di Lucia Gianolla
La nostra amica Lucia Gianolla – che anni fa ha contribuito al sito con ricordi e oggetti – ci ha scritto subito dopo aver appreso dai giornali del 22 aprile 2021 che la Giunta comunale di Venezia ha approvato la costruzione di una torre di oltre venti piani, lungo viale San Marco, a Mestre. Lo sbalordimento sta nel fatto che finora nessuno ne sapeva niente – nessuna discussione pubblica in merito. Con la richiesta a storiAmestre di seguire la vicenda, dalla storia dell’area – inquinata dai fanghi di Porto Marghera come tutto il Villaggio San Marco –, all’iter amministrativo che ha portato all’annuncio a sorpresa di oggi, all’uso di eufemismi per camuffare la realtà che si ha sotto gli occhi.
Care amiche e amici di storiAmestre,
vi scrivo dopo aver saputo – notizia di oggi 22 aprile 2021 – che la Giunta comunale di Venezia ha approvato la costruzione di una torre di 70 metri lungo il viale San Marco, a Mestre, poco prima della chiesa di San Giuseppe per chi viene da Venezia, su di un’area a cui da anni (come avviene per molte altre nel quartiere) è interdetto l'accesso, perché inquinata. Per chi non lo sapesse, il Villaggio San Marco fu costruito nei primi anni Cinquanta del Novecento, nell'ambito del progetto INA Casa, in una zona acquitrinosa, ai margini della laguna; allora fu “bonificata” utilizzando fanghi provenienti da Porto Marghera.
Il quotidiano La Nuova Venezia (p. 22) parla di una “nuova sorpresa urbanistica”. Sorpresa? Ma è così che si decidono gli interventi urbanistici, all’insaputa della cittadinanza?
Ci sono altre cose sorprendenti in questa faccenda: per esempio, un palazzo di oltre 20 piani, che normalmente chiameremmo grattacielo, è diventato un “bosco verticale”, a suggerire il fatto che non si tratta di cementificazione ma di verde pubblico. Altra cosa sorprendente: l’uso del termine “riqualificazione”. C’è un terreno abbandonato – fino a vent’anni fa ospitava tornei di calcio di quartiere, oltre che la squadra del Real San Marco – e lo si “riqualifica” (altro termine: “valorizza”): come? tirando su un grattacielo di 70 metri.
Secondo il Corriere del Veneto, inserto del Corriere della sera (p. 9), su un edificio di 6.600 metri quadrati, ben 4.500 sono dedicati a centro commerciale. Ma abbiamo idea di quanti supermercati e centri commerciali esistono a Mestre, solo nel raggio di un paio di chilometri dal luogo di cui stiamo parlano? E poi, questa ennesima area commerciale comporterebbe la chiusura di tutti i negozi che danno su Viale San Marco, e che assicurano una socialità di quartiere, grazie anche ai percorsi pedonali ai lati del Viale. Nel progetto della torre, questa è una socialità da cancellare, a favore di chi fa la spesa in macchina: e non a caso è previsto un nuovo grande parcheggio.
Ci sarebbero molte altre cose da dire. Ma il motivo che mi spinge a scrivervi è per chiedervi di seguire un po’ la vicenda, con gli strumenti di un’associazione storica, come avete fatto altre volte. Potrebbe essere utile cioè ricostruire innanzitutto la storia di quell’area, e in secondo luogo l’iter amministrativo (che a quanto pare non è mai stato reso pubblico), con attenzione all’uso di eufemismi – “riqualificare”, “valorizzare”, “restituire ai cittadini”, “bosco verticale” eccetera eccetera – che servono a nascondere le cose, non discusse né condivise. Altra vicenda da ricostruire – se proprio vogliamo parlare di “riqualificare” e di “valorizzare” – riguarda la mobilitazione e l’impegno portato avanti per decenni dai cittadini per la bonifica delle aree, il mantenimento del verde pubblico, la sicurezza della viabilità, la promozione di realtà associative e sportive, e l’utilizzo degli spazi pubblici.
Per contribuire da parte mia, mando due foto di famiglia con il terreno come si presentava negli anni Sessanta: in una si vede un ragazzo che porta a spasso un cane (1961), nell’altra c’è un gregge di pecore (circa 1967).
Ringraziando dell’attenzione,
Lucia Gianolla
PS In Villaggio San Marco oggi ci sono molte aree, come quella di cui stiamo parlando, a cui non si può accedere perché sono inquinate: spero che a nessuno venga in mente di “riqualificarle” tirando su altrettanti “boschi verticali”.
rosanna ligi dice
Sono contraria per tutti motivi evidenziati da Lucia Gianolla, non se ne può più delle decisioni che vengono dall'alto senza la partecipazione dei cittadini, i terreni inquinati devono essere bonificati per usarli come nella destinazione d'uso originale, attività sportive e ricreative. Chi trae vantaggio da questa costruzione con centro commerciale e parcheggio?? ossia cementificazione! Il Comune per gli oneri di urbanizzazione, il privato che costruisce che mi pare appartenga alla stessa congrega dei palazzi in via Torino e Via Ca' Marcello, e tutti quelli che prenderanno mazzette nell'affare.