Le persone che aderiscono a storiAmestre hanno una passione che le accomuna: la storia contemporanea. Una passione che esprimono in diversi ambiti e con diverse modalità di ricerca così come sono guidate da diverse sensibilità e modi di pensare. Abbiamo sempre pensato e promosso queste diversità come una ricchezza. Su un punto tuttavia le socie ed i soci di storiAmestre si sono sempre dichiarati unanimi: l’antifascismo, un valore sempre affermato e condiviso dai suoi aderenti. Per questo in molte occasioni abbiamo salutato il 25 aprile, festa della liberazione dal nazi-fascismo, con la pubblicazione di qualche scritto o con il pubblico scambio di auguri. In questi tempi in cui la mefitica aria di fascismo sta infestando l’Italia, l’Europa e il mondo intero vorremmo salutare il 25 aprile ricordando che non è soltanto la ricorrenza della nostra Liberazione, ma che da cinquant’anni, dal 25 aprile 1974, la condividiamo con il popolo portoghese, o almeno con quei portoghesi che, come noi, condividono i valori dell’antifascismo.
Più che la celebrazione di un anniversario il nostro vuole essere un invito a riflettere e a reagire al ritorno dei fascismi. Le recenti elezioni politiche in Portogallo hanno portato alla ribalta il movimento fascistoide “Chega!” sull’onda della crescita di movimenti analoghi in tutti i paesi europei. La fascinazione di fasce sempre più ampie di popolazione europea per le parole d’ordine neofasciste ci impone di cercare un antidoto, di trovare un modo, forte e condiviso, per veicolare i valori antifascisti in Italia ed in Europa.
di Walter Cocco
La dittatura militare in Portogallo
Il 28 maggio 1926 un colpo di stato militare mise fine al tentativo di rigenerazione repubblicana iniziata nel 1910 con la cacciata della monarchia portoghese. La repubblica liberaldemocratica non seppe aggregare attorno a sé un blocco sociale sufficientemente ampio, nonostante le iniziali simpatie dimostrate dalla giovane e ridotta classe operaia lusitana. L’economia del paese era fortemente dominata da un’agricoltura in cui la proprietà era ancora nelle mani di poche famiglie latifondiste e l’industria limitata a poche realtà urbane. L’esperienza repubblicana perciò fu caratterizzata da una costante instabilità politica fra tentativi di restaurazione monarchica e timide proposte di riforma – su tutte la riforma agraria – che generarono proteste anche sul fronte popolare che furono duramente represse. I riformatori liberaldemocratici si alienarono così l’iniziale appoggio delle classi popolari e la situazione si complicò ulteriormente con la crisi economica che attraversò il paese all’indomani della prima guerra mondiale.
A metter fine alle tensioni sociali intervenne l’esercito che instaurò una dittatura decisa a reprimere qualsiasi fermento sociale. Nella giunta di governo venne nominato nel 1928 come ministro delle finanze un giovane docente universitario António de Oliveira Salazar che, in un ambiente normalizzato dalla repressione, seppe mettere ordine al bilancio statale. I successi ottenuti fecero emergere Salazar come uomo forte del governo e nel 1932 divenne primo ministro. La sua figura carismatica riuscì a raccogliere intorno a sé un blocco sociale formato dagli agrari latifondisti, dalla gerarchia ecclesiastica e dall’esercito che gli dettero ampio margine di manovra per modificare la costituzione e le istituzioni statali. Con le riforme introdotte nel 1933, nacque così l’Estado Novo: uno stato corporativo mutuato in buona parte dal fascismo italiano e influenzato dalla dottrina sociale della chiesa nella versione reazionaria e ultraconservatrice propagandata dal francese Charles Maurras1. Sempre sulla falsariga del fascismo italiano istituì il partito unico la Uniao Nacional, la milizia di regime organizzata nella Legiāo Portuguesa e la Mocidade Portuguesa che inquadrava la gioventù alla stregua dell’Opera Nazionale Balilla. I legami del regime di Salazar con il fascismo italiano e con il nazismo tedesco andarono ben oltre le “affinità elettive”, recenti studi hanno confermato l’invio di specialisti italiani mandati da Mussolini in aiuto a Salazar per organizzare la PVDE2, la polizia politica che avrà il compito di prevenzione e repressione del dissenso. Elementi della PVDE furono inoltre inviati in Germania per essere addestrati dalla Gestapo3. Nonostante i forti legami con il fascismo italiano e il nazismo tedesco, Salazar, allo stesso modo di Franco, mantenne il paese fuori dal secondo conflitto mondiale e questo gli permise, quando le sorti si fecero avverse per le forze dell’Asse, di avvicinarsi al campo avversario ed offrire basi logistiche agli americani (Azzorre). Il supporto logistico offerto agli Alleati fece sì che la liberazione dai fascismi in Europa si fermasse sui Pirenei e i regimi di Salazar e Franco potessero contare sulla protezione britannica e statunitense in chiave antisovietica.
