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“E noi che volevamo almeno un consigliere comunale…” Ancora sull’ultimo libro di Marco D’Eramo

08/12/2020

di Mario Tonello

Il nostro amico e socio Mario Tonello ci ha scritto dopo aver notato la lettera che Sannicolò ci ha spedito qualche giorno fa. Altre considerazioni su Dominio di Marco D’Eramo.

Care amiche e cari amici di storiAmestre,

mentre Sannicolò tirava il fiato prima di mettersi in cammino, e si abbandonava alla frivola lettura di Marco D’Eramo sul Dominio, indicandone i passaggi più illuminanti per i lettori e le lettrici di storiAmestre, io finivo di godermi le sempre più rare parole “di sinistra” rintracciabili sul mercato (D’Eramo ci spiega che i due termini “sinistra” e “mercato” non sono incompatibili: ma mentre la sinistra osteggia il mercato, la destra neoliberista ingloba nel mercato anche la sinistra, pp. 190 e ss.).

Dopo una soffiata provvidenziale mi ero precipitato in libreria e quando ho letto sulla fascetta che “Insorgere contro questo dominio sembra ormai una stramberia patetica. E tale resterà se non impariamo da chi continua a sconfiggerci” mi sono insospettito. Poi mi sono messo a leggere.

La prima osservazione è stata che – finalmente – D’Eramo ci offre una base quantitativa e molto concreta delle cose che siamo usi ripetere senza curarci di dimostrarle e misurarle: in cosa consiste il liberismo e soprattutto il neoliberismo. Quanto cospicua sia la quantità di risorse investite (da decenni) nel promuovere nella pratica accademica, nelle scuole, nel mondo giudiziario, nell’editoria e nella comunicazione il modo di pensare neolib. Quanto abbia avuto successo nel modo di pensare comune è dimostrato dagli esempi che Sannicolò ha ricordato, compresi quelli che c’è stato bisogno di tradurre.

Ancora, è stato per me rivelatore vedere che D’Eramo ha aperto il suo saggio con un capitolo (intitolato “Contro-intellighentsia”) in cui mostra che la controffensiva vincente al senso comune di sinistra sia frutto di una strategia che si è data per primo obiettivo la distruzione dell’ideologia come concetto, prima ancora che idolo polemico. Il capitolo seguente si intitola infatti “Le idee sono armi” e perciò il primo passo della vittoriosa offensiva dell’ideologia neoliberista è stato far credere che le ideologie non esistono più, che non possono esisterne più.

L’altro concetto chiave su cui il neolib ha puntato è l’ovvietà, l’inevitabilità del capitalismo. Esso è ineluttabile nel senso che è implicito nella natura stessa delle cose. Il concetto “capitale sive natura” (questo il titolo del cap. 6) è modellato sull’equazione di Spinoza “deus sive natura”, ma i neolib ne hanno fatto un sillogismo molto suggestivo: capitale sive natura, ma deus sive natura quindi capitale sive deus. Il che permette di puntare a una predicazione dell’organizzazione capitalista della società di tipo religioso.

Ne deriva che la politica compare nel volume solo al cap. 7, col sottotitolo “La privatizzazione del cervello”. Praticamente assenti istituzioni, partiti, elezioni, comitati, movimenti, ecc. e la parola stessa “democrazia”. E noi che volevamo almeno un consigliere comunale!

Le considerazioni tragiche e molto lucide sulle altre armi del dominio, per esempio il sistema del debito, la distruzione dell’ambiente, lo sdoganamento delle pulsioni inconfessabili (razzismo, schiavismo, sottomissione sessuale, ecc.) occupano gli ultimi capitoli. Sono presentate come implicazioni ultime del concetto di base di tutta l’ideologia neolib: quello del “capitale umano”, dove capitale è il sostantivo, cioè la sostanza, e umano ne è la varietà. L’uomo è così ricondotto all’universo onnicomprensivo delle leggi economiche, che – ricordiamolo – non sono leggi naturali, ma pesantemente storiche, imposte dai vincitori di una pluridecennale lotta di classe.

Lascio a chi lo desidera scoprire il cap. 14, cioè “Il momento di imparare dagli avversari”: ne riporto solo tre parole: idee, eufemismo, istruzione. Buona lettura.

A margine. Su 11 pagine di bibliografia essenziale trovate solo 5 nomi italiani: Luciano Canfora, Marco D’Eramo, Niccolò Machiavelli, Paolo VI, Matteo Vegetti. Se scorrete le note, infine, vedrete che la grande maggioranza riporta fonti reperibili in Internet, e in siti americani. Segno dei tempi, per molti aspetti: in una nota preliminare, D’Eramo avverte “La fattura di questo libro è stata condizionata dal confinamento imposto dall’epidemia di Covid-19, impedendo la consultazione in biblioteca”; un eufemismo per dire che tra le principali misure di contenimento che abbiamo visto all’opera in questi mesi c’è stata la chiusura delle biblioteche.

Buona lettura a tutte e tutti,

Mario Tonello

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