di Piero Brunello
Piero Brunello parte da un articolo recente in cui l’urbanista Chiara Mazzoleni mostra come la cementificazione del Veneto proceda a livelli record, a dispetto della retorica del “consumo zero” di suolo sbandierata dal presidente della Regione Luca Zaia: la realtà è ben diversa dalla retorica. Brunello lo affianca a un documento deliberato dal Consiglio regionale veneto nel luglio 2020, 2030: La strategia regionale per lo sviluppo sostenibile: un esempio di strategia retorica e discorsiva che riesce a costruire un’immagine della realtà distante dal vero, a impedire che si crei un’opinione pubblica che sa distinguere i fatti dalla propaganda, e a suggerire l’idea che si tratta di scelte frutto di processi partecipativi (il documento è pubblicato in un sito intitolato “Il futuro lo decidi tu”).
In un articolo recente, l’urbanista Chiara Mazzoleni spiega come la Regione Veneto, che pure per bocca del suo presidente Zaia dichiara di perseguire l’obiettivo del “consumo zero” di suolo, in realtà continua a registrare i maggiori indici di cementificazione in Italia: i mezzi con cui ciò avviene sono un disinvolto maquillage delle statistiche e delle classificazioni dei terreni, e il ricorso sistematico a deroghe e proroghe normative.
Mentre Chiara Mazzoleni fa vedere quanto la realtà sia diversa dalle dichiarazioni ufficiali e dal senso comune che esse costruiscono, a me interessa invece far luce sul percorso inverso: vorrei capire cioè come le strategie retoriche e discorsive possano costruire un senso di sé e un’immagine della realtà, che pure abbiamo sotto i nostri occhi, così distante dal vero.
La Lega si è sempre vantata di essere “radicata” nel territorio, e anche i suoi oppositori lo riconoscono, di solito con il rispetto (e quindi la subalternità) che si è soliti portare a chi ha un forte sostegno elettorale. Anni fa il nostro collaboratore Marco Toscano rispondeva che la Lega era radicata sì in un territorio, ma in “un territorio cementificato”. Alla base di tutto – e Mazzoleni lo spiega bene – c’è quindi la rendita e gli interessi materiali che essa genera e trasforma in consenso politico. Ma com’è che questi interessi vengono occultati nel discorso pubblico? Com’è che si può produrre una così profonda discrepanza tra quello che si è e quello che si pensa – o si dice – di essere, tanto da impedire che si crei un’opinione pubblica che sa distinguere i fatti dalla propaganda?
La prima risposta è che per vendere un prodotto, compreso un messaggio politico, devi usare un linguaggio ambientalista, fatto di frasi fatte e automatismi linguistici, senza che ciò comporti necessariamente alcuna conseguenza nel comportamento e nelle decisioni da prendere. Com’è lo sviluppo? Sostenibile. I processi? Partecipati. L’economia? Circolare. E il turismo? Ecosostenibile. Basta far caso al linguaggio pubblicitario e all’autopresentazione di fabbriche, aziende e ditte di ogni genere. Non c’è prodotto che non sia eco, bio o green; e nessun processo sociale ed economico che non dichiari di puntare alla conservazione dell’ambiente. Si verifica anche in questo caso quello che ha spiegato George Orwell, e cioè che le frasi fatte e le metafore abusate impediscono di pensare alle cose che si dicono. La sovrabbondanza delle sigle e l’uso di termini inglesi farà il resto.
Nel caso di una istituzione pubblica, le risoluzioni si uniformano al lessico dettato da un documento emanato dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2015 dal titolo “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” (la versione in italiano è disponibile sul sito dell’ONU), riprese e fatte proprio dalla Comunità europea, dai singoli Stati nazionali e dalle singole regioni, specifiche destinatarie dell’“Agenda” (si veda art. 21, p. 6 del doc. ONU). Anche il Consiglio regionale della Regione Veneto ha deliberato nel luglio 2020 una risoluzione dal titolo: “2030: La strategia regionale per lo sviluppo sostenibile”. Lo si trova in un sito istituzionale intitolato Veneto sostenibile. Il futuro lo decidi tu destinato a “Tutte le informazioni, gli eventi, le notizie dedicate al tema della Sostenibilità nella Regione del Veneto”.