La concezione ruralista della società di Salazar sostenuta dallo stretto rapporto con la gerarchia ecclesiastica e l’idea di unità indissolubile fra la nazione ed i territori d’oltremare sostenuta dagli alti comandi delle forze armate e dai coloni che ivi si stabilirono, nonché la costante e brutale repressione di qualsiasi movimento o espressione non in linea col regime immobilizzarono la società portoghese per almeno vent’anni dopo la fine del conflitto mondiale. Essa rimase una società arretrata sul versante agricolo, con una industria molto limitata; a fronte di poche famiglie che controllavano le risorse economiche e finanziarie vi era una enorme massa impoverita e socialmente impaurita da uno stato di polizia onnipresente che contava su una fitta rete di spie e delatori.
Effetti dei conflitti con la guerriglia indipendentista nelle colonie
Le cose si complicarono nel corso degli anni Sessanta, i processi di decolonizzazione in atto (in particolare l’indipendenza algerina dalla Francia e il conflitto in Vietnam) ebbero diretta influenza sulla nascita di movimenti indipendentisti nelle colonie portoghesi che, data la posizione oltranzista di Salazar e dell’esercito, portarono all’esplosione del conflitto in Angola nel 1961, in Guinea Bissau nel 1963 e in Mozambico nel 1964. Anche qui – come già accadde nelle colonie francesi – la repressione contro una guerriglia che trova sostegno in ampie fasce della popolazione finisce per estendere il conflitto e diventa sempre più difficile controllare il territorio se non con un altissimo tributo di sangue e con l’impiego di enormi risorse militari che il Portogallo non disponeva. La guerra nelle colonie finì per assorbire quasi la metà delle entrate statali4. Gli effetti di una guerra interminabile ostinatamente perseguita provocherà fratture sempre più profonde nella società portoghese, anche all’interno del blocco storico che per quasi cinquant’anni aveva sostenuto il regime. Il protrarsi del conflitto e gli effetti devastanti sulla popolazione, soprattutto sui giovani che venivano chiamati a parteciparvi con una leva della durata di quattro anni, di cui almeno due da passare al fronte in Africa, con il suo tributo di morti e di invalidi che tornavano in patria, portò – a partire dal 1965 – ad un crescente numero di diserzioni e di fuga all’estero di giovani per evitare la coscrizione. Sanchez Cervelló cifra in 107.000 i disertori nell’arco dell’intero conflitto5. Segnali di insofferenza fra il regime e il mondo militare erano sorti nel corso della crisi nei possedimenti portoghesi in India quando Salazar avrebbe voluto delle vittime sacrificali per la difesa dei territori che si sarebbero comunque perduti anziché la inevitabile resa dinanzi ad una soverchiante disparità delle forze in campo6.
Non è difficile comprendere quindi come divenisse sempre più difficile trovare cadetti per le accademie militari di ufficiali e sottoufficiali e i maldestri tentativi fatti dal governo di Marcelo Caetano, il successore di Salazar7, complicarono anziché risolvere il problema alienandosi sempre più il sostegno di ampie fasce dell’esercito. Nel tentativo di rendere appetibile la carriera militare per i giovani con istruzione superiore vennero proposti privilegi retributivi e contributivi e una rapida possibilità di carriera agli ufficiali di complemento che, in questo modo, avrebbero goduto di un percorso preferenziale rispetto agli ufficiali provenienti dalle accademie. La decisione portò ad una sollevazione fra gli ufficiali di carriera che reagirono con numerosi atti di insubordinazione, specie fra gli ufficiali di stanza nei fronti di guerra che obbligarono il governo ad una retromarcia che, ovviamente, generò nuove proteste. Il governo di Caetano mantenne la linea oltranzista sulla guerra e il rifiuto di qualsiasi ipotesi, anche la più moderata, di negoziato con le forze indipendentiste dei territori d’oltremare, rivelandosi sordo a tutte le voci che si levavano dai quei quadri dell’esercito che riconoscevano l’impossibilità di porre fine vittoriosamente ai conflitti e che reclamavano una soluzione politica negoziata. Fra questi quadri andava perciò maturando la convinzione che l’unica risposta era l’abbattimento del regime.
