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Risultati della ricerca per: editorialista

Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 34

17/02/2017

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.

Del sublime, di Alain

Considerando gli uomini, ciò che ricercano, ciò che ammirano, ciò che disprezzano e, insomma, ciò che pagano più caro, riconosco in tutti il sentimento del sublime. Il marchio regale è la noia. Non c’è uomo che non si annoi della propria vita animale. Tutti gli spettacoli presentano il sovrumano, anche di un giocoliere o di un equilibrista. All’uomo garba solo vincere e, se non può vincere, ammira. Esigente, a questo proposito, ma generoso. L’altro côté, fatto di gelosia, di invidia, di meschinità, lo vedo negli autori di second’ordine, che sono persone affaticate; ma l’uomo vivo non è affatto come lo vogliono dipingere; essi stessi non sono così, non cercano altro che l’occasione di ammirare; è così che li colgo di fronte ai resti di un acquedotto, o a Shakespeare, oppure se leggono o recitano dei bei versi; sono religiosi allora; dicono la loro preghiera all’uomo. Il culto dell’uomo è antico quanto l’umanità.

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Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 33

20/10/2016

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.

Far dormire i propri pensieri, di Alain

Prima di dormire a nostra volta, dobbiamo far dormire i nostri pensieri. Questo però non va bene, perché voler addormentare un pensiero vuol dire pensare; e pensare vuol dire svegliarsi. Ogni pensiero ci mette in allerta; e questo è naturale in un universo non ha promesso nulla. In ogni situazione l’uomo che veglia calcola velocemente cosa può servire e cosa può nuocere, senza cullarsi nelle illusioni, come si dice così bene. Al contrario, ad addormentarci è la piacevole illusione secondo la quale tutto va per il meglio e non c’è nulla che meriti attenzione. Notate come questo modo di vedere le cose sia un sogno. Si dice: “Voi sognate” a un uomo che non abbia fatto una rivista esatta e, in un certo senso, militare di ciò che ha e di ciò che gli manca. Bisogna dunque sognare prima di dormire; verosimilmente la maggior parte dei sogni si fa prima del sonno.

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Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 32

28/08/2016

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol: sulla memoria. “La guerra di Troia andava dimenticata, oppure cantata.[…] Il paradosso umano è che tutto è stato detto e nulla è compreso”.

Mnemosine, di Alain

Quando gli Antichi dicevano che Mnemosine è la madre delle Muse, può essere che non pensassero a nulla al di là della semplice relazione che subordina tutti i lavori dello spirito all’inferiore memoria. Questa idea, per semplice che appaia, ci illuminerebbe intorno alle reali condizioni del sapere, se ci prendessimo il tempo di considerarla. Di certo la memoria è troppo disprezzata. E probabilmente non ci sono che le belle metafore per costringerci a riflettere su ciò che riteniamo troppo noto. Ma sotto questo testo, come nelle vecchie pergamene, ne scopro un altro. Perché i canti epici, fonte di tutte le arti parlate, sono di per se stessi memoria; e ogni racconto invecchia contemporaneamente agli uomini, presto perdendo i suoi fermi tratti di gioventù, se non ha fin da subito una forma ritmata e bella. La guerra di Troia andava dimenticata, oppure cantata. La poesia fu sforzo di memoria e vittoria di memoria. Ancor oggi ogni poesia è fatta di cose passate. Così recita il secondo testo. L’antica metafora ci fa comprendere qualcosa di più; perché tutte le arti serbano ricordo. Non c’è architetto che possa dire: «Dimenticherò tutto quello che gli uomini hanno costruito». Quello che inventerebbe sarebbe bruttissimo; per dirla meglio, se mantenesse la promessa alla lettera, non inventerebbe un bel nulla. È per questo che un tempio serba il ricordo di un tempio, l’ornamento quello di un trofeo, e la carrozza quello della portantina. Chi non imita non inventa. A quanto pare il ricordo è estetico di per sé, e un oggetto è bello principalmente perché ne ricorda un altro. Del resto ogni festa è fatta di ricordo, e anche ogni danza; e il culto universale è culto del passato. La contemplazione di questa prospettiva umana è di certo il passato stesso; ogni altro oggetto annoia, senza neppure pensare alla noia, perché subito l’azione ci trascina.

Non esiste nessuna idea nuova. È un tema noto, esso stesso antico quanto gli uomini. «Tutto è stato detto e arriviamo troppo tardi»; La Bruyère però non si è fermato all’ironia; si è abbandonato al piacere di pensare. L’idea che tutto è stato detto non è per nulla deprimente ma, al contrario, tonica. Il paradosso umano è che tutto è stato detto e nulla è compreso. Sulla guerra è stato detto tutto; e anche sulle passioni è stato detto tutto. L’umanità reale è composta da queste belle forme piene di senso che il culto ha conservato. Bisogna però batterle come fossero campane; perché sempre la forma si richiude sul senso, parlando solo tramite la bellezza. Così è l’attenzione. Se non ci si sveglia in questa maniera, non ci si sveglia affatto. Un segno ci rimanda a un altro segno. E nostri primi maestri sono le parole, che sono dei monumenti.

