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“Non mi è mai piaciuto tanto fare l’insegnante come quest’anno”. Dalla manifestazione di Firenze, 5 dicembre 2020

07/12/2020

di Carola Pagani

Pubblichiamo l’intervento che Carola Pagani, insegnante di scuola media a Pisa, ha tenuto alla manifestazione convocata da Priorità alla Scuola Toscana a Firenze, il 5 dicembre 2020.

Sono venuta da Pisa per intervenire alla manifestazione di oggi come mamma e come insegnante di scuola media. Sono arrivata a Firenze solo con un paio di amici e i nostri figli, perché è difficile convincere le persone a scendere in piazza, nonostante il malessere che vivono.

Parlerò della mia esperienza di insegnante. Per fortuna io ho una prima in presenza ed è dai ragazzi che traggo l’energia per andare avanti: un’energia incredibile. Non mi è mai piaciuto tanto fare l’insegnante come quest’anno, mi sento investita di un ruolo determinante e i miei alunni lo sentono. Mi guardo intorno però e vedo colleghi stanchi, demotivati, impauriti. E alienati dalla tecnologia.

Non lo condivido, ma capisco il loro punto di vista, perché siamo abbandonati, siamo chiamati a rispondere a un’emergenza senza essere attrezzati. Nelle settimane precedenti il decreto di zona rossa, che avrebbe spedito a casa seconde e terze medie, nella mia scuola la situazione era delirante: insegnanti assenti per malattia o per quarantena, colleghi che hanno fatto turni di supplenze anche di otto ore, sballottati tra un plesso e un altro, classi scoperte in presenza e bimbi a casa che necessitavano di quella che ora si chiama “Didattica digitale integrata” (DiD). Dei due insegnanti per emergenza Covid assegnati al mio plesso, io ne ho intravisto uno solo e, dell’altra, so che è andata subito in maternità e non è stata sostituita perché già a ottobre sono state bloccate le assunzioni del “personale Covid”.

Fare lezione con sedici ragazzi in presenza e quattro a casa in quarantena richiede un dispendio di energia notevole. Mi è capitato di dover gestire in classe quattro dispositivi contemporaneamente, oltre ai ragazzi. Stiamo lavorando molto di più e in condizioni di forte stress. La stanchezza è comprensibile, però a me viene naturale ribellarmi e individuare i veri responsabili. La scuola pubblica è stata demolita negli ultimi vent’anni un mattone dopo l’altro e quest’anno il degrado in cui versa si è solo reso lampante. Si è aperta la voragine.

Il mio è un istituto comprensivo molto grande, ha nove plessi fra scuole dell’infanzia, primarie e medie: lo gestiscono un DS (diciamo il preside, per chi non avesse seguito le evoluzioni del mondo della scuola), una DSGA (dirigente dei servizi generali amministrativi, la seconda figura nell’attuale gerarchia scolastica) sempre assente per motivi personali, due segretarie del personale, due segretarie didattiche e una del protocollo. La direzione è sempre in emergenza, in condizioni normali. Sul fronte insegnanti non abbiamo personale sufficiente per organizzare corsi di recupero e potenziamento degni di questo nome, gli insegnanti di sostegno sono sempre chiamati a tappare buchi. Come si fa a pensare di gestire un’emergenza sanitaria quando non si riesce a gestire neppure l’ordinario? Avere poi un progetto educativo di ampio e lungo respiro, una visione, fare cose belle e importanti… tutte chimere!

È la logica conseguenza quindi che gli insegnanti si adeguino alle direttive “rassicuranti” che arrivano dall’alto e che risolvono la situazione con un “tutti a casa a fare la DaD sul divano”. Ci vogliono così: demotivati, stanchi e impauriti. Quelli di ruolo. Perché poi ci sono i precari, che sommano tutto ciò alle incertezze e alle discriminazioni relative al loro contratto a termine.

Quest’emergenza deve essere un’occasione per ripensare la scuola dalle basi. Dobbiamo far riaprire le scuole subito e contestualmente chiedere una riforma vera con al centro le necessità dei ragazzi e degli insegnanti e le risorse e i progetti per garantire loro una scuola degna di questo nome.

Tutti gli insegnanti devono scendere in piazza, ora! Siamo noi che dobbiamo essere i protagonisti della protesta e lo dobbiamo fare per noi stessi, per esigere che sia riconosciuta dignità al nostro lavoro, perché dobbiamo entrare in classe ogni giorno felici e orgogliosi di stare con i ragazzi.

Volevo finire con un pensiero per le mie amiche di Napoli. I figli e le figlie delle mie amiche non vanno a scuola da marzo. Quando il presidente della regione De Luca, appena rieletto, ha chiuso le scuole in Campania, tutta l’Italia sarebbe dovuta insorgere, perché io non vedo altra strada di fronte a quello che stiamo vivendo. Non c’è una strada alternativa alla condivisione, alla solidarietà, alla lotta. Nel Sud stanno preparando i ragazzi per darli in pasto alle mafie, lo fanno senza ritegno e siamo tutti complici!

Nota. La manifestazione si è tenuta a Firenze in piazza Duomo, di fronte al palazzo sede della presidenza della Regione Toscana, nel pomeriggio del 5 dicembre. Hanno preso la parola una ventina di persone, venute da varie città toscane. Da venerdì la Protezione civile aveva dichiarato allerta meteo arancione, valida fino a tutto sabato.

Tra il 4 e il 6 dicembre Priorità alla Scuola ha organizzato presidi, manifestazioni, lezioni all’aperto, flash mob e campagne social in 19 città di 8 regioni. Le foto della manifestazione di Firenze sono tratte dalla pagina facebook di Priorità alla Scuola Firenze; lo striscione su Maradona e il difensore che tutti ricordano perché gli ruppe una gamba nel 1983 è comparso a Napoli, lo riprendiamo dalla pagina facebook di Priorità alla Scuola. (red)

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Archiviato in:Carola Pagani, La città invisibile Contrassegnato con: Firenze, intervento, Priorità alla Scuola, scuola

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Ananda Ferrentino dice

    07/12/2020 alle 16:11

    Grazie Carola! Grazie di tenere accesi i riflettori sulla Campania.

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