di Gigi Corazzol
Il nostro amico Gigi Corazzol ci manda qualche appunto dopo aver letto la biografia di Leo Longanesi scritta Franco Gàbici, vincitrice dell’edizione 2019 del premio Giovanni Comisso, sezione biografia.
Il libro di Franco Gàbici (Leo Longanesi. Una vita contro corrente, Società Editrice «Il Ponte Vecchio», Cesena 2018, 192 p., 16 euro) nell’ottobre del 2019 ha vinto il premio Comisso per la biografia. Di seguito saranno elencate alcune delle qualità del Gàbici biografo.
p. 72 … Mussolini, questo bisogna riconoscerglielo, badava più alle persone che alle idee
(psicologo)
p. 77 … possiamo dire che Leo la aveva fatto davvero fuori dal vaso
(stilista, registro basso)
p. 83 … Settembre 1939… Longanesi, in casa della figlia di Leonetta C. Pieraccini
(enigmista sornione)
pp. 114-116 Qui procedo per riassunto con inserti d’autore. Mussolini nel 1932 proclama “aria al popolo” e scatena “il piccone demolitore” contro la vecchia Roma. Longanesi tuona contro “lo scempio edilizio”, ma la sua sarà “la classica voce che grida nel deserto”. Per la precisione gridò su “Il Borghese” n. 16, 1 novembre 1950, p. 487.
(filologo, ma sehr bewegt)
Di qui in poi non c’è più libro in senso proprio. Gàbici si limiterà, da guardiaporta stilé, ad annunciare l’arrivo alla serata danzante di questo o quell’articolo memorabile de “Il Borghese”. Il criterio di scelta? Insindacabile. I suoi gusti palesi e occulti. Tra i palesi va segnalato Giovanni Guareschi.
Quanto agli occulti proporremo giusto un paio di esempi. In essi gioca un ruolo decisivo il senso dell’odorato.
p. 141 …“I «circoli» del «Borghese» non vogliono assolutamente olezzare di politica ma intendono mantenere una loro dignità di associazioni private. Né ora né mai, dunque, questi circoli si trasformeranno in partiti (al plurale? n.d.r.) politici ma si batteranno per «suscitare una situazione psicologica tale da controbattere quella creata dal partito comunista italiano» e dare ai borghesi italiani «il senso della loro forza e della loro capacità».”
p. 166 … “Era il 16 maggio del 1957. Quel giorno Giulietta Masina aveva vinto a Cannes il premio come migliore attrice per Le notti di Cabiria e dietro l’angolo la vecchiaccia stava passando sadicamente la côte sulla sua terribile falce che nel giro di pochi mesi avrebbe reciso due dei fiori più profumati del gran campo della nostra letteratura, Curzio Malaparte e Leo Longanesi.”
(stilista, registro sublime gotico arcadico)
pp. 167-168 … Gàbici esordisce dichiarando che i due fatti di cui dirà “non hanno alcun nesso fra loro, però il fatto che Leo sia passato all’altra riva (italice morto) proprio in concomitanza con il ritorno di Mussolini nella sua Predappio è un particolare intrigante ed è strano che nessuna biografia lo abbia messo in evidenza (evidenziato dal r.) perché dopo tutto Leo era legato, seppure a modo suo, al famoso predappiese.”
(maestro di ars combinatoria trascendentale)
Dite che il libro di Gàbici va ascritto al genere agiografico?
Dissento. L’agiografia esige mani prudenti. L’agiografo sa bene che l’edificazione del lettore si consegue padroneggiando freddamente il machiavello assai più che attraverso l’entusiasmo incondizionato. In Gàbici tutto si risolve in un rosario di mortaretti ripieni d’entusiasmo romagnolo. Di carnevale i mortaretti fanno allegria.
Grato per l’attenzione vi saluta dandovi (mi auguro) appuntamento al prossimo anno.
gigi corazzol
Pedavena, 4-6 dicembre 2019