di Carlo Cappellari, con la collaborazione di Carla Dalla Costa, Giorgio Sarto, Franco Schenkel
Cronaca di tre giornate di discussione – tra Mestre e Venezia – intorno alla realizzazione del Parco fluviale del Marzenego che pare essere sul punto di essere intrapresa dopo più di cinquant’anni di rinvii. La viabilità che interessa l’area, tuttavia, di fatto stravolge una porzione importante di quello che sarebbe il Parco. Quindici associazioni, tra cui storiAmestre, e 614 cittadini e cittadine (primo firmatario il nostro amico e socio Giorgio Sarto) hanno presentato una petizione che contiene una proposta di viabilità alternativa.
1. Il 24 e il 27 febbraio, nel pieno e a dispetto dell’“emergenza coronavirus”, si sono tenute a Mestre, presso la sede del Municipio, due sedute della IV e V Commissione consigliare del Comune di Venezia sulla Variante al Piano Interventi per il Parco del Marzenego e sulla petizione presentata nel 2019 da 15 associazioni (tra cui storiAmestre) e oltre 600 cittadini in merito alla “Realizzazione del Parco del Marzenego”.
In poche parole, la questione riguarda la realizzazione di un parco fluviale previsto da mezzo secolo di piani urbanistici ma mai attuato, e come farlo. La rilevanza del progetto e la sua storia si leggono nella relazione approntata da Giorgio Sarto per illustrare la petizione; tutto il materiale è consultabile cliccando qui, ma in questa sede basti ricordare le ultime tappe.
Nel 2004 un Accordo di Programma aveva ipotizzato a ovest di Mestre un “Piano di lottizzazione” denominato “Parco del Marzenego”, poi decaduto, che prevedeva edificazioni incompatibili con l’ambiente, tra cui un hotel per il cui accesso era stata progettata una viabilità dal fortissimo impatto.
Nel 2014 il Comune di Venezia, riaprendo in centro a Mestre parte del Marzenego tombato, produsse uno “Studio di prefattibilità” per il “Parco Fluviale ovest”, esteso dalla preziosa area dei meandri del Rio Cimetto fino alla fascia del Marzenego a Zelarino. Questo studio è stato poi inserito anche nell’attuale Piano Comunale delle Acque.
Il Parco è diventato uno degli obiettivi conclusivi del Contratto di Fiume, con il sostegno di un ampio movimento cittadino che ha portato alla stesura della già citata petizione.
Alla fine del 2019, in seguito all’accordo tra Comune di Venezia, Regione e RFI in vista dell’eliminazione dei passaggi a livello della Gazzera (“Accordo di programma” trasferisce 10 milioni di euro dalla Regione al Comune di Venezia), è stato presentato un nuovo piano della viabilità che, stando alle mappe rese note, ricalca esattamente il progetto di viabilità del 2004, mettendo di nuovo a repentaglio il paesaggio creato dagli antichi meandri del Rio Cimetto.
La petizione in questione, oltre a sostenere la volontà di realizzare il Parco fluviale e a suggerire soluzioni per integrarvi l’area dell’ex ospedale Umberto I, contiene una proposta di “alternativa di viabilità” che sfrutterebbe aree libere prive di rilevanza naturalistica e la tangenziale.
2. Entrambe le sessioni sono durate un paio d’ore al netto di una lunga attesa iniziale per consentire l’arrivo di assessori, consiglieri e dirigenti di uffici comunali. In entrambe le sessioni hanno parlato per un’ora e tre quarti assessori, consiglieri, dirigenti e il direttore del Consorzio Acque Risorgive e per un quarto d’ora Giorgio Sarto, intervenuto quale primo firmatario della petizione “Realizzazione del parco del Marzenego”. A dar man forte a Giorgio, tra il pubblico, oltre a me c’era un piccolo gruppo di amici e soci di sAm, tra cui Carla Dalla Costa e Franco Schenkel che poi mi hanno aiutato a stendere questa breve cronaca.
Al centro della discussione della sessione di lunedì 24 febbraio c’è stato in primo luogo la delibera sulla realizzazione del Parco fluviale, varata in forza della petizione presentata; in secondo luogo il tema dell’indirizzo del Comune di acquisire i terreni per il Parco attraverso la concessione ai proprietari delle aree espropriate di compensazione sotto forma di crediti urbanistici da sfruttare in altre aree. Scopo: evitare gli oneri di esproprio da parte dell’amministrazione comunale. Ma questa modalità di compensazione trova diffidenti le minoranze consiliari.
Nel suo intervento Giorgio Sarto ha spiegato che l’accumulo di crediti edilizi può portare a insostenibile consumo di suolo e a inaccettabili quantità edificatorie e che l’avverbio “anche” inserito in un punto della delibera dovrebbe invece indicare alla Pubblica Amministrazione di scegliere “anche” altre strade, come l’esproprio o l’apposizione di servitù.
