di Alain, a cura di Giacomo Corazzol
Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.
Del sublime, di Alain
Considerando gli uomini, ciò che ricercano, ciò che ammirano, ciò che disprezzano e, insomma, ciò che pagano più caro, riconosco in tutti il sentimento del sublime. Il marchio regale è la noia. Non c’è uomo che non si annoi della propria vita animale. Tutti gli spettacoli presentano il sovrumano, anche di un giocoliere o di un equilibrista. All’uomo garba solo vincere e, se non può vincere, ammira. Esigente, a questo proposito, ma generoso. L’altro côté, fatto di gelosia, di invidia, di meschinità, lo vedo negli autori di second’ordine, che sono persone affaticate; ma l’uomo vivo non è affatto come lo vogliono dipingere; essi stessi non sono così, non cercano altro che l’occasione di ammirare; è così che li colgo di fronte ai resti di un acquedotto, o a Shakespeare, oppure se leggono o recitano dei bei versi; sono religiosi allora; dicono la loro preghiera all’uomo. Il culto dell’uomo è antico quanto l’umanità.
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