La cosa inumana non ha nulla da dire; da cui il grande scandalo che le scienze non istruiscono. Non è dunque da lì che bisogna iniziare; per fortuna, però, ogni bambino inizia recitando quello che non può comprendere e vuole comprendere, pensando sempre al di sopra di se stesso; è così, e non altrimenti, che l’uomo può vedersi allo specchio, parlo dell’uomo pensante. In una favola, o solo se ritrova Musa in musica. Procedendo dunque dalla forma al contenuto, riflette senza mai perdersi, trattenuto da questa forma invincibile, che egli non desidera cambiare. Se i segni umani fossero cancellati dalla terra, nel lavoro tutti gli uomini si perderebbero, in mancanza di metafore; le prime danze e le prime commedie finirebbero nel furore, senza alcun ricordo, fino a quando i piedi non avessero scavato il venerabile sentiero, primo schizzo del tempio. Ma non appena il danzatore si sottomettesse al segno umano, sarebbe di nuovo lettura, e le Umanità comincerebbero a rifiorire.

20 ottobre 1922

[Alain, Propos, I, texte établi et présenté par Maurice Savin, Gallimard, Paris 1956, pp. 437-438; traduzione di Giacomo Corazzol]

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Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 31

01/04/2016

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.

Volontà e azione, di Alain

Nessuno può volere senza fare. Con questo non intendo solo che l’esecuzione deve seguire il volere, cosa che è già una discreta massima da praticare; intendo che l’esecuzione deve precedere il volere. In che modo? Niente di più semplice e agevole a comprendersi se si considera l’uomo tutto intero, l’uomo nella situazione dell’uomo, l’uomo qual è, quale è cresciuto. Che l’uomo agisca prima di volere lo si vede bene dall’infanzia. L’uomo naviga nell’universo dal momento in cui vi è gettato; e sempre vi ci si trova gettato, e mai in nessun modo può ritirarsene. L’azione reale è dunque sempre cominciata. Tutto il volere deve applicarsi a questo punto, quello in cui l’uomo si salva grazie ai movimenti dell’istinto. L’arte della navigazione, una delle più ammirevoli, fornisce sempre buoni paragoni all’arte di vivere. Si sa che il timone non può agire se la barca non riceve un impulso, vuoi del vento, vuoi dei remi; si può dire perfino che finché lo scafo non abbia raggiunto una certa velocità rispetto all’acqua, il timone è una cosa morta.

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Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 30

05/03/2016

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.

Il governo di sé, di Alain

Platone ha detto delle cose meravigliose sul governo di sé, mostrando come questo governo interiore debba essere aristocratico, vale a dire operato da ciò che è migliore su ciò che è peggiore. Con ciò che è migliore intende ciò che, in ciascuno di noi, sa e comprende. Il popolo, dentro di noi, sono le collere, i desideri e i bisogni. Vorrei che la Repubblica di Platone fosse letta non per parlarne, ossia per ritrovarvi quello che se ne dice comunemente, ma per apprendere l’arte di governare se stessi e di stabilire la giustizia dentro di sé.

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Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 29

19/02/2016

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.

Il fanatismo, di Alain

L’uomo è fanatico perché è animale. Svegliarsi significa in primo luogo balzare; fare attenzione significa in primo luogo starsene in agguato. Di questo movimento resta qualcosa in tutti i nostri pensieri, senza di che i nostri pensieri non sarebbero nulla. Ognuno di noi però sa che una grande paura o un gran desiderio non aiutano a centrare il bersaglio né ad assestare un bel pugno; né tantomeno a sbloccare una serratura o a regolare un orologio. Gli impulsivi sono maldestri e, attraverso esperienze brucianti, diventano timidi, intendo dire maldestri nell’immaginazione. Ora, per suonare il violino o per maneggiare la spada esistono dei metodi severi che giungono a liberare lo schiavo irritato da se stesso. La regola è: “Non slanciatevi con tutto il corpo; non gettatevi; non fate tutta l’azione in una volta; non preparatevi a saltare d’un balzo l’intera collina; non pensate a tutti i chilometri che avete di fronte a voi. Un passo e poi un altro”. Ammiro, nell’operaio, una specie di lentezza che va assai veloce e un’aria di indifferenza mediante la quale le case vengono costruite e le gallerie scavate. Lo stesso uomo però si getta a pensare; vi ci si mette tutto. Vuole risolvere tutto. Invece di sbrogliarlo, stringe il nodo.

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