di Francesco Zane, a cura di Giannarosa Vivian
Francesco Zane, amico di storiAmestre e autore del Quaderno Che ora era. Antichi orologi pubblici a Venezia (2017, uno dei nostri best seller), se ne è andato qualche giorno fa. Con il suo diario inedito della scoperta sul campanile di San Pietro di Castello a Venezia, portiamo indietro le lancette di 12 mesi, per salutare Francesco nel pieno delle sue ricerche e della sua passione, in una notte dedicata alla lettura. Giannarosa Vivian ci ha fatto avere il testo e lo ha curato, accompagnandolo con un commiato che pubblichiamo in calce.
Venerdì 20 settembre 2019, ore 8:45
È da alcuni anni che cerco il modo di salire su per il campanile di San Pietro di Castello. Così come è già successo per analoghe richieste, nonostante la mia dichiarazione di “motivi di studio”, la liberatoria di responsabilità per eventuali danni subiti e la presentazione di C.I., dalla quale si evince che sono maggiorenne, mi sono trovato ancora una volta davanti a un muro senza porte.
Questa volta, però, è diverso: ci voleva il “santo”, pardon, l’uomo giusto! Chi se non Piero poteva trovare il modo di avere le chiavi del campanile? Anche per lui non è stato facile farsi dare la chiave che apre la porticina di ingresso al campanile. Ma qui entra in ballo anche una persona che io non conoscevo, Paolo (evidentemente amico di Piero), che alle ore 8:45 si presenta alla base del campanile pronto ad aprirci la porta.
Piero e Paolo? La giornata non poteva cominciare con migliori auspici!
E invece no! Appena entrati siamo di fronte alla barriera di un enorme contenitore to-tal-men-te chiuso, dipinto di bianco con severi cartelli di “attenzione”, proibizioni e divieti, che sale fino alla seconda rampa di scale. Paolo sostiene di aver visto un orologio a ruote una ventina di anni fa, proprio in basso, dopo appena una rampa di quelle scale in pietra che salgono su. Invece oggi sembra scomparso tutto.
Paolo prova a salire ancora un paio di rampe, ma subito ridiscende deluso: “Eppure mi ricordo che doveva essere qui… Ma poi hanno fatto i lavori per le antenne che ci sono in cima al campanile. Avranno buttato via tutto”. E qui seguono tra di noi parole pesanti e “colorite” su chi fa i lavori pensando al proprio tornaconto senza rispettare il bene comune. Un passante, altro “castellano verace”, si unisce a noi e, contornando il discorso con florilegi ed epiteti fortemente dialettali, ricorda la quantità di roba non identificata buttata dagli operai nel barcone dei rovinacci, per far spazio alle antenne.
In conclusione: niente di fatto! Nessuna traccia di orologio e profonda amarezza su come vanno le cose del mondo. D’altra parte, cos’è un mucchio di ferro arrugginito? A che cosa serve ormai?
Lunedì 23 settembre 2019, pomeriggio
Piero mi telefona: “Francesco, ti invio alcune foto fatte da Paolo. Prima di restituire le chiavi, ha voluto andare ancora più su nel campanile e ha trovato l’orologio più in alto di come si ricordava! Era buio, ha fatto le foto un po’ a caso col telefonino, in situazione difficile, anche perché l’orologio era chiuso in un insieme di tavole rotte e su un tavolato non sicuro. Vedi tu…”.
La prima foto che osservo con attenzione è quella che mostra una targhetta avvitata sulla barra superiore del “castello” dell’orologio. Dice in caratteri stampatello maiuscolo non tutti leggibili:
A SPESE DEL BENEMERITO LUIGI STA[…]
LORENZO E GIUSEPPE NARDINI [………….]
MODIFICARONO APRILE 1923
La seconda foto mostra parte del meccanismo evidenziato col flash del cellulare nell’oscurità del riparo delle tavole in legno.
Pur deluso dall’indicazione della targhetta, mi fido di più di quello che intravvedo: la forma arricciata delle barre verticali agli angoli del “castello” e la sagoma delle barre verticali intermedie vagamente delineanti il corno ducale valgono come una firma, quella di Bartolomeo Ferracina. Ma serve un controllo più accurato e chiamo subito Paolo per ritornare sul campanile prima che riconsegni le chiavi… perché chissà quanto dovrei aspettare prima di avere ancora a mia disposizione Piero e Paolo!
Abbiamo tutti dei problemi organizzativi, comunque mi vedrò con Paolo giovedì 3 ottobre alle ore 15:00 davanti alla porta del Campanile. “E porta una grossa lampada, che c’è poca luce”, mi dice.
Giovedì 3 ottobre 2019 ore 15:00
Che brutta giornata! Ho un tale dolore al dente del giudizio superiore destro che da giorni mangio male e dormo peggio. Il disturbo è continuo e mi rende fastidioso: non posso continuare così, se non si calma un po’ dovrò andare dalla dentista. Ci ho messo quasi un’ora da casa mia a San Pietro di Castello e non so se il borino che ha spazzato le nubi mi faccia più bene o più male al dente. Ci sarà comunque più luce dentro al campanile.
