In questo periodo in cui si torna a parlare di guerra, di riarmo, di nucleare, la nostra socia Cate Minosso presenta l’intervento Azione delle donne per bandire la guerra, fatto da Luigia Bocchi al VI congresso dell’UDI nel 1959, un anno segnato dalla guerra fredda e dal pericolo della bomba atomica. Proprio in quell’anno viene avviato in Italia il progetto CIRENE (CIse REattore a NEbbia) per lo sviluppo di un reattore nucleare a scopo militare da collocare presso Latina.
Il testo che viene presentato ha come sottotesto quel clima e quelle circostanze, ci mostra come in quel periodo storico persone e movimenti – Luigia Bocchi era impegnata nel MIR, tuttora presente e attivo sulla scena nazionale e internazionale – si sono mobilitati per la pace e la non violenza, ci illumina sullo stretto legame tra movimenti femministi e pacifismo.
A cura di Cate Minosso
Luigia detta Gigia era mia nonna. Le sue opinioni, percorsi culturali e riflessioni politiche, che ha sempre condiviso con me sin da quando ero bambina, hanno potentemente influenzato il mio modo di essere e di pensare.
Era nata a Baricetta in provincia di Rovigo nel 1909. È cresciuta in una famiglia numerosa, matriarcale, di marcata impronta cattolica, antifascista perché cattolica, ma di cattolici popolari, guidata da figure solidamente orientate a principi di uguaglianza e giustizia sociale.
Ha fatto la quinta elementare. Si è sposata nel 1933 e nel 1936 è rimasta vedova con due figlie di tre anni e un anno e mezzo. Decide di tornare in famiglia a Mestre, in via Monte San Michele. Va a lavorare all’INAM a Venezia, dove nel 1943 si sposta con le due figlie trovando casa in campo san Trovaso.

La passione per l’impegno sociale politico si è concretizzata nella partecipazione attiva alla vita di varie associazioni e partiti politici tra Venezia e Mestre, tra cui il MIR, Movimento Internazionale per la Riconciliazione 1. A casa sua c’erano il Manifesto di Marx ma anche opere di La Pira e un libro dal titolo “Perché uccidere?”.
Era per la non violenza e una convinta sostenitrice del disarmo unilaterale all’epoca della guerra fredda.
Questo è il suo intervento al VI Congresso dell’Unione Donne Italiane tenuto a Roma tra il 7 e il 10 Maggio 1959, tratto dagli atti dello stesso Congresso. Teniamo presente, mentre leggiamo l’intervento, che proprio nel 1959 partì il progetto nucleare militare italiano CIRENE2 che non sarà realizzato solo perché fu pronto per l’esercizio nel 1987, in coincidenza temporale con i referendum antinucleari che ne sancirono lo smantellamento.

Azione delle donne per bandire la guerra
Luisa Bocchi
del Movimento Internazionale per la Riconciliazione Mondiale
Io credo che in questo momento il mondo abbia soprattutto bisogno di riconciliarsi. Riconciliazione, si chiama il mio movimento: poiché oggi il problema fondamentale è quello della pace.
Chi vuole la guerra? Nessuno. Chi vuole la pace? Tutti. Eppure si parla e si agisce come se tutti volessero la guerra e nessuno la pace.
La pace o la guerra, nella pace o nella guerra: non c’è via di mezzo, e se siamo arrivati a questo punto è proprio perché siamo sempre sottostati a dei compromessi.
Sembra quasi che la guerra sia una cosa bella, infatti nei nostri libri di scuola non si fa che esaltare gli eroi. A chi più uccide, si consegnano medaglie d’oro: qui è la tragedia; se abbiamo ancora le guerre è perché non siamo ancora convinti che la guerra è un delitto.
Chi uccide commette un delitto. La guerra uccide milioni di creature, e quindi un delitto moltiplicato.
L’uomo è un valore? È possibile che dopo duemila anni di Cristianesimo non siamo riusciti a dire se l’uomo ha valore?
Mi permetto di ripetere una frase dell’onorevole Giordani3: “La guerra è un deicidio “. Il che vuol dire che nell’uomo si uccide l’immagine di Dio. Ed è per questo che io vorrei dire, e un po’ umilmente, senza falsa modestia, quale è la strada della pace.
Sant’Agostino – per l’amor di Dio, non aspettatevi una predica, lo cito solo per aiutarmi – dice: “Inchiodare ognuno alle proprie, non responsabilità, alle proprie teorie”. In un paese cattolico, almeno per chi si dice cattolico e dimostra tanta paura dell’ateismo, facile sarebbe dire che ciascuno è inchiodato alla teoria dell’amore e al comandamento “Non uccidere”.
