non è mai ciò che colma la mancanza, quanto ciò che la preserva”, Massimo Recalcati, L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento, Einaudi, Torino 2014, p. 42. [↩]
- Alain, La caritatevole necessità, in Id., Appunti per la vita cit., p. 48. [↩]
- Alain, I Mercanti di Sonno cit., p. 105. [↩]
- Angelo Maria Ripellino, Vivere è stare svegli, in Id., Poesie. Dalle raccolte e dagli inediti (1952-1978), a cura di Alessandro Fo, Antonio Pane, Claudio Vela, Einaudi, Torino 1990, p. 21. [↩]
- Alain, I Mercanti di Sonno cit., p. 102. [↩]
- Alain, citato da Giovanni Invitto, Alain. Un filosofo dei segni, Manni, Lecce 1999, p. 60. [↩]