Sono puntuale e Paolo e già lì che mi aspetta. Apre la porta e saliamo, ma non prima di avermi raccomandato per due volte (avrà notato che sono mezzo intontito dal dolore!) di stare attento, avendo già osservato che la scala in pietra è inclinata e scivolosa e che le tavole dei pianerottoli sono sconnesse e rotte. A circa una ventina di metri di altezza, sempre girando in su verso destra, si arriva a un pianerottolo che occupa la parte centrale della tromba delle scale. Protetto da una sorta di rozzo armadio, si intravvede l’orologio oltre un’apertura tra le sconnesse tavole che dovrebbero tenere protetto il meccanismo. Ho subito davanti a me la targhetta in ottone del restauro del 1923, ma con estrema cautela entro da questa apertura e dirigo immediatamente la grossa torcia elettrica verso la barra superiore sul lato dove c’è il pendolo. Trovo all’istante la conferma alle mie prime deduzioni solo stilistiche: si tratta di un orologio costruito dall’illustre Bartolomeo Ferracina! L’incisione, in unica riga lungo tutta la barra di ferro fortemente arrugginito, non lascia dubbi:
OPUS BARTOLOMEI FERACINI…
L’intensità dell’emozione che provo è confusa dal continuo disturbo che parte dal dente e si diffonde a ondate dalla testa a tutt’intorno.
Concentrato su dove metto i piedi, faccio qualche foto senza poter mirare bene, mentre Paolo regge la lampada, e prendo alla buona le misure del castello: circa 98 cm x 118 cm x 138 cm. Date le cattive condizioni di luce (e le mie), confido in ciò che potrò vedere dalle foto e non mi soffermo come dovrei a registrare meglio quello che ho davanti.
Scendiamo rapidamente, ci salutiamo. Paolo gira a sinistra, io prendo il ponte e… deciso: non vado a casa. Vado direttamente dalla dentista e sentiamo cosa mi dice.
Venerdì 4 ottobre, tardo pomeriggio
Sono soddisfatto di aver trovato la prova decisiva che questa antica macchina orologiera sul campanile di San Pietro di Castello fu costruita da Bartolomeo Ferracina.
Ora scorro le foto e non mi sembrano un granché. Si vede bene la firma dell’orologiaio, ma mi cruccia non aver ripreso bene la data che segue al nome, tanto da poter avere chiara tutta l’ndicazione incisa sulla fascia. In attesa di un ulteriore controllo mi risulta intanto:
OPUS BARTOLOMEI FERACINI AD 173[0]
Sia che si tratti del 1730, che del 1736 o del 1739, sarebbe il primo orologio da torre costruito da Bartolomeo Ferracina.
Venezia dovrebbe essere orgogliosa di possedere ancora una tale memoria materiale. Lo dovrebbero essere ancor di più tutti i cittadini di Castello, per il grande servizio che una tale opera fornì loro quotidianamente nel passato. Inoltre la macchina appare conservata in ottime condizioni, a parte il pesante strato di ruggine e sporco, il che fa pensare di poterla rimettere in funzione, magari solo a titolo dimostrativo.
Vale davvero la pena di saperne di più e oggi che mi sento meglio (stanotte all’una e trenta ho preso per disperazione l’antidolorifico ordinatomi dalla dentista) vado a ripassare la storia di questo grande artefice nel volume Bartolomeo Ferracina 1692-1777. Miscellanea di Studi nel bicentenario della morte, coordinamento di Fernando Rigon e Giambattista Vinco da Sesso, Edizione a cura del Comune di Solagna, Cittadella 1978.
Commiato, di Giannarosa Vivian
Care amiche e cari amici di storiAmestre, lettrici e lettori del sito,
è con dolore che scrivo per far sapere che Francesco Zane, a cui ero legata da profonda e affettuosa amicizia da molti anni, è mancato nella sua casa di Venezia la mattina del 5 ottobre.
Conoscete Francesco, aveva collaborato con storiAmestre, tra le altre cose ci aveva dato i frutti della sua ricerca sugli orologi pubblici a Venezia, pubblicati nel Quaderno Che ora era.
Ci sono molte cose che vorrei dire per ricordarlo. Le avrei dette se ci fosse stata una cerimonia per il suo funerale. Ma Francesco non era tipo da cerimonie, e ha deciso che non ci fosse nessun rito funebre, né religioso né civile. Mi auguro comunque di riuscire a scrivere un ricordo di lui come uomo, amico, insegnante, studioso di orologi (e orologiaio lui stesso).
Ho pensato intanto di far avere al sito di storiAmestre questo suo breve scritto, che mi aveva spedito l’autunno scorso. Riguarda una scoperta di cui era orgoglioso, relativa a un orologio da torre di cui si era perso il ricordo, dimenticato in un vano quasi inaccessibile del campanile di San Pietro di Castello a Venezia. È stato Francesco a scoprirlo e ad attribuirne l’esecuzione al famoso (per gli studiosi dell’argomento) Bartolomeo Ferracina, costruttore di orologi da torre, che lo realizzò negli anni Trenta del Settecento. Anche in questo scritto, permeato di quell’humor che gli era naturale, Francesco mostra quanto fosse appassionato l’amore per la città in cui viveva, e per i segnatempo che scandivano le ore delle generazioni vissute prima di noi.
7 ottobre 2020
Daniele Cerutti dice
Francesco ci ha lasciato come è vissuto… in punta di piedi, quasi per non disturbare, con quello stile discreto che tuttavia non mancava di risolutezza e determinazione. Eravamo coetanei e prossimi per esperienze di lavoro e di "tempo libero" in comune… e tuttavia vorrei riconoscerlo come un mio grande maestro per le tante cose che mi ha insegnato con passione e generosità intellettuale. Daniele Cerutti
Canciani Domenico dice
Ho saputo che Francesco Zane se n'è andato. Lo ricordo come collega, e bravo e generoso maestro al Cep-Villaggio Laguna, impegnato e creativo, gentile e fermo, dolce e determinato. L'ho ascoltato al Tarù quando ci ha raccontato della sua passione e ricerca sugli orologi pubblici… Da Francesco non si finisce mai di imparare…
Daniela Baldo dice
Grazie Gianna… Hai sempre detto che le persone care bisogna accompagnarle fino alla fine e salutarle “come si deve”. Ecco tu lo hai saputo fare.
Buon vento Francesco.
Daniela Baldo