Nel merito della petizione Sarto ha posto l’attenzione sull’evoluzione della vicenda “Parco del Marzenego” evidenziando che il venir meno dell’Accordo di Programma del 2004 e della conseguente lottizzazione allora prevista e in particolare della realizzazione di un grande albergo rende, oltre che dannosa, inutile il progetto di tracciato viario e della rotonda che impatterebbero sulla preziosa area dei meandri del rio Cimetto. Inoltre ha segnalato la necessità di salvaguardare – nell’area dell’ex ospedale Umberto I ove dovrebbe essere attuata un’ulteriore parte del Parco fluviale – i padiglioni del primo insediamento ospedaliero (1906-30) e la “Casa delle suore” con i suoi reperti medievali, in quanto ancor oggi non soggetta a vincolo.
L’assessore De Martin, che ha ringraziato Giorgio per i toni e i contenuti, è parso colpito dalle note e dai ragionamenti esposti e la presidente Lorenza Lavini ha ritenuto di rinviare il punto all’ordine del giorno a un’ulteriore seduta per avere chiarimenti dai tecnici della mobilità sul diniego alle modifiche proposte dalla petizione manifestato da Concessioni Autostradali Venete (CAV), che è l’ente che gestisce la tangenziale.
3. Nella sessione del 27 febbraio si è capito che l’Amministrazione aveva aggiustato il tiro e aveva affidato il cannone all’assessore Boraso il quale ha subito sparato un colpo dicendo che “Non è più il tempo delle chiacchere”.
Il tecnico che ha esposto la posizione del suo ufficio comunale e di CAV è stata l’architetto Anastassia Koulou, Dirigente del Settore Pianificazione Viabilità del Comune, che ha parlato della Dosa e del canale scolmatore di Levante e di Ponente mettendo un po’ in difficoltà il sottoscritto che era convinto che la questione riguardasse il Rio Cimetto.
La dirigente ha detto di non avere esaminato la petizione, ma che ogni modifica proposta comporterebbe la revisione di almeno un centinaio degli oltre duecento elaborati che compongono la progettazione esecutiva dell’intervento, oltre alla ripetizione della procedura di approvazione, con un tempo stimabile in circa un anno e con spese aggiuntive.
Il consigliere Fomenti ha sparato un’altra cannonata dicendo che quella adottata dall’attuale amministrazione “è la politica del fare”.
A questo punto l’assessore Boraso ha detto che avrebbe valutato e deciso dopo avere sentito l’“l’amico senatore architetto Sarto” da cui si è recato pubblicamente in sala consigliare, prima di uscire, per avere un recapito per contattarlo di persona in assessorato.
Giorgio, quando gli è stato concesso di intervenire, ha spiegato nuovamente che l’oggetto che si intende salvaguardare sono i sinuosi meandri del Rio Cimetto – che scorre dov’era l’antico Muson – patrimonio e raro paesaggio, con il suo indispensabile ambito, sopravvissuto all’occupazione edificatoria fino a oggi. Ha aggiunto di essere sconcertato dal fatto che la dirigente non avesse nemmeno citato la decaduta lottizzazione che, per servire l’allora ipotizzato albergo, ha determinato quell’invasivo tracciato viario che ora chiediamo di rettificare.
Al termine dell’applaudito (da noi) intervento di Giorgio, l’assessore De Martin, ipotizzando che quel che non si voleva concedere sul rio Cimetto si sarebbe potuto concedere da qualche altra parte, ha dato la parola al dirigente arch. Gerotto il quale ha detto che “l’altra parte” era costituita da un corridoio verde verso la stazione lungo via Trento.
Mi è del tutto sfuggito quello che invece sarebbe stato detto al consigliere Rocco Fiano da un assessore a fine riunione, ovvero che al posto dell’albergo l’amministrazione prevederebbe un altro parcheggio per la fermata del Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale e che quindi il vecchio tracciato e la rotonda, fortemente impattanti sui meandri del Cimetto, resterebbero in ogni caso.
La discussione è aggiornata a giovedì 5 marzo, quando la delibera andrà in discussione in Consiglio comunale a Ca’ Loredan; la specifica modifica viaria proposta dalla petizione sarà di nuovo discussa e decisa in una successiva seduta con la presenza attiva dei firmatari della petizione. La contesa sarà difficile.
4. Giovedì 5 marzo 2020, a una settimana dalla seconda audizione della IV e V Commissione, si è tenuto a Venezia a Ca’ Loredan il Consiglio comunale, in sessione straordinaria, per approvare al sesto punto dell’ordine del giorno, la “proposta di deliberazione PD 02/2020: variante n. 52 al Piano degli interventi ai sensi dell’art. 18 della L.R. 11/2004 di adeguamento al decreto regionale n. 09/79001400 del 18.10.2019 con apposizione del vincolo di esproprio e definizione degli indirizzi per la realizzazione del Parco Fluviale del Marzenego”.