Uno strano golpe
Il 25 aprile 1974 era iniziato da pochi minuti quando il giornalista Leite de Vasconcelos della emittente cattolica Rádio Renascença lesse in diretta la prima strofa della canzone Grândola Vila Morena8 e a seguire la mandava in onda: era il segnale atteso dai congiurati che dava inizio al golpe militare.
I reparti sollevati sotto il comando degli ufficiali del MFA (Movimento das Forças Armadas), in prevalenza composto da gradi medio bassi fra gli ufficiali dell’esercito9, cominciarono ad occupare, secondo un piano stabilito nelle settimane precedenti le emittenti radiofoniche e televisive, l’aeroporto di Lisbona, i ministeri. L’MFA aveva stabilito il suo centro operativo nel reggimento di ingegneria a Pontinha, un quartiere di Lisbona, ed il coordinamento era stato affidato al maggiore Otelo Saraiva de Carvalho. Gli obiettivi – con la sola eccezione della sede della PIDE/DGS (Polizia politica del regime) – furono occupati già nelle prime ore del 25 aprile e la piazza antistante la sede del governo (Terreiro do Paço) venne presidiata dai militari insorti. Nelle stesse ore operazioni analoghe vennero attuate ad Oporto dove le sedi televisive e radiofoniche e la sede della PIDE furono occupate senza resistenze.
Tutte le operazioni avvennero senza reazioni significative, anzi sembrava che gli uomini del regime non se ne accorgessero e alle 4:20 venne trasmesso il primo comunicato del MFA dalle frequenze della RPC Radio Club Portugues, sarà il giornalista Joaquín Furtado a leggerlo. Il testo del primo comunicato era neutro, invitava soltanto la popolazione a rimanere in casa per evitare incidenti e si appellava al buon senso dei comandanti delle forze armate per evitare inutili scontri con i reparti sollevati. Infine venne fatto un appello al personale sanitario di tenersi comunque pronto e disponibile sperando tuttavia che il suo intervento non fosse necessario.
I programmi delle emittenti radiofoniche furono sostituiti da marce militari, l’intenzione era di non rivelare subito la natura del golpe ed evitare così reazioni violente ed organizzate da parte delle truppe fedeli al regime. Il secondo comunicato del MFA (ore 4:45) invitava la polizia e i reparti che non si erano uniti ai ribelli a rimanere nelle proprie caserme in attesa di nuovi ordini.
Alle 5 del mattino i ministri erano già informati dell’insurrezione e il direttore generale della PIDE/DGS, maggiore Silva Pais, chiamò il capo del governo Marcelo Caetano, lo informò di quanto stava avvenendo e che stavano cercando di capire l’estensione della rivolta. Nel frattempo lo invitò, per precauzione, a rifugiarsi presso la sede della PIDE di Lisbona che non era ancora sotto il controllo dei golpisti.
È uno strano golpe: nonostante lo stato di polizia e la fitta rete di cui disponeva la PIDE, la cospirazione sembrava essere passata in sordina o, più probabilmente, aveva beneficiato dell’acquiescenza di parte degli alti ufficiali dell’esercito che, pur senza farsi coinvolgere, non l’avevano ostacolata10. Del resto, come abbiamo visto, il malessere fra le file dell’esercito era noto da molto tempo e non erano mancati negli ultimi mesi atti di insubordinazione collettiva da parte di ufficiali a cui avevano fatto seguito misure repressive molto blande per evitare una ulteriore radicalizzazione della protesta. Con buona probabilità l’atteggiamento dominante in ampi settori delle forze armate e della polizia fu di attesa per capire quale fosse il carattere del golpe, l’insoddisfazione per la grave crisi che stava vivendo il regime dopo la morte di Salazar era condivisa anche dai settori più retrivi del regime anche se opposte erano le ricette per uscirne.