L’universalità di Dio, Dio è padre di tutte le creature; noi siamo tutti fratelli e non ci sono confini. Se io non posso ammazzare un italiano, non posso ammazzare neanche un tedesco.
A un Congresso quasi religioso, proprio del mio Movimento, si parlava molto di San Tommaso, della guerra, della giustificazione della guerra. Io intervenni con molta semplicità: “Credete che la morale di Dio sia inferiore a quella degli uomini? Se la morale degli uomini, all’interno di ogni stato, vieta il delitto, è possibile che Dio ci autorizzi ad ammazzare i nostri simili? Lui non vede confini, noi siamo tutti fratelli! “
La pace sta nell’accettare l’universalità di Dio; altrimenti, altro che dittatura di Stato! Quale è quello stato che può obbligare una creatura ad uccidere un’altra creatura, che nella sua coscienza sente essergli fratello? Gli obiettori di coscienza che sono una parte tanto cara al nostro Movimento sono i veri martiri della Pace. Hanno sentito che Dio è padre di tutte le creature; e affrontano la galera, ma non accettano di uccidere un fratello. Questa è la teoria del cristiano, del cattolico. Lo stesso si dica per i socialisti. Come può un socialista, che professa un’idea internazionale, ammazzare i propri fratelli?
Oggi si è tanto parlato di emancipazione: ma come si può parlare di emancipazione della donna, se la donna deve mettere al mondo i figli per darli allo Stato che li manda alla guerra? Si ha tanta paura della nazionalizzazione delle fabbriche, e abbiamo nazionalizzato l’uomo. Voi donne che siete qua, sorelle, spose, mamme avete i vostri uomini, i vostri padri, i vostri figli; con una semplice cartolina si dà loro l’ordine di partire. Non vi sembra che sia una schiavitù? Noi dobbiamo avere il coraggio di dire che la guerra è immorale. C’è chi tenta ancora di dire che ci sono dei valori morali da difendere! I valori non si difendono con una cosa immorale. Dovremmo dire che la guerra è morale; ma allora non saprei che cosa c’è di immorale al mondo! Vorrei leggervi alcuni brevi pensieri sulla guerra.
“Chi non odia la guerra non ha mai amato”. “La guerra è la cambiale in bianco rilasciata all’iniquità”. “Si è parlato di criminali di guerra: io dico che non esistono criminali di guerra. Esistono criminali che preparano la guerra, perché la guerra è tutto un crimine”.
Non parliamo poi di guerra giusta o guerra ingiusta. La guerra è un omicidio, la lebbra o il cancro dell’umanità. In questi tempi essa non ha neanche più scopi economici, perché una guerra distrugge tutto; non può risolvere problemi morali, perché la guerra è immorale.
Un ragazzo di un liceo – molto più saggio di uomini con la barba bianca e di uomini che hanno subito due guerre – ha svolto un compito sulla guerra, concludendo: “L’unica realtà della guerra è la morte. Non c’è altro. La morte e basta”.
Quando mi dicono che io sono una traditrice della mia Patria, rispondo: “No, lavoro per la mia Patria, perché lavoro per la pace. Chi lavora per la pace lavora per la propria Patria”.
Le Patrie non hanno bisogno di essere difese; hanno solo bisogno di essere amate. Cerchiamo invece di farla, la Patria.
Mazzini ha detto: “Non ci sarà Patria finché tra i letterati ci sarà un illetterato, non ci sarà Patria – in parole povere – finché ci sarà uno che gode nell’esuberanza e l’altro che languisce”.
Possiamo noi celebrare l’Unità d’Italia quando abbiamo 5 milioni di analfabeti? Quando io vedo le stamberghe di Venezia, non ho più il coraggio di ritirarmi in casa mia, che non è una reggia, ma è una casa, come si suol dire, da cristiani. Però domani se dovesse venire una guerra, quegli uomini che abitano quelle stamberghe devono andare a difendere la Patria. La Patria di chi?
Ho fatto una curiosa constatazione. Ho letto poco tempo fa il Manifesto di Marx. È una cosa stranissima. Marx si incontra con Mazzini, e anche lui dice: “Ma gli operai non hanno Patria”. E ha ragione, sono i profughi in Patria.