Si tratta di una delibera attesa dal 1962 quando si parlò per la prima volta del Parco del Marzenego nel piano regolatore Piccinato mai approvato. Come mai, dopo 58 anni, tutta questa fretta di approvarla, tanto da inserirla all’ultimo momento in una sessione straordinaria del Consiglio Comunale? Se si pensa che a giugno ci sono le elezioni comunali forse una idea ve la potete fare.
Franco Schenkel ci ha spiegato che senza questa delibera non si possono iniziare gli espropri e, se non si sono iniziati gli espropri, non si può fare il progetto esecutivo e la gara per l’affidamento delle opere. Il giorno prima, 4 marzo, la V Commissione ha esaminato il parere della Municipalità di Chirignago che ha presentato una serie di proposte fra cui quella contenuta nella nostra petizione per modificare la viabilità in modo da salvaguardare i meandri del rio Cimetto. La Commissione non l’ha accolta per l’opposizione di Concessioni Autostradali Venete.
Malgrado partissimo da questa situazione, in pratica già fatti fuori, non abbiamo voluto mancare all’ultimo atto, ancora fiduciosi nei quattro emendamenti preparati di corsa per tenere aperto uno spiraglio alla nostra petizione.
La truppa si è mossa per tempo alle 11,00 adottando efficaci misure di sicurezza anti virus, ma rischiando una polmonite stando seduti all’aperto in coda al traghetto. Alle 11,30 facevamo il nostro ingresso a Ca’ Loredan pregustando il tepore della sala consigliare e invece venivamo fermati in atrio, in quanto, come misura contro il contagio, avevano deciso di lasciarci al piano terra a seguire i lavori su maxischermo e seggioline da regista opportunamente distanziate.
Abbiamo tenuto duro al freddo e al gelo fino all’arrivo di Giorgio alle 12,00, poi su mozione d’ordine della Carla, visto che evidentemente sarebbe stata ancora lunga, siamo andati a prendere qualcosa all’osteria “Al Volto” (gli spiedini di patate fritte erano buoni, ma le gambe di radicchio tardivo fritto rimarranno indimenticabili).
Al nostro ritorno alle 13,00 uscivano le/i consiglier* che si concedevano a loro volta una pausa, così anche noi siamo andati a mangiare ancora qualcosa alla “Cantina Do Spade”, dritta indicataci da un amico veneziano per non prendere essere pelati. Siamo rimasti leggeri ma abbastanza corroborati per risederci al freddo e al gelo dell’atrio alle 14,30, pronti a una lunga attesa.
Non erano ancora le 16,00 quando finalmente veniva chiamato il sesto punto all’ordine del giorno e subito il consigliere Fiano lamentava che venisse discussa la proposta di delibera senza la contestuale discussione della petizione come si era fatto nelle due audizioni della IV e V Commissione a Mestre.
La seduta veniva sospesa e alla ripresa, la consigliera Lavini (la presidente delle Commissioni) spiegava che mentre la proposta di delibera era stata licenziata per il Consiglio comunale, la petizione era stata trattenuta in V Commissione in quanto l’assessore Boraso si era impegnato a un “focus” con i promotori sulla modifica della viabilità. La cosa rispondeva al vero e l’assessore alla Mobilità (e molto altro) Renato Boraso, transitato per l’atrio, l’aveva confermato dicendo, rivolto al nostro gruppetto, “ci vediamo lunedì”.
A nessuno, però, sfuggiva il paradosso di approvare la proposta di delibera e, quindi, anche la viabilità che interessa l’area del Rio Cimetto, senza prima aver fatto il “focus” sulle proposte del comitato promotore della petizione.
Era arrivata l’ora di giocare la carta degli emendamenti, cosa che ha fatto la consigliera Monica Sambo proponendo di aggiungere un ulteriore punto, concordato con tutti i capigruppo, al deliberato: “Di impegnare la Giunta a verificare un tracciato viario maggiormente compatibile con l’area e i meandri del Cimetto senza compromettere complessivamente il progetto”. L’assessore all’Urbanistica e Città Sostenibile Massimiliano De Martin proponeva di sostituire il termine “maggiormente” con la locuzione “il più possibile” e, alle ore 17,02, la presidente del Consiglio Ermenelinda Damiano dichiarava la delibera approvata unanimemente dai 28 consiglieri presenti.
Post-scriptum. Quello che non tutti sanno è che le finestre di Ca’ Loredan danno proprio sul Rio Cimetto o meglio sulle anse del Muson di cui ora il Cimetto occupa l’alveo, in quanto, è stato il Muson a modellare i meandri del Canalasso (Canal Grande) e non la Brenta come dai più ritenuto.
danilo dice
se non rispetti la natura questa si vendica prima o poi