I comunicati del MFA che invitavano le forze di polizia e i reparti non sollevati alla calma e ad evitare inutili scontri vennero trasmessi dalle radio ogni 15 minuti. La marina e l’aviazione non reagirono né diedero segnali di rispondere alle richieste del governo. Solamente la fregata Gago Coutihno che stava svolgendo manovre militari con la NATO ricevette l’ordine dal contrammiraglio Jaime Lopez di rientrare e di mettersi alla fonda davanti al Terreiro do Paço e di bombardare le truppe ribelli, ma l’ordine non viene eseguito per il rifiuto dell’equipaggio.
Si dovette attendere fino alle 7:30 del mattino quando un nuovo comunicato del MFA dichiarò che le manovre dei militari sollevati avevano lo scopo di liberare il paese dal regime che lo opprimeva da troppo tempo. Il MFA chiese alla popolazione di rimanere in casa e il comunicato si concludeva con l’esclamazione: Viva il Portogallo! Da quel momento le radio smisero di trasmettere marce militari e le sostituirono con le canzoni fino ad allora proibite dalla censura del regime. La popolazione, nonostante le raccomandazioni, cominciò ad invadere le strade della capitale. Allo stesso modo, alcuni reparti comandati da ufficiali fedeli al regime si mossero verso i luoghi presidiati dai ribelli e si preparavano allo scontro. Verso le 10 del mattino ebbe luogo una delle vicende più iconiche della giornata che confermava che era proprio uno strano golpe: “Il brigadiere11 Junqueira dos Reis avanza con una colonna di soldati delle unità fedeli al regime dotati di diversi carri armati MI47 […]. Il capitano Maia va verso di loro solo, con un fazzoletto bianco, per tentare di convincerli ad unirsi al movimento. In tasca ha una bomba a mano perché ‘non intende cadere prigioniero’. Vi sarà un breve dialogo fra lui e Junqueira do Reis. Il brigadiere gli ordina di arrendersi. Salgueiro Maia gli chiede di parlare. Junqueira dos Reis ordina al suo secondo, il sottotenente Sottomayor di sparargli. Questi si nega e sente l’ordine “Lei è agli arresti”. Il brigadiere ordina agli artiglieri dei carriarmati di sparare al capitano. Anche questi si rifiutano e Junqueria dos Reis decide di fuggire, mentre la colonna si pone volontariamente agli ordini di Salgueiro Maia.”12
È uno strano golpe incruento. Nonostante il grande movimento di truppe per le strade in quella giornata vi furono soltanto quattro morti e qualche ferito, ma si trattò delle ultime vittime del regime in dissoluzione perchè a sparare sulla folla furono gli uomini della PIDE asserragliati nella loro sede assediata dalla popolazione civile che chiedeva la liberazione dei prigionieri politici e l’arresto dei responsabili di tante morti e torture nei lunghi anni della dittatura salazarista. Fu l’ultimo atto violento prima della capitolazione di Caetano che venne messo agli arresti, inviato alle Azzorre e da lì lasciato andare in esilio in Brasile. Erano passati soltanto sette mesi dal golpe cileno le cui immagini dello stadio di Santiago pieno di oppositori fatti prigionieri dai militari avevano fatto il giro del mondo, mentre in Portogallo i golpisti riuniti nella Giunta di Salvezza Nazionale, sciolsero la PIDE/DGS e cominciarono a liberare i prigionieri politici già a partire dal giorno successivo.
È uno strano golpe perché i golpisti chiedono la fine immediata della censura e la libertà di stampa, di espressione e di riunione, già dal 25 aprile escono i primi giornali senza il carimbo, ovvero il timbro della commissione di censura che ne autorizzava la pubblicazione.