Avete mai sentito che uno per dimostrare amore a sua madre debba andare a bastonare tutte le altre madri? Mazzini dice ancora: “io amo la mia Patria perché amo le altre Patrie. Io amo i miei figli perché amo gli altri figli “.
Dunque non ci sono guerre giuste o ingiuste. La guerra è un delitto e noi dobbiamo avere il coraggio di dire “nessuna guerra”. Si dice che ci sono delle ideologie. Perché qui in Italia noi conviviamo – socialisti, comunisti, democratici, liberali, missini – perché? Non perché siamo più buoni, perché c’è una polizia. Non abbiamo l’ONU? Sia rinforzata l’ONU e le sia dato il potere di tutelare la pace.
Noi abbiamo tanta paura dell’anarchia; eppure abbiamo l’anarchia internazionale, perché non abbiamo nessun esercito che ci difenda. Adesso abbiamo invece i missili. Però, io vorrei proporre che la guerra si facesse non solo ai missili che si installano in Italia, anche agli schioppi, ai piccoli cannoni, a qualsiasi arma.
Leonardo (che non voleva neanche ammazzare gli animali) dice a proposito delle guerre: “Avete tanta cura dell’opera mia, e come potete non aver cura dell’uomo che è opera di Dio?”.
Qui è tutta la faccenda. Bisogna portarla sul piano morale, bisogna mettere fuori legge la guerra. Non si deve più parlare di guerra. Bisogna parlare – i miei amici forse non lo vorrebbero, ma in questo momento bisogna essere nella realtà – di una polizia internazionale. L’anno scorso ricorderete, un quadro di Raffaello fu sfregiato per il folle gesto di un pittore fallito. Per sfregiare un quadro bisogna essere dei folli; per ammazzare 40 milioni di uomini basta essere gente normale ed è anormale chi si rifiuta.
Questa è la guerra calda. C’è un sottoprodotto della guerra, che provoca ancora più vittime, ed è la guerra fredda. Questi piccoli scherzi tra Oriente e Occidente, queste piccole polemiche, queste cosette, lo sapete cosa danno? 40 milioni di morti all’anno, in India, in tutti i paesi del mondo; questo lo dice l’Avanti che lo ricava dal Popolo di Torino, giornale democristiano. Non si discute; non è propaganda. 40 milioni di persone all’anno muoiono di fame.
Leggo in un altro giornale, Il Giorno: “Signor Direttore, oggi nel mondo ci sono circa 15 milioni di lebbrosi. Vi è anche un uomo che si è dato anima e corpo ad una forma di apostolato in favore di questa umanità condannata. Questo uomo, il quale deve intervenire in modo adeguato alle necessità del caso, ha chiesto due bombardieri, uno a Bulganin4 e uno a Eisenhower5 (è un giornale di due anni fa). Non per bombardare i lebbrosi, intendiamoci; ma il costo dei bombardieri, 14 miliardi, sarebbe sufficiente per combattere validamente, se non per distruggere, la lebbra. Sarà facile secondo lei che i due potenti uomini di Stato rinuncino ad un aggeggio di guerra, tra tanti che ne possiedono, per contribuire a lenire le sofferenze di 15 milioni di fratelli? “.
E questo è niente. Pensate quanto costano tutte queste atomiche, questi missili, questi orrendi giocattoli inutili e micidiali.

Penso che il primo compito delle donne è di liberare le loro creature dalla schiavitù della morte. Tutti i problemi che avete esaminato oggi sono problemi immediati, impellenti; ma una parte del vostro tempo dedicatelo anche alla pace. Con coraggio e con coerenza. Al Congresso del Movimento cui appartengo diceva un frate – una carissima creatura – “Chi vuole lavorare per l’umanità, deve lavorare per la pace, perché i poveri la stanno già facendo la guerra, con tutte le loro sofferenze”.
Alla faccenda dei confini si addice la bella parabola del Samaritano. Ma non dobbiamo ricordarla quasi come una favola, bensì sentirla come una verità di sempre.
Il Signore rispose alla domanda dei farisei: “Chi è il mio prossimo?” E raccontò che un uomo era stato ferito, e l’altro, che pure non era della sua religione, disse: “Questo è il mio prossimo”. Io dico, signori: “La mia Patria finisce dove c’è una creatura che soffre”. Sarà forse imperialismo; perché il dolore è in tutto il mondo. Noi dobbiamo lenirlo, non procurarlo.
