di Mirella Vedovetto
1. Dal 2002 a oggi, la zona artigianale di Mogliano Veneto, in cui vivo, ha subito vari cambiamenti.
La prima descrizione (cfr. A spasso per una zona artigianale) che ne avevo fatto terminava con le ipotesi di cosa avrebbero costruito nello spazio antistante casa mia. Era infatti impossibile pensare che quell’area sarebbe rimasta inutilizzata. Non ci è andata male, hanno creato un agility dog, ossia una palestra per cani con attrezzi di legno: ponti, scivoli, travi, e l’hanno recintato. Sempre meglio che un altro capannone. Le lezioni si tengono il sabato pomeriggio, lo si capisce perché è un continuo abbaiare dei cani dei vicini, rinchiusi nei loro giardini, che sentono nell’aria la presenza di loro simili poco distanti.
Ma questa è una trasformazione che quasi non si nota, tranne per la rete che hanno alzato tutto intorno.
Lasciandosi sulla destra la palestra per cani, e guardando a sinistra, si nota che qualcosa nell’orizzonte invece è cambiato, in modo evidente. Un palo altissimo: un ripetitore messo su dalla Telecom.
Non è l’unica cosa a innalzarsi oltre i tetti dei capannoni, da un anno a questa parte ci sono anche molte gru.
L’estate scorsa hanno dato inizio a nuovi lavori di costruzione che stanno ora per essere completati. Quando sono cominciati gli scavi, ci si chiedeva cosa avrebbero costruito, nessuna persona cui domandavo lo sapeva, poi ha iniziato a circolare la voce che avrebbero fatto un centro commerciale. La voce era fondata. Lo testimoniò, poco dopo, un cartellone in prossimità del cantiere, che riproduceva quel che sarebbe stato il risultato a fine lavori. La prima volta che ho visto quell’immagine l’ho trovata inquietante; la sensazione mi rimane ancora oggi.
In questo caso non c’entrano paesaggi da preservare per la loro bellezza o valore storico, è solo difficile pensare che dove c’era una strada che correva dritta ci sarà un insieme di cemento e vetro che sorge proprio nel mezzo e modifica tutte le vie; un altro centro commerciale, a pochi chilometri di distanza da quelli a Marcon, Mestre e Scorzè; un altro supermercato quando prendendo la bicicletta se ne raggiungono comodamente più d’uno, se non bastassero i panifici, le macellerie e i fruttivendoli della zona, gli stessi da sempre.
Pochi mesi prima dell’inizio dei lavori, per conto di mio cognato, mi ero informata presso il comune di Mogliano per sapere se era possibile aprire una paninoteca-birreria in uno dei capannoni che affittavano e mi era stato risposto che in quella zona non erano previste licenze per attività commerciali, o comunque non strettamente legate al mondo del lavoro, come per esempio poteva essere una mensa.
2. Non appena le ruspe iniziarono a scavare, furono create due rotonde, una dopo l’altra, nel giro di un paio di settimane.
Le due foto sopra, le ho scattata ad agosto 2006 e oggi ne ho scattate altre, tra cui quella sotto.
I lavori sono proseguiti con continuità, tranne un momento di arresto dopo che avevano scavato le fondamenta: hanno dovuto svuotare la voragine da tutta l’acqua, che continuava a uscire, e hanno impiegato varie settimane. Non saprei dire quante.
Una sera, verso le 11, tornavo a casa in bicicletta, e a 500 metri dalla zona in cui c’era il cantiere ho cominciato a sentire un rumore forte, continuo, non capivo cosa fosse. Fatta la curva ho visto più di dieci betoniere incolonnate, tutte con i fanali accesi, tutte che ruotavano e gocciolavano acqua. Mi sono avvicinata ai lavori e c’erano uomini che lavoravano nella voragine, le betoniere buttavano cemento, tutto intorno era illuminato a giorno da fari e il rumore era continuo. Bastava andare poco più in là per trovare di nuovo buio; il rumore invece, anche se attutito, continuavo a sentirlo fin dentro casa.
I muri, da quel momento, sono venuti su in fretta.
Oltre alle rotonde, la viabilità è stata modificata anche chiudendo una strada. Non so se la riapriranno – spero di sì perché era comoda per raggiungere la stazione in auto: si evitava un po’ di traffico.
I lavori infatti arrivano fino all’imboccatura di quella via, e sovrastano una casa che si trova sull’incrocio e che in questa foto è poco visibile perché nascosta dall’albero che cresce nel giardino.
La strada che prima passava dritta, parallela a questa abitazione, ora aggira tutto intorno il futuro centro commerciale. E chi passa può già leggersi sui cartelloni appesi alle pareti le pubblicità dei negozi di prossima apertura.
Un’altra strada verrà costruita poco distante e andrà a sbucare su quella che aggira i lavori. La terra è stata battuta, manca ora l’asfalto.
Oggi, approfittando di avere la macchina fotografica in mano per questo giro di foto, mi sono soffermata ancora a osservare il paesaggio che mi circonda. Ho visto capannoni incastrati con case, e ora questo centro commerciale che si incastona tra altri capannoni e altre case.
Non ci sono più spazi vuoti, ma questo l’avevo scritto anche l’ultima volta e forse qualcun altro ancora se ne inventeranno. Gli spiazzi che sono rimasti, come i parcheggi, sono stati sbarrati con blocchi di cemento che non fanno passare le roulotte dei rom.