È davvero uno strano golpe se nel corso di quella giornata la popolazione civile intimorita da decenni di repressione poliziesca perde man mano la paura e si avvicina ai soldati che presidiano le strade e comincia a parlare con loro abbandonando la diffidenza quando scopre che non vogliono usare violenza nei loro confronti, bensì porre fine alle violenze. Il clima fra militari ribelli e popolazione diventa festoso e accadde un piccolo gesto che segnerà irrimediabilmente quella giornata memorabile. Una giovane donna, Celeste Martins Caeiro, quel mattino si recò al lavoro come tutti i giorni nel ristorante Franjinhas, un moderno locale self service che proprio quel giorno celebrava il suo primo anniversario dall’apertura. Il titolare dell’esercizio aveva acquistato dei mazzi di garofani per omaggiare le clienti con un fiore, ma vedendo le strade presidiate dall’esercito decise che quel giorno il ristorante sarebbe rimasto chiuso. Lo comunicò al personale e chiese alle dipendenti di prendersi i fiori oramai inutilizzabili. Celeste prese un mazzo di garofani rossi e bianchi e si diresse verso casa, ma volle fare un giro per il centro per vedere cosa stava succedendo. Quando fu a rua do Carmo si rivolse ad un soldato per sapere cosa accadeva, questi le rispose che stavano andando ad arrestare il capo del governo e le chiese una sigaretta. Lei non ne aveva ma gli mise un garofano rosso nella canna del fucile. Il gesto piacque al militare e lei ripetè il gesto mettendo i garofani nelle canne dei fucili di altri suoi commilitoni. In brevissimo tempo quel gesto fu replicato dalle fioraie e le immagini dei soldati con i fucili in spalla ed un garofano che spuntava divennero il simbolo di quel golpe che, con la partecipazione di centinaia di migliaia di persone, si trasformava in Rivoluzione dei garofani13. Quando all’azione dei militari si aggiunge anche l’azione di migliaia di cittadini e cittadine la protesta si trasforma in una festa e il golpe si trasforma in rivoluzione.
Nei giorni immediatamente successivi al 25 aprile cominciarono a rientrare gli esuli politici e un febbrile fermento colse la società portoghese che trovò la sua più netta espressione nella imponente manifestazione che si tenne il primo maggio a Lisbona, istituita come festa solo qualche giorno prima dalla Junta de Salvaçāo Nacional (Giunta di Salvezza Nazionale14) ed iniziò, sotto il controllo del MFA, il Processo Revolucionário em Curso (PREC). Uno dei primi risultati del nuovo corso fu l’avvio dei negoziati con le forze indipendentiste per il riconoscimento dell’indipendenza delle ex colonie e la fine della guerra, era uno dei punti del programma del MFA non negoziabili. Nel frattempo le forze politiche ricominciarono ad organizzarsi liberamente in vista delle elezioni dell’assemblea costituente che avrebbe dovuto dare una nuova carta costituzionale con le elezioni che si sarebbero tenute il 25 aprile dell’anno successivo. Analogamente si riorganizzò il fronte sindacale che vide la nascita di comitati di lotta dei lavoratori che reclamavano una diversa gestione delle fabbriche, delle campagne, delle banche. Il governo controllato dai militari e sotto l’influenza del MFA, riuscì in questa stagione a nazionalizzare le banche e le principali imprese del paese e ad introdurre elementi di socialismo nell’economia portoghese. Il PREC non fu scevro da tensioni e conflitti: un primo tentativo di far virare a destra il governo, capeggiato dal generale Spínola, fallì nel settembre 197515, successivamente fallì il tentativo di dare un indirizzo maggiormente socialista al paese. Il processo rivoluzionario si chiuse definitivamente con le elezioni del 25 aprile 1976 che videro prevalere il socialista Mario Soares e iniziò il processo di avvicinamento ed integrazione del Portogallo nella Comunità Europea che portò progressivamente all’abbandono di qualsiasi influenza dei militari sulla vita civile e della soppressione degli elementi di socialismo precedentemente introdotti.
Quanto si stava sperimentando in Portogallo nei mesi successivi al 25 aprile attirò l’interesse e l’euforia di molti giovani rivoluzionari europei che volevano conoscere da vicino la rivoluzione, in migliaia perciò arrivarono nel paese lusitano dai diversi paesi europei con qualsiasi mezzo16, non senza allertare la polizia franchista che non poteva che guardare con preoccupazione quanto era successo nel paese vicino. Vi è un vecchio adagio spagnolo che dice: “Cuando veas las barbas de tu vecino cortar, pon las tuyas a remojar”17: il profumo dei garofani della rivoluzione avrebbe portato nuova aria anche nella Spagna franchista, ma non fu proprio così, si dovette attendere la morte del dittatore.
BIBLIOGRAFIA:
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de la Torre Gómez H., El portugal de Salazar, Cuadernos de Historia n. 26, Arco Libros S.L., Madrid, 1997;
Valentín Ramírez J., Las claves de la Revolución de los Claveles, Circulo Rojo Editorial, Madrid, 2021;
FONTI AUDIOVISUALI:
Sono molteplici i documenti audiovisuali reperibili in rete che riportano immagini e video del periodo, testimonianze di protagonisti e sintesi storiche sulla Rivoluzione dei Garofani più o meno esaustive.