Un’altra parabola, che ci dovrebbe insegnare a risolvere tanti mali, è quella dei due servi. Ad un sacerdote ferocemente anticomunista, dissi un giorno: “senta, padre. Se Cristo dovesse guardare l’Occidente come l’Occidente guarda l’Oriente, secondo la parabola dei due servi, dopo due guerre mondiali, dopo una persecuzione razziale, che cosa dovrebbe fare? Abbiamo tanto da farci perdonare”.
Ho detto solo il mio pensiero. Spero di aver espresso la mia ansia di pace, la mia convinzione che il problema della pace è quello di tutte le creature. Non ci sono confini, non c’è Oriente e non c’è Occidente. Esiste una mamma che rappresenta tutte le mamme del mondo, esiste un padre che rappresenta tutti i padri del mondo; esiste un figlio e una sorella che rappresentano tutti i figli e le sorelle del mondo. Chi tocca un padre, una sorella, un bambino, tocca tutte le creature del mondo.
NOTE
1Il MIR è la versione italiana dell’IFOR (International Fellowship of Reconciliation) “Movimento della Riconciliazione” sorto durante la I guerra mondiale e che dal 1919 assunse una dimensione internazionale.
Il MIR nasce nel 1952 grazie all’iniziativa di Tullio Vinay, Carlo Lupo (valdesi) e Ruth e Mario Tassoni (quaccheri). Dagli anni Sessanta il MIR italiano si è distinto per ecumenismo e spiritualità, promuovendo incontri e assemblee ecumeniche in Europa e favorendo iniziative di preghiera per la pace. E’ stato tra i primi movimenti a mobilitarsi contro l’energia nucleare, ha sostenuto il referendum del 1987 per l’uscita dall’energia nucleare e, successivamente, campagne per un piano energetico basato sul risparmio, l’efficienza e le energie rinnovabili. Si è battuto per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza (accogliendo, ad esempio, i primi obiettori cattolici al servizio militare). Ha promosso la Campagna di Obiezione alle spese Militari (OSM) e sostenuto l’adozione della Difesa Popolare Nonviolenta come alternativa alla difesa armata. Ha coordinato iniziative per la soluzione nonviolenta di conflitti (come quello in Kosovo), ha sostenuto la pace in ambito israelo-palestinese e promosso la solidarietà internazionale, collaborando in rete con movimenti e comunità di pace, ad esempio in Colombia. Negli anni ha organizzato scuole popolari, scuole di pace e seminari su temi come la nonviolenza e la lotta contro la criminalità organizzata, contribuendo all’educazione alla pace e alla trasformazione sociale. L’IFOR il MIR sono ancora attivi e condividono un profondo impegno per la nonviolenza, la riconciliazione e la trasformazione sociale.
2Nel 1957 viene presentata l’ipotesi di una partecipazione italiana alla realizzazione di un impianto di arricchimento dell’uranio nell’ambito di una prospettata cooperazione trilaterale – con Francia e Germania – per un programma nucleare militare comune che limiti la prevalenza tecnologico-strategica statunitense. Nel 1959 nasce così il progetto CIRENE (CIse REattore a NEbbia) come iniziativa italiana per lo sviluppo di un reattore nucleare innovativo, a uranio debolmente arricchito, moderato e refrigerato rispettivamente con acqua pesante e acqua leggera in cambiamento di fase. CIRENE fu operativamente approvato nel 1967, secondo un accordo CNEN-ENEL. Il reattore da 40 MW, da collocare presso Latina nel sito della centrale nucleare già operativa di Borgo Sabotino, subì una lentissima fase costruttiva. Fu pronto per l’esercizio nel 1987, in coincidenza temporale con i referendum antinucleari che ne sancirono lo smantellamento.
3Igino Giordani (Tivoli, 24 settembre 1894 – Rocca di Papa, 18 aprile 1980) è stato uno scrittore, giornalista, politico e bibliotecario italiano, cofondatore del Movimento dei Focolari di Chiara Lubich. Fu uno degli autori del primo disegno di legge sull’obiezione di coscienza, nel 1949.
4Nikolaj Aleksandrovič Bulganin ( Nižnij Novgorod, 30 marzo 1895 – Mosca, 24 febbraio 1975) è stato un politico e militare sovietico, premier dell’Unione Sovietica tra il 1955 e il 1958.
5Dwight David Eisenhower, noto anche con il nomignolo di Ike (Denison, 14 ottobre 1890 – Washington, 28 marzo 1969), è stato un generale e politico statunitense, 34º presidente degli Stati Uniti d’America dal 1953 al 1961.
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