di Carlo Cappellari
Quarto appuntamento con le escursioni del nostro amico e socio Carlo Cappellari nella città metropolitana. Per leggere la presentazione della serie (insieme alla prima puntata), cliccare qui.
Carissima Compagnia Gongolante,
quando Toni mi ha portato a vedere il Capannone a Ca’ Emiliani mi ha anche portato a vedere la parte meridionale della seconda zona industriale. Abbiamo imboccato la SR 11 con direzione Romea e al bivio siamo andati a sinistra sulla SP 24 verso Malcontenta.
Abbiamo lasciato sulla sinistra i depositi della San Marco Petroli in attesa di essere trasferiti ormai da vent’anni e poi abbiamo imboccato via Moranzani fino a Fusina.
Dal parcheggio si può solo intravvedere qualcosa dell’area ora occupata dalla Minoan Lines dove dagli inizi degli anni Sessanta erano stati realizzati i nuovi forni elettrolitici della SAVA (Società Alluminio Veneto Anonima).
La produzione di alluminio è una produzione altamente energivora tanto che venne realizzata anche una apposita centrale elettrica che doveva fornire l’energia ai 110 forni elettrolitici da 110.000 ampere ospitati da un fabbricato lungo 580 metri (secondo quanto ricorda Toni) o “solo” 450 metri secondo altra fonte.
Se imbocchiamo da Fusina via dell’Elettronica arriviamo a una rotonda la cui prima uscita è via Autostrada del mare ovvero l’accesso all’area portuale della Minoan Lines mentre la seconda è via dei Cantieri (navali) che passa davanti alla centrale a idrogeno (azzurra con due camini) aperta nel 2010 e integrata con il polo petrolchimico di cui sfrutta l’idrogeno prodotto di scarto del cracking dell’Etilene. A sua volta la due camini passa vapore all’adiacente centrale a carbone Andrea Palladio (celestina con un solo camino) che non ho proprio capito cosa se ne faccia.
Noi però abbiamo fatto tutta la rotonda per proseguire su via dell’Elettronica fino alla sito che era della Lavorazione Leghe Leggere Alumix (l’Alumix era diventata la nuova ragione sociale della SAVA nel 1988, sempre nell’ambito della finanziaria di Stato EFIM, proprietaria dai primi anni Settanta), dove si eseguiva la sbozzatura dell’alluminio.
Tre bandiere svettano sopra l’ingresso e quella di sinistra è quella dell’ALCOA società americana che rilevò nel 1996 l’Alumix per poi venderla nel 2017 alla SLIM.
Toni mi ha indicato l’alluminio da sbozzare collocato in placche sovrapposte davanti all’ingresso del capannone. Le quattro placche visibili sono lunghe sette metri e pesano ciascuna 30 tonnellate; al prezzo di 0,50 euro al Kg, fanno 15.000 euri a placca ovvero con otto placche ci possiamo comprare un appartamento di due camere.
Toni che ha visto i miei occhi brillare di fronte a tanto argenteo bagliore mi ha riportato alla realtà svoltando in via della Meccanica da dove è possibile vedere quel che resta della Nuova SIRMA che produceva materiale refrattario e di cui hanno dovuto fermare la demolizione avendo scoperto che era stata creata nell’area una discarica.
In realtà Toni mi ha fatto vedere che tutta l’area è una discarica e ciò è visibile a occhio nudo dato che l’area di sedime delle fabbriche è più alta di un paio di metri di quella del piano campagna. Stavolta Toni ha visto il mio sguardo offuscato e ha deciso di tirarmi su il morale portandomi a trovare la grande madre SAVA.
La grande madre sta in via dell’Elettricità dove c’era l’Alucentro la cui area è stata poi acquistata dalla Idromacchine. La sede degli uffici, invece, è stata per un po’ sede della Dogana e poi è stata chiusa con grande nocumento del circondario visto che ospitava anche un bar.
A fianco della sede c’era l’ufficio contabilità e sull’altro fianco la mensa: al piano superiore quella degli operai e al piano terra quella degli impiegati.
Dall’altra parte della strada un ampio spazio aperto che era niente po’ po’ dimeno che il campo da calcio della SAVA. L’ingresso era su via Fratelli Bandiera come si vede dalla struttura in fondo subito prima del distributore della Trivengas di cui si vede la pensilina bianca e azzurra.
Vista così l’area ricorda molto il campo della partita scapoli/ammogliati di Fantozzi, ma Toni mi ha assicurato che si trattava di un campo regolamentare e che vi si tenevano, prima degli anni Settanta, regolari tornei che permisero alla squadra della SAVA di arrivare fino alla Promozione. La cosa mi è stata confermata da Gianvettore che su quel campo di calcio ha giocato un torneo nel 1969/1970. Su via dell’Elettricità c’erano gli spogliatoi, peraltro all’epoca già fatiscenti, mentre sul lato sud c’erano delle gradinate.
Il campo era stato realizzato fra il 1950 e il 1952 e pare vi giocasse anche un’altra buona squadra di Marghera.
Basi grandi
Carletto da Camisano diventato venexian anzi mestrin