Una sintesi divulgativa sul regime di Salazar e la Rivoluzione dei Garofani in italiano si veda il programma Il tempo e la Storia della RAI con il prof. Mauro Canali del 20/04/2016;
Si veda inoltre il film de Medeiros M. (regia), Capitani d’aprile, Portogallo, 2000, il canale youtube ne propone diversi trailers
Si veda infine il video di Perelli L.(regia), Portogallo. Nascita della Libertà, AAMOD, Roma, girato nel periodo immediatamente successivo alla Rivoluzione dei Garofani.
NOTE
1 Si veda in proposito Serapiglia D., Il corporativismo lusitano tra il fascio e la croce, in Percorsi. Scienze sociali tra Italia e Portogallo, Quaderni di Storicamente, Bologna, 2017.
2 PolÍcia de Vigilância e Defesa do Estado, il nome fu poi modificato nel 1945 in PIDE, PolÍcia Internacional e de Defesa do Estado.
3 Si veda l’intervista al prof. Mauro Canali nel corso del programma Il tempo e la Storia della RAI del 20/04/2016 e Ivani M., I rapporti tra la polizia fascista e la PVDE (1937-1940), Relazione tenuta nel corso del XXXII Encontro da Associação Portuguesa de História Económica e Social, A construção da fortuna e do malogro: perspectivas históricas, ISCTE – Instituto Universitário de Lisboa, 16 e 17 de novembro de 2012.
4 “Per un piccolo paese con una popolazione in diminuzione (8.851.000 abitanti nel 1960; 8.617.000 nel 1970) e scarsamente sviluppato come il Portogallo, la guerra rappresentò un enorme sforzo umano (800.000 reclutati fra il 1961 e il 1974; 6.340 morti; 112.205 feriti o invalidi; 49.422 combattenti nel 1961; 149090 nel 1973) e finanziario (40% del bilancio statale destinato a spese per la Difesa)” [T.d.A.] pp. 68-69, in de la Torre Gómez H., El portugal de Salazar, Cuadernos de Historia n. 26, Arco Libros S.L., Madrid, 1997.
5 Sánchez Cervelló J., La Revolución de los Claveles en Portugal, Cuadernos de Historia n. 33, Arco Libros S.L., Madrid, 1997, p. 16.
6 Il cosiddetto Stato Portoghese dell’India (composto dalle enclavi di Goa, Damão e Diu) contava di una guarnigione di 4.200 soldati ai quali Salazar aveva chiesto che resistessero fino alla morte. L’invasione indiana avvenne con un esercito di 45.000 effettivi ed una ampia superiorità aerea, navale e di artiglieria che rendevano inutile qualsiasi resistenza e li obbligarono alla resa. Ciò nonostante Salazar considerò che le Forze Armate non avevano saputo difendersi e si disinteressò per molti mesi dei prigionieri e quando furono liberati espulse dall’esercito gli ufficiali responsabili. Cfr. Sánchez Cervelló J., La Revolución de los Claveles en Portugal, cit., p. 15.
7 Salazar rimase vittima nel 1968 di un incidente domestico che lo lasciò totalmente inabile fino alla sua morte nel 1972. Egli perciò dovette essere sostituito e la scelta cade su Marcelo Caetano che guidava l’ala aperturista del regime in opposizione all’ala ultraortodossa. Questi intendeva introdurre alcuni aggiustamenti e qualche timida apertura alle opposizioni che permettessero al regime di sopravvivere alla morte del fondatore. Ben presto però le sue riforme si mostrarono riforme di facciata incapaci di risolvere i gravi problemi della società portoghese, in primo luogo le guerre coloniali.