Gli obiettivi generali dichiarati nel documento della Regione Veneto sono in regola con quelli dell’ONU. O meglio, il lessico è quello, tanto che una delle cinque “Linee di intervento” recita: “Ridurre il consumo di suolo, aumentare le aree verdi nei tessuti urbani e periurbani, tutelare e valorizzare il sistema delle aree naturali protette e la biodiversità”. Nella tabella, alla corrispondente voce “Piano/Programma/Azione”, non si prevede però nessuna azione concreta, e si limita a ripetere l’obiettivo generale (“Riduzione del consumo di suolo”), oltre a rinviare al “Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) e Piano paesaggistico regionale” e a una generica “Riorganizzazione e razionalizzazione degli Enti parchi regionali”.
Gli altri quattro interventi si prestano alle interpretazioni più fantasiose, anche in contrasto con la riduzione del consumo di suolo, ma in regola con il galateo linguistico necessario per stare in società. Per esempio, alla voce “Piano/Programma/Azione”, l’intervento “Valorizzare il patrimonio e l’economia della montagna” indica la “Partecipazione all’organizzazione dei giochi olimpici e paralimpici invernali Milano cortina 2026”. Più turismo, in altre parole? Eh no. Nella corrispondente tabella relativa agli “Obiettivo strategico nazionale SNSvS” (la sigla sta per Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile) è sufficiente scrivere “Promuovere la domanda e accrescere l’offerta di turismo sostenibile”, ed ecco che tutto rientra nei requisiti.
Devo riconoscere che all’ufficio preposto alla compilazione delle tabelle hanno colpi di genio. Quel che mi ha fatto più ridere riguarda il punto “Città sostenibili”, inserito nel “GOAL Agenda 2030” (Goal sta per Obiettivo), dove bisognava indicare in che modo s’intende “Diffondere stili di vita sani e rafforzare i sistemi di prevenzione”. Chi avrebbe immaginato la risposta? “Campionati mondiali di sci alpino nel 2021”.
Non si creda per questo che il documento sia stato scritto alla buona. Tutt’altro. Come si precisa a p. 2, “è stato predisposto dalla Cabina di Regia istituita per la definizione della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile, con il contributo di tutte le Aree e Strutture regionali, che si sono rapportate agli Assessori di riferimento, dei rappresentanti della società civile, dei cittadini e in collaborazione con ARPAV e le Università di Padova e di Venezia”. Una volta approvato il documento, è stato poi istituito un “Forum Regionale per lo Sviluppo Sostenibile” a cui hanno finora aderito 260 fra enti locali, associazioni di categoria, università, imprese. L’elenco si trova in rete. Del resto il sottotitolo del sito “Veneto sostenibile” – “Il futuro lo decidi tu” – suggerisce un processo decisionale basato sulla partecipazione, ma in effetti dà per scontato un consenso e chiede un’adesione.
Il documento infine produce atti amministrativi e azioni politiche, come si può vedere dalla sezione inserita nel sito ufficiale con il titolo inglese “Best practices”, che accoglie “i progetti e le attività della regione del Veneto collegati ai goals dell’Agenda 2030”. Si tratta di 35 progetti, alcuni dei quali relativi a uno sviluppo turistico (“ecostenibile”), che possono dare un’idea dei risultati che il documento della Regione metterà in moto nei prossimi anni.
Nota. L’articolo di Chiara Mazzoleni, Il sacco del Veneto. Il potere di Zaia in Veneto si basa sul consumo di suolo, è uscito sul quotidiano Domani il 9 agosto 2021 (pp. 1-2). Ringrazio Fabio Brusò per avermelo segnalato e avermi fatto conoscere la discussione che si è aperta nel mondo dell’ambientalismo veneziano e mestrino a proposito di questo articolo. Ringrazio Maria Giovanna Lazzarin che mi ha suggerito l’utilità di un’analisi del documento della Regione Veneto.
L’immagine è tratta dal quotidiano online della Confcommercio di Vicenza: https://www.confcommerciovicenza.info/attualita/il-veneto-prima-regione-d-italia-per-consumo-di-suolo (30 settembre 2020).
manlio dice
A me piacerebbe sapere di più su chi queste robe le scrive. Come funziona l’ufficio, il gruppo incaricato e incaricato da chi; come si parlano, se qualcuno ridacchia o per caso ci crede… ecco, roba cosi; insomma gli altri noi del pianeta.
ruggero dice
Zaia grande attore! L'insostenibile leggerezza del decidere… Camia!? Pasime eà cartea!
CARLO MORUGGI dice
Dove, se non nelle università, si impara a scrivere così? Possono continuare a farla franca (i professori intendo)? Quali, posto la miscion sia spedirli espressi nella lochescion che sappiamo, i convenienti step?