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Il milione, ovvero uno da Camisan alla scoperta della città metropolitana. 9

26/02/2020

di Carlo Cappellari

Una escursione nel centro storico di Mestre, seguendo il percorso visibile e invisibile del Marzenego. Al termine, inaugurazione della stagione dell’aperitivo all’aperto.

Una uscita dentro porta

Carissima Compagnia Gongolante, 

sabato 22 febbraio il Dopo Lavoro Ferroviario di Mestre ha organizzato una uscita “A passi lenti e tardi” per riscoprire il fiume Marzenego urbano che c’è ma non si vede. A guidare la trentina di partecipanti è stato Mario Tonello di storiAmestre munito di un solare berrettino giallo e di un prezioso amplificatore a collo con archetto. L’appuntamento era alle 9,30 in piazzale Cialdini nel punto in cui i due rami del Marzenego si riuniscono prima delle paratie dopo le quali il fiume scompare sotto piazzale Cialdini. Il percorso è quello segnato in giallo nella cartina con una divagazione in verde per vedere l’ex corso del rio di San Girolamo che non esiste più.

Mario ci ha portato anche a vedere il pezzo più grosso (si fa per dire) rimasto delle mura del Castelnuovo, in via Giordano Bruno al civico 19, per lungo tempo sede del Teatrino della Murata che ha chiuso i battenti nel 2016.

Uscendo su via Torre Belfredo ed entrando nel giardinetto sulla destra è possibile vedere quel che resta di una delle 11, ma qualcuno dice 15 e altri 17, fra torri e torresini della cinta murata del Castelnuovo e anche sedersi all’ombra di alti tigli che in estate devono dare un gran refrigerio. A questo punto eravamo di nuovo in riva al Marzenego, ramo della Dogana o delle Beccarie, con vista, oltre il fiume, sul complesso dell’ex ospedale.

La recinzione che divide il parchetto dal fiume è stata schiacciata a terra e consente di vedere bene il ponte di mattoni realizzato probabilmente nel XIV secolo dai monaci di San Salvador quando si installarono con un loro convento nell’area dell’ex Castelvecchio.

    

Le foto, con la recinzione a impedire il passaggio, invitano a reclamare meno paletti e più vialetti.

Una piccola sosta sul ponte che attraversa il Marzenego su via Circonvallazione e poi giù per riviera G. Miani fino al ponte pedonale, che attraversa il Marzenego e porta in via Olimpia.

Sul ponte di legno che da via Olimpia porta a via E. Bonaiuti, attraversando il fiume Marzenego, stavolta ramo della Campana o delle Muneghe, Carla Dalla Costa (dell’associazione I sette nani) ci ha spiegato il complesso sistema idrografico cui, oltre ai due rami del Marzenego si aggiunge il rio Cimetto, i cui bellissimi meandri, si chiede siano risparmiati nella petizione “Realizzazione del Parco del Marzenego”, che potete leggere a questo link e che ha raccolto 600 firme in vista della discussione prevista presso il municipio di Mestre in via Palazzo.

In uno spazio a lato del piazzale in fondo di via Olimpia è parcheggiata l’“Ochetta” affettuoso nomignolo della locomotrice 851 a vapore, alimentazione a carbone, che faceva la tratta Rovigo-Chioggia e che è destinata a rimanere ferma qui per sempre atteso che sul varco da cui era stata fatta entrare hanno costruito un condominio.

Un altro ponte di legno ci ha consentito di entrare nel parco Querini con il fiume meravigliosamente orlato da imponenti alberi sulla destra e, sulla sinistra, abusivamente occupato dalla parte retrostante di una fila di garage che ne depauperano l’aspetto riducendolo a uno spoglio e miserello retrobottega.

Si ripassa sulla sinistra fiume e lo si segue fino al semaforo che consente di passare via della circonvallazione e arrivare il riviera XX settembre.

In riviera XX settembre il fiume è sotto i nostri piedi e lo ritroviamo alla luce del sole solo dopo 200 metri all’innesto con via Verdi.

   

Su via Poerio ci mischiamo alle persone a spasso per lo shopping e decidiamo di salutarci all’incrocio con via Brenta Vecchia che come dice il toponimo “brenta” e quello precedente “brentella” era un ulteriore corso d’acqua che da qui arrivava sino a via Cappuccina, continuava su via Fratelli Bandiera e finiva alla Rana.

Una nota di colore è venuta da una copia a passeggio; lei rivolgendosi a lui e guardandoci gli ha detto: “questi no xe miga italiani” (“questi non sono italiani”).

Lo staff, ricevuti i ringraziamenti dei partecipanti, ha pensato bene di sedersi in piazzetta XXII Marzo dove abbiamo assunto sostanze rinfrancanti, ognuno secondo i propri gusti, dando inizio alla stagione dell’aperitivo all’aperto.

Basi grandi

Carletto da Camisan diventato venexian metropolitan

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