8 La lettura iniziò alle 00,20. Essa era stata preceduta da un altro segnale alle 22:55 del 24 aprile 1974, quando la Radio Peninsular de Emisoras Asociadas de Lisboa trasmise le seguenti parole: “Mancano 5 minuti per le undici, con voi Paulo de Carvalho” e mette in onda la canzone E depois do adeus, la canzone che quell’anno aveva rappresentato il Portogallo al Festival Eurovision. È il segnale convenuto che indicava ai congiurati di tenersi pronti ed attendere il segnale che dava inizio alla sollevazione militare (Grandola Vila Morena). La canzone era stata scritta nel 1971 da José Zeca Alfonso in omaggio alla Sociedade Musical Fraternidade Operária Grandolense (Grândola è una cittadina del sud del Portogallo), una delle prime cooperative ed associazioni operaie fortemente represse dal regime salazarista. La canzone fu presto proibita dal regime e il suo autore fu interrogato ed incarcerato dalla PIDE, la polizia politica. Grândola Vila Morena si convertì così nella canzone simbolo della rivoluzione dei garofani e divenne l’inno alla libertà del popolo lusitano. È un po’ come per noi Bella Ciao.
9 In prevalenza si tratta di capitani e tenenti dell’esercito, per questo i membri del MFA verranno anche definiti popolarmente Capitāes de Abril [Capitani d’aprile] dal quale prenderà il titolo il film sulla Rivoluzione dei Garofani diretto da Maria de Medeiros che verrà presentato al Festival di Cannes nel 2000.
10 A tal proposito risultano illuminanti le considerazioni di J. Sánchez Cervelló in La Revolución de los Claveles en Portugal, cap. IV La fragilidad del régimen y los apoyos internacionales para su substitución, pp. 33-38.
11 Brigadiere (Brigadeiro): nell’esercito portoghese è un grado di ufficiale superiore al grado di colonnello, cfr. la voce Exército Português in Wikipedia.
12 L’episodio è diventato uno dei simboli della Rivoluzione dei Garofani. Esso è riportato in diversi documenti a partire da quella del suo protagonista, il capitano Salgueiro Maia. Il resoconto qui riportato è tratto da Valentín Ramírez J., Las claves de la Revolución de los Claveles, Círculo Rojo Editorial, Madrid, 2021, pp. 73, la traduzione è mia. Sull’argomento si veda anche Irles S., El cabo que no apretó el gatillo, El periodico Internacional, 18/04/2014 che riporta l’intervista a José Alves Costa.
Si veda infine la narrazione cinematografica dell’episodio nel già citato film di Maria de Medeiros, Capitani d’Aprile in cui il capitano Salgueiro Maia è interpretato da Stefano Accorsi.
13 La vicenda di Celeste dos Cravos, come verrà chiamata Celeste Martins Caeiro, viene celebrata in molti documenti ed anche video disponibili in rete, qui ci limitiamo a due interviste: Poncini H., Ella es Celeste Caeiro, la mujer que, con un pequeno gesto, dió nombre a la Revolución de los Claveles, El Periodico Internacional, Lisboa, 24/04/2016 e Teixeira R., Quem é a mulher que deu nome à Revolução dos Cravos em Portugal e hoje vive de pensão, Diario do Centro do Mundo, Brasil, 25/04/2021.
14 Giunta di Salvezza Nazionale che venne costituita nella giornata del 25 aprile e che avocava a sé i poteri del destituito governo di Caetano, essa era formata da militari di tutte le forze (esercito, marina e aviazione) e presieduta dal Generale Spinola, su volontà del MFA vi erano rappresentate, almeno all’inizio, dalle posizioni più radicali a quelle più conservatrici.
15 Il Generale Spínola fu costretto a dimettersi da Presidente della Repubblica il 30 settembre 1974 e fu sostituito nella carica dal Generale Francisco da Costa Gomes.
16 A titolo di esempio si veda il romanzo di Ferrari M., Alla rivoluzione sulla Due Cavalli, Sellerio, Palermo, 1995.
17 Letteralmente: Quando vedi tagliare la barba del tuo vicino, comincia a mettere a bagno la tua. Il significato è chiaro: quanto ti accade intorno avrà effetti anche su di te ed è meglio se ne fai tesoro e prendi provvedimenti.
NOTE DI REDAZIONE
La foto 25 aprile 1974. La rivoluzione dei garofani e la foto Il capitano Fernando José Salgueiro Maia fotografato durante la Rivoluzione dei Garofani sono tratte da https://lisbona.italiani.it/rivoluzione-dei-garofani-portogallo
La foto Celeste Martins Caeiro mette un garofano rosso sulla canna del fucile è tratta da https://www.elprogreso.es/blog/marta-veiga-nube-toxica/celeste-dos-cravos/201804